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In profondità > Dialogo interreligioso

Luce Ardente e Phra Pittaya, ponti di dialogo col buddismo

di Roberto Catalano

Un’incredibile esperienza di dialogo in Thailandia che riflette lo spirito di unità e fraternità che muoveva Chiara Lubich all’incontro con le altre religioni

Roberto Catalano insieme a Luce Ardente in Thailandia. Foto tratta dal blog https://whydontwedialogue.blogspot.com/

Phra Thongrattana Thavorn, noto anche come Luce Ardente, un monaco buddhista theravada è conosciuto in Thailandia e in tutto il mondo come uomo di dialogo. La sua è una esperienza fuori dell’ordinario. In occasione di una Giornata Mondiale della Gioventù a Manila nel 1995, vide una foto di una donna. Sentì la spinta interiore a conoscerla e pochi mesi più tardi si trovò al Gen Fest al Palaeur di Roma con migliaia di giovani del Movimento dei Focolari. Il giorno successivo incontrò quella donna, Chiara Lubich, la fondatrice di una corrente di spiritualità di rinnovamento nella Chiesa cattolica, ma attiva pure nel campo del dialogo interreligioso.

Cominciò una amicizia spirituale fra questa donna cattolica già ultrasettantenne e questo monaco che allora mostrava ben meno dei cinquanta anni che aveva. Un’amicizia che coinvolse anche il grande maestro del monaco Phra Ajhan Tong e molti altri monaci e laici della corrente theravada. Luce Ardente passò mesi nella cittadella di Loppiano, portando la ricchezza del monachesimo buddhista e imparando molto del cristianesimo, soprattutto, quello caratterizzato dalla dimensione della fraternità e della comunione nella vita quotidiana.

Da qui l’idea di invitare la Lubich in Thailandia dove ancora a fine dello scorso millennio si svolsero incontri semplicemente impensabili alcuni anni prima: una donna cattolica che incontra e condivide la sua fede e il suo pensiero con monaci e monache theravada. Da allora i rapporti si sono intensificati e diffusi.

Phra Tongrattana Tavorn è tornato varie volte nella cittadella di Loppiano, anche in occasione della visita di papa Francesco, accompagnando altri monaci e alcuni laici. Si sono svolti simposi per approfondire le rispettive fedi a livello teologico e filosofico, si sono iniziate collaborazioni con templi buddhisti da parte di gruppi cattolici, ma soprattutto è cresciuta la fraternità.

Luce Ardente con papa Francesco ed Emmaus Maria Voce. Foto tratta dal blog https://whydontwedialogue.blogspot.com/

Qualche giorno fa, ho incontrato ancora una volta – forse l’ultima – Phra Tongrattana Thavorn, Luce Ardente. Da tempo sapevo che non stava bene e che la sua salute stava deteriorando. Così, per via di circostanze inaspettate, quando mi sono trovato a passare alcuni giorni da Bangkok sulla via della Malesia e della Corea, ho chiesto se fosse possibile incontrarlo.

Con alcuni amici che abitano a Bangkok siamo stati nella sua kuti, la capanna nel bosco che si è costruito lui stesso con le sue mani, usando bambù e corda. L’abitato non è lontano e non sono lontani neanche i benefattori che gli hanno dato questo piccolo pezzo di foresta tropicale, piena di banani, di vegetazione rigogliosa e anche di animali tipici della zona, serpenti inclusi.

Ci aspettava con ansia ed è subito uscito dalla casetta in cui vive, ora che la salute è ormai molto precaria, a pochi passi dalla sua capanna. L’ho trovato molto invecchiato, come se fossero passati decenni dal nostro ultimo incontro. Ci ha detto dei forti dolori che sente. Eppure il suo volto è nella pace più assoluta: «Quando sento i dolori molto forti cerco di controllarli con il cuore». Si sente una esperienza di decenni di vita monastica e di esercizio a controllare sentimenti e sofferenza, un vero esempio di monachesimo buddista.

Ha parlato a lungo – forse più di un’ora – della sua esperienza personale con Chiara Lubich con cui ha trascorso ore di dialogo personale e di gruppo con altri monaci. La chiamava “mamma”, definizione inusitata da parte di un monaco buddista nei confronti di una donna cattolica.

I ricordi erano vividi, era come se la Lubich fosse davanti a lui, mentre ne ricordava la compassione vera e l’amore disinteressato. Ha ricordato uno per uno i compagni della Lubich che ha conosciuto, soprattutto, quelli che collaboravano al dialogo interreligioso: Natalia Dallapiccola, Peppuccio Zanghi, Eli Folonari, Giò Vernuccio. E, poi, gli abitanti di Loppiano senza dimenticare coloro che aveva conosciuto in Thailandia: alcuni ormai lontani, in Brasile o in Italia.

Si è reso conto che quella donna trentina era stata un cuneo capace di far breccia in secoli di incomprensione fra cristiani e buddisti e nella rigidità reciproca di alcune posizioni delle due tradizioni. Ma ha saputo guardare oltre Chiara Lubich, ricordando Emmaus Maria Voce, anch’ella venuta in Thailandia nel 2010, come presidente dei Focolari – la prima dopo Chiara – e Margaret Karram, la presidente attuale. Insomma, un monaco errante della foresta, ormai ammalato gravemente, probabilmente non lontano dalla morte, che rendeva grazie per quanto vissuto con i suoi fratelli e sorelle cristiani.

Ma c’è un particolare che mi ha colpito profondamente e mi ha fatto capire come tutto sia piano di Dio e un piano di Dio destinato a continuare. Durante il pranzo, quello stesso giorno, avevo incontrato Phra Pittaya, monaco anch’egli protagonista – proprio lo scorso anno – di una esperienza di vita e comunione nella cittadella di Loppiano. Pittaya mi ha raccontato – a me e anche ad altri con i quali stavamo concludendo il pranzo – che aveva trascorso la mattinata con Luce Ardente ed avevano parlato tutto il tempo dell’esperienza di comunione e di unità con Chiara Lubich e quella vissuta a Loppiano.

Phra Pittaya, oggi, ha cinquanta quattro anni e ha colto la missione di continuare quanto Phra Thongrattana Tavorn ha cominciato nel rapporto con il Movimento dei Focolari. Avverte quella che noi cristiani potremmo definire una vocazione nella sua vocazione di monaco: costruire ponti di dialogo. Salutandomi ieri, mi ha detto che ci rivedremo presto a Loppiano.

Con Luce Ardente il saluto è stato diverso. Molto diverso. Penso che entrambi, mentre ci abbracciavamo, abbiamo pensato che quello può essere stato il nostro arrivederci fino a quando ci vedremo nel Paradiso, nel Nirvana… chissà! Lo scopriremo. Eppure, ripartendo da quell’angolo di foresta Thailandese mi è parso che in questi decenni abbiamo vissuto una esperienza che ci supera e che resta misteriosa anche per noi e tutti coloro che l’hanno vissuta o partecipata.

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