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Pietrino e il suo scatto ad amare

a cura di Teresa D’Orsogna

- Fonte: Città Nuova

Pietrino Di Natale era un giovane di Teramo, conosciuto per i suoi slanci d’amore in straordinaria ordinarietà. Il 10 dicembre 2018 è stata avviata la sua causa di beatificazione. Quest’anno ricorrono i 41 anni dalla sua morte

Pietrino (primo in basso da sin.) insieme ai suoi compagni del liceo.

Quando si parla di scatto, viene in mente un’azione sì repentina, ma, nello stesso tempo, momentanea. Quello di Pietrino era uno scatto veloce, ma duraturo, capace di non perdere di intensità.

Pietrino Di Natale nasce a Teramo il 10 dicembre 1966; la mamma, Adelina Di Giacobbe, giovane sposa, lo aveva custodito gelosamente in grembo soprattutto quando – proprio durante la gravidanza – il marito Pietro muore in un incidente sul lavoro.

Si preparano per lei giorni duri, chiamata com’è a fare da madre e da padre; ma non è sola: la sorella Derna – zia Derna, figura di riferimento per tutta la vita di Pietrino –, i nonni e tutta la comunità di Ornano Piccolo accolgono la nascita di quel bambino a cui viene dato lo stesso nome del papà, un legame immediato con il Cielo.

Come da usanza del tempo, viene battezzato entro le 24 ore e cresce ad Ornano Piccolo, presso Colledara (Teramo), un paesino che allora contava circa 500 abitanti e che ancora oggi ruba alla natura uno dei volti più espressivi del Gran Sasso.

Tra i ricordi dell’infanzia di Pietrino, spicca quello di Maria, un’amica di famiglia, che racconta delle visite al cimitero: per Pietrino non era un luogo triste perché lì c’era il suo papà che, pur non avendolo conosciuto, aveva imparato ad amare attraverso i racconti e l’operosità della mamma. Il percorso a piedi, ritmato dalla recita del rosario, finiva al cancello del camposanto dove Pietrino, liberata la presa della mano, correva felice, ritrovava da solo il loculo del suo papà, ne baciava la foto e poi prendeva alcuni fiori per portarli sulle tombe che ne erano prive. Si potrebbe intravedere già la libertà di amare tutti, con una speciale predilezione per i soli.

Prima Comunione di Pietrino Di Natale.

Comincia a frequentare la parrocchia e trova subito spazio nel cuore di don Giovanni e di don Gianfranco, due giovani sacerdoti della zona che hanno un sogno ambizioso: far innamorare i giovani di Dio attraverso il Vangelo vissuto. E così, nel 1977, a soli 11 anni, Pietrino assiste alla nascita del Movimento diocesano di Teramo e l’anno dopo partecipa ad Atri al primo campo-scuola per ragazzi, dove impara a sigillare con un «per Te, Gesù» i suoi gesti quotidiani e inizia a tessere il suo confidente e fedele rapporto con Dio.

Il mese dopo, in occasione della sua cresima, incontra il vescovo della Diocesi a cui aveva scritto alla fine del campo-scuola: «Carissimo padre Abele, siamo le gen 3 e i gen 3 [giovani del Movimento dei Focolari n.d.r.] riuniti qui ad Atri per il primo campo-scuola. Proveniamo da Ornano, Tossicia, Valle San Giovanni, Teramo, Ripattoni e Giulianova. Stiamo per tornare nei nostri paesi, ma prima vogliamo donarti tutti insieme le realtà che Gesù ci ha fatto sperimentare. Fin dal primo giorno abbiamo cercato di fare del campo-scuola una gara d’Amore per ripetere il miracolo della Grotta di Betlemme dove Gesù è nato […]. Tornando a casa sentiamo di dover mantenere la presenza di Gesù fra noi, perché sia Lui a portare avanti la nostra rivoluzione d’Amore tra tutti i ragazzi della Diocesi. Sentiamo di dovere affidare nelle tue mani questo nostro piano affinché tu lo benedica. Da parte nostra ti promettiamo di ricordarti ogni giorno nella preghiera».

Il vescovo risponde: «Caro Pietrino, ho ricevuto con grande piacere la bella letterina inviata dai gen 3, radunati ad Atri per il primo campo-scuola. Grazie. Ti saluto e ti benedico, pregandoti di dirlo anche ai tuoi compagni. Aff.mo in Xsto. P. Abele».

Sempre nel 1978 parte per il Congresso gen 3 a Rocca di Papa, centro internazionale del Movimento, e viene folgorato dalla consapevolezza che Dio ama immensamente ciascuno. In quell’occasione interviene Chiara Lubich che, il 17 giugno, consegna direttamente a Pietrino la “Formula”, il regolamento che descrive lo stile di vita dei gen 3 secondo i diversi aspetti che la caratterizzano. Pietrino la fa subito sua e ne sperimenta la potenza nel suo quotidiano.

Un giorno, tornando a casa da un incontro, da Ornano Grande a Ornano Piccolo, doveva percorrere da solo un tratto di strada molto buio, il vento che scuoteva vigorosamente gli alberi lo spaventa, in quella strada dove “uscivano le streghe…”. Ma è un attimo: si ricorda che Dio ama tutti, sempre; percepisce la presenza di Gesù dentro di sé. Non ha più paura e corre spedito a casa. Aveva capito che essere gen 3 voleva dire vivere, amare sempre e fare tantissime esperienze sulla Parola.

Quando don Giovanni gli telefonava, Pietrino ne aveva tantissime da raccontare. Allora don Giovanni chiedeva l’ultima ed era sempre recentissima, di un’ora prima al massimo. Eccone una: «Oggi mia madre ha fatto il pane. Quando proprio avevamo finito di mangiare, il pane era pronto per essere cotto e così mia madre mi ha chiesto di fare i piatti, e subito sono scattato ad amare lavando i piatti».

Ecco il suo sprint: scattare ad amare nel primo attimo utile che la vita gli dava. Pietrino non ha mai rimandato, non voleva essere un comodo da poltrona, ma uno pronto allo slancio per arrivare il prima possibile a tutti. Mamma Adelina racconta: «Un giorno il pranzo era pronto e, seduti già a tavola, stavamo per iniziare a mangiare quando mi sono ricordata che una pagnottella di pane appena sfornato era destinata a un parente che abitava nei pressi. Pietrino, con la sua consueta espressione “Mo’ ci vado subito”, lascia tutto e con la sua vespa corre dallo zio Antonio a portargliela».

Pietrino, vivendo la Parola, non ha cercato lo straordinario, ma ha reso prezioso e sacro l’ordinario; non ha perso tempo in lunghe riflessioni sulla vita, ma ha “dato vita” alla vita attraverso azioni concrete, minime, efficaci. Così scrive a un’amica: «Anch’io vorrei raccontarti un’esperienza che ho fatto a Chieti – dove si trovava per i tre giorni della visita militare –. Dormivo a casa di Angelo Flavio con altri tre miei amici. Un giorno, mentre preparavamo il pranzo, Angelo mi ha detto di andare lungo il corso e di invitare a pranzo un povero che chiedeva l’elemosina. Io subito mi sono preoccupato di come i miei amici avrebbero preso quell’invito e lungo la strada ho pregato per questo il Signore. Tornato a casa con il povero ci siamo messi a tavola e subito ho visto che i miei amici erano pieni di attenzioni per quell’uomo. Alla fine, quando ci siamo lasciati, il povero è andato via: era raggiante di gioia e lo eravamo anche noi».

Quella di Pietrino è una vita normalissima, come quella di tutti gli altri giovani della sua età: pratica sport, appassionatissimo di calcio, fedele alla sua Juventus e orgoglioso di far parte del Tossicia calcio, che oggi vede il suo campo sportivo dedicato proprio a lui. Partecipa attivamente alla vita del paese: è promotore delle iniziative della Pro Loco, il primo a coinvolgersi nei giochi organizzati in piazza. Ama lo sport, la Nutella, la musica, l’aria che taglia il viso sulla vespa bianca… Tutta la vita che gli ruota attorno lo interessa; dice sempre di sì, non esita a posporre le sue cose, i suoi compiti, i suoi desideri, per aiutare l’altro.

Costante era l’impegno in parrocchia e nel Movimento diocesano, con la partecipazione agli incontri settimanali e ai campi-scuola estivi, condividendo con altri ed altre giovani l’ideale del “farsi uno” verso il prossimo, nel quotidiano: a scuola, a casa, con gli amici, nei semplici gesti di ogni giorno, con una delicatezza e una disponibilità che traspariva da ogni suo gesto.

Comincia per Pietrino una corsa alla santità: innumerevoli gli atti d’amore siglati con quel «per Te, Gesù» che salgono dritti a Dio e i cui frutti sono riportati nel grande libro posto nei pressi della sua tomba dove ciascuno può tradurre in parole il suo rapporto con Pietrino.

Sicuramente una corsa la sua, pronto com’era a “scattare ad amare”: corsa che arriva alla meta il 20 agosto 1984: una calda giornata d’estate, occasione imperdibile per andare al mare prima di iniziare l’anno scolastico, l’ultimo della maturità scientifica. Con i suoi amici decide di andare a Silvi per salutare l’amico Marco che ripartiva per Milano e, mentre giocano a pallavolo in acqua, la palla va lontano. Pietrino si offre per correre a prenderla, il mare lo inghiotte. Dio lo ha voluto accanto a sé.

Preziosi gli appunti scritti la sera prima di morire, quasi un testamento spirituale:

Spontaneità

L’anima in comune

Dare davanti a Dio

Un santo non è mai un comodo, un tranquillo

Condizione per seguire Gesù, per metterlo al primo posto

Cercate prima il Regno di Dio, il resto vi sarà dato in sovrappiù

Lavoro per Dio

C’è un piccolo popolo, che di volta in volta conta volti nuovi, che da circa 40 anni, il 20 agosto, avverte e segue il richiamo della preghiera sulla sua tomba. È forte nel cuore di molti il desiderio di ritrovarsi al cimitero di Colledara, presso la tomba di Pietrino, per vivere con alcuni sacerdoti della Diocesi – spesso raccolti attorno al vescovo – un momento di preghiera, di riflessione, di festa, di comunione. Allora – come per Pietrino – il cimitero non è un luogo di tristezza, ma occasione per percepire la comunione tra Cielo e Terra.

Messa sulla tomba di Pietrino Di Natale per il 30esimo anniversario della sua morte.

In occasione del quarantesimo del Movimento diocesano, dinanzi ai frutti dell’impegno e della fedeltà di molti, grazie all’intuizione di don Giovanni D’Annunzio, sacerdote animatore del Movimento diocesano e assistente di Pietrino, nasce l’esigenza di far conoscere Pietrino e la sua “straordinaria ordinarietà” a molti. La diocesi di Teramo-Atri – espressione della Chiesa universale – proprio per permettere che l’esperienza di Pietrino possa essere di aiuto al maggior numero di persone, ne ha promosso la causa di beatificazione e di canonizzazione che ha avuto inizio il 10 dicembre 2018 nella Cattedrale di Teramo.

Papa Francesco nell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate, ci esorta: «Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la vera vita, la felicità… Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente», parlando della «santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio».

Pietrino, il Santo della normalità, il Santo della porta accanto.

Il resto siamo noi…

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