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Cento anni di Vivai Milone

di Bruno Cantamessa

Bruno Cantamessa Autore Citta Nuova

«Produrre qualità è il nostro contributo per dare un futuro all’agricoltura»

Vivai Milone
Illustrazione di Marta Signori

La vicenda dei Vivai Milone si estende per 100 anni, da quando il bisnonno Nino, negli anni ’20 del Novecento, li fondò in Sicilia, non lontano dalla costa tirrenica che guarda verso le Isole Eolie, a Mazzarrà Sant’Andrea, in provincia di Messina. Trent’anni dopo, negli anni ’50, uno dei figli di Nino Milone, Rosario, con la moglie Maria e i loro figli, impiantano l’attività vivaistica in Calabria, nella piana di Sant’Eufemia, oggi a Lamezia Terme, in quelle terre che le bonifiche degli anni ’20-’30 avevano strappato alle paludi.

I figli di Rosario, Antonino e Carlo, sono la terza generazione di vivaisti Milone. Il “problema” si affaccia più tardi, dopo il 2000, dal momento che, mentre i figli dello zio Antonino sono maschi, Carlo e sua moglie Patrizia hanno “soltanto” tre femmine: Maria Grazia, Emanuela e Barbara. Tra parenti e paesani, secondo gli standard patriarcali più tradizionali e indiscussi, si diceva che ormai i Vivai Milone avrebbero dovuto cedere l’attività per mancanza di eredi (maschi). O lasciarla ai cugini.

Ma i tempi sono cambiati e l’orgoglio di famiglia non lascia spazio a discriminazioni di genere. Dopo Rosario e Antonello, i figli dello zio Antonino, la nuova prospettiva si delinea con Maria Grazia, che si laurea in Agraria a Pisa nel 2006 ed Emanuela nel 2011, presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Bari, con una brillante tesi sugli agrumi. E nel 2012 vince un premio per neolaureati in Scienze agrarie.

Vivai Milone

Le sorelle Milone: Barbara, Maria Grazia ed Emanuela.

La quarta generazione dei Vivai Milone è quasi pronta: con Emanuela per il laboratorio di micropropagazione, Maria Grazia per produzione e commercializzazione, i cugini Rosario e Antonello che seguono la produzione di prato pronto, il comparto ornamentale e la vendita al dettaglio. E Barbara, la sorella più giovane (che intanto si è laureata in Storia e filosofia), si aggiungerà poco dopo per seguire la didattica e la comunicazione dell’azienda. Tradizione e innovazione: la loro filosofia è produrre piante di qualità all’insegna dell’eccellenza.

I Milone della quarta generazione sono orgogliosi di essere rimasti a vivere e soprattutto a creare lavoro nella loro terra calabrese. Importanti scelte e passi avanti sono stati fatti dal 2016, grazie a un progetto ad hoc nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale (Psr) Calabria, cofinanziato dall’Unione Europea, che ha consentito la completa transizione del vivaio all’irrigazione a microportata e la realizzazione di un laboratorio di micropropagazione dal sistema innovativo. Il fabbisogno energetico considerevole è fornito in gran parte da un impianto fotovoltaico installato in azienda. Per il recupero sostenibile della grande quantità di residui vegetali (potature, cimature e puliture) l’azienda si è inoltre dotata di un biotrituratore e di un sistema di compostaggio.

I Vivai Milone producono piante certificate (una ad una), sane e certe dal punto di vista genetico, piante che vengono poi vendute agli agricoltori che si dedicano alla produzione alimentare (frutta e olio). «Produrre qualità è il nostro contributo per dare futuro all’agricoltura», dice Emanuela, convinta e appassionata del suo lavoro e di quello di tutta la squadra, oggi composta dai Milone direttamente coinvolti e da oltre 70 dipendenti. E la commercializzazione non arriva solo in tutta Italia, ma si è allargata a Germania, Croazia, Francia e Svizzera, con forniture anche in Polonia e Libano: soprattutto agrumi (l’azienda produce in Italia il 60% delle piante di agrumi certificate) ma anche olivi, piante da frutto, micropropagazione e produzione di prato pronto, impianti e giardini, con una particolare attenzione alla robotica applicata all’agricoltura.

Un’azienda insediata su circa 35 ettari, dislocati in 10 siti tra Lamezia Terme e la vicina Curinga. Una particolarità che valorizza la specificità calabrese nella produzione di agrumi (oltre ad arance, limoni, mandarini, clementine, ecc.) è la produzione curata dai Vivai Milone anche del bergamotto (dai frutti si ricava l’essenza utilizzata in profumeria), del chinotto (per bevande, liquori e dolci) e del cedro calabrese, i cui frutti (etrog) diventano sempre più ricercati ogni anno proprio in Calabria dai rabbini prima della festa ebraica di Sukkot (Capanne), una delle più importanti festività ebraiche: da una ventina d’anni, infatti, i frutti del cedro calabrese sono considerati particolarmente conformi ai dettami biblici del Levitico, soprattutto perché gli alberi non sono innestati e i frutti in grande quantità perfetti.

Un’azienda moderna e fortemente inculturata nella propria terra come i Vivai Milone rappresenta un seme di speranza. A questo punto è necessario almeno accennare a un’altra importante e dolorosa questione collegata: la diaspora dei giovani calabresi. I Milone della quarta generazione sono particolarmente orgogliosi di essere rimasti a vivere e soprattutto a creare lavoro nella loro terra calabrese. La regione esporta molti, troppi giovani. I calabresi residenti sono sempre di meno e sempre più anziani: non solo per il calo delle nascite, ma soprattutto per l’esodo di giovani per studio e lavoro. Calabria e Basilicata sono le regioni italiane a più alto tasso di emigrazione giovanile. I giovani calabresi vanno a studiare a Roma o in Nord Italia e poi ci restano, ma spesso lasciano anche l’Italia e vanno in Germania, Spagna, Regno Unito, ecc. Negli ultimi 20 anni sono stati 90 mila i giovani calabresi che se ne sono andati, e se va bene fanno ritorno solo d’estate, per le vacanze. La popolazione calabrese, negli stessi 20 anni, è diminuita di oltre 170 mila residenti. Perfino un’organizzazione criminale come la ‘ndrangheta, pur rimanendo fortemente radicata in Calabria dove ha le sue origini storiche, ha da tempo trasferito i suoi affari più importanti in Italia, Europa, Sudamerica e oltre.

Per questi e altri motivi un’azienda moderna e fortemente inculturata nella propria terra come i Vivai Milone rappresenta un seme di speranza: qualcosa che racconta che sì, è possibile. Oltre a questo e alla continua evoluzione delle strutture produttive, fa bene considerare anche le motivazioni, la passione e i riconoscimenti. Un’indicazione intrigante sulle motivazioni profonde la si può leggere sul loro sito (www.vivaimilone.eu), che merita assolutamente una visita: «Ci teniamo a farci prossimi, a informare e formare più persone possibile, piccoli e grandi, su quelli che sono i nostri valori e su quanto ci insegna l’agricoltura. Lei è la nostra maestra, ci insegna la cura, l’attesa, la speranza, la pazienza, in poche parole ci insegna ad amare».

Emanuela Milone è, fra l’altro, socia fondatrice e consigliere dell’associazione Florovivaisti Italiani, nata nel 2019 per iniziativa di Cia-Agricoltori italiani, e che riunisce produttori di fiori e piante in vaso, vivaisti, organizzazioni della filiera e mondo della ricerca.

Nel 2023, alla XXI edizione di “Bandiera Verde Agricoltura”, il premio per la categoria Agri-innovation è stato assegnato ai Vivai Milone di Lamezia, con questa motivazione: «Un modello vincente che, in coerenza con Bandiera Verde Agricoltura, ha saputo rilanciare una tradizione agricola familiare trasformandola in un’eccellenza all’avanguardia sotto il profilo dell’innovazione, della sostenibilità e della valorizzazione della biodiversità».

In questa creativa serie di innovazioni, un posto di rilievo va anche alla didattica: incontri e laboratori in sede con le scuole del territorio, progetti di prossimità come le bomboniere “baby plant”, la fattoria didattica 4.0 e rubriche social come il “Green cafè”.

Dal 30 maggio al 1 giugno 2025, ho fatto visita alla quarta edizione del Villaggio Sud Agrifest – Festival della Cooperazione, a Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, dove i Vivai Milone erano presenti con uno stand e con l’animazione di iniziative didattiche. Il tema principale della manifestazione di quest’anno è stato l’Intelligenza artificiale. Si è parlato delle sue applicazioni nel settore primario, con dibattiti sulle implicazioni etiche e sociali, tra politica, mercati e sostenibilità. Ma l’Agrifest non è solo tecnologia: è anche e soprattutto una celebrazione di ciò che la Calabria sa fare meglio.

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