Quindici giorni di vero inferno. Durante la prima metà di agosto, nella penisola iberica gli incendi boschivi hanno bruciato quasi 600 mila ettari (382 mila in Spagna e 216 mila in Portogallo), causando anche dieci vittime e migliaia di sfollati (30 mila in Spagna). Qualche piccolo villaggio è stato completamente divorato dalle fiamme. Secondo i vigili del fuoco, sono stati incendi di “sesta generazione”, capaci di alterare le dinamiche dell’alta atmosfera, il che li rende altamente imprevedibili e difficili da controllare. La loro intensità è tale da poter generare tempeste di fuoco che alimentano l’incendio e ne complicano l’estinzione. Le nubi di fumo ai sono spinte fino in Francia, Regno Unito e Scandinavia.

Montagne incendiate a Larouco, Ourense, nel nord ovest della Spagna, 23 agosto 2025. Ansa, EPA/BRAIS LORENZO
Un secondo inferno si è scatenato al momento di attribuire le responsabilità per il disastro accaduto. Sul piano politico in Spagna, le accuse tra i governi delle due regioni più colpite (Galizia e Castilla y León, governate dal Partito Popolare) e il governo centrale (socialista) hanno messo in scena un nuovo episodio di polemica sulle rispettive competenze. Sul piano dei cittadini, le manifestazioni di piazza in varie città chiedono che qualcuno si assuma la responsabilità di un fenomeno mai accaduto prima.
In mezzo a tante polemiche si fanno per fortuna strada anche iniziative solidali. A Felechares de la Valdería, piccola località di 144 residenti minacciata dal fuoco, gli abitanti hanno deciso collaborare per far fronte alle fiamme anziché essere sfollati. Alla fine il villaggio non è stato divorato dalle fiamme, ma le loro attività lavorative hanno subito gravi danni.
Alvaro Lobato, tecnico in gestione delle risorse naturali e paesaggistiche, gestisce da dieci anni a Felechares una piccola azienda produttrice di miele. La sua priorità ora è «trovare un campo dove portare gli alveari salvati dall’incendio», il che non è facile perché tutto attorno è bruciato. Conosciuta la situazione, Rosario, una sua cliente di Madrid, ha messo in moto una campagna per aiutarlo. «Non è facile – spiega Rosario – perché, oltre a molti ettari devastati, non tutti i terreni sono adatti al nutrimento delle api e alla produzione di miele».
Così, attraverso la Fondazione Igino Giordani sono molte le persone sollecitate da Rosario che hanno collaborato per trovare la soluzione adatta.