È partita da Malta per la terza tappa di pellegrinaggio la Bel Espoir, la barca che per 8 mesi percorrerà il Mediterraneo per creare un mare di pace e di relazioni di fraternità. A bordo 19 giovani di 10 nazionalità: Italia, Francia, Bosnia, Romania, Giorgia, Palestina, Tunisia, Egitto, Marocco e Libano, accompagnati da una squadra di 10 navigatori.
La terza fase del MED25 è iniziata a Malta sabato 26 aprile, dove i partecipanti hanno avuto modo di condividere sin dal principio le loro credenze religiose. Dalla celebrazione eucaristica nella co-cattedrale di La Valletta, capitale di Malta, alla visita in moschea, alla spiegazione aperta e spontanea di alcune delle giovani sulla loro decisione di indossare il velo. Tutto in un clima di massimo rispetto in cui il principale obiettivo è quello di conoscere la cultura e la fede altrui per comprendersi a vicenda.
Nel pomeriggio, i partecipanti hanno incontrato la Commissione Migranti di Malta, grazie alla quale sono venuti a conoscenza delle sfide e difficoltà che affrontano le persone in mobilità nella comunità di arrivo.
Domenica il gruppo ha partecipato alla Conferenza Nazionale Donne nel Mediterraneo, tematica centrale della terza tappa del MED25, organizzata dalla Fondazione MELA. L’evento si è svolto attorno a tre argomenti: abduzione, ponendo l’attenzione sul ruolo delle donne nella realtà migratorian; interiore-esteriore, approfondendo la tensione fra il bisogno di appartenenza e la necessità di nutrire la propria identità, con uno sguardo particolare sulla violenza subita nella cultura patriarcale; e omertà, riflettendo sul potere delle voci femminili come antidoto al potere politico oppressivo, specialmente in contesti in cui il silenzio è considerato una virtù.
Un altro strumento utilizzato per approfondire la figura delle donne mediterranee è stato l’arte, con un workshop svolto davanti all’opera di Caravaggio più grande per dimensioni e l’unica da lui firmata.
E anche la gastronomia ha introdotto i partecipanti nella cultura maltese, permettendo loro di constatare sì la differenza nella preparazione dei piatti tipici, ma anche l’utilizzo di simili ingredienti nelle diverse sponde del Mare Nostrum.
Sempre domenica è avvenuto il primo contatto dei giovani con la barca che per 15 giorni sarà per loro casa condivisa. La Bel Espoir, “Bella speranza”, è partita verso la Grecia proprio con questo spirito, con la speranza di trasformare gli ostacoli che ci separano in punti di unione, ascoltandosi reciprocamente e cercando insieme delle soluzioni.
«Abbiamo sentito la chiamata di papa Francesco e vogliamo che il suo discorso sulla pace e la fraternità sia concreto − afferma padre Alexis Leproux, ideatore e coordinatore del progetto −. Abbiamo invitato i ragazzi di Paesi in guerra e no sulla nave perché possano dare vita ad una nuova creazione».

Candela Copparoni, al centro, con altri partecipanti al viaggio sulla Bel Espoir.
vita in nave scorre lentamente. Senza connessione Internet e con il mal di mare dei primi giorni, l’unica attività accessibile sembra quella di farsi compagnia e di parlare, parlare per conoscersi fino in fondo, per comprendere ciò che abita il cuore e la mente dell’altro. E in poche ore il gruppo integrato da persone di 10 Paesi diversi risulta coeso, sono emerse fiducia e simpatia. Come condiviso in uno dei gruppi di riflessione, è proprio il Mediterraneo − e sulla barca lo si vede concretamente − quello che ci unisce.
Marion Drye è una giovane volontaria responsabile della tappa Donne nel Mediterraneo. Per lei è affascinante scoprire i sogni, i pensieri e i desideri della gioventù mediterranea, e la barca risulta essere un luogo idoneo per farlo: «Per conoscere le persone c’è bisogno di tempo, e nel mare, senza nessun tipo di connessione o distrazioni, c’è spazio per il dialogo».
Nei giorni di navigazione si alterna la scrittura del libro bianco da consegnare al santo padre con le sfide e le proposte per favorire la pace nel Mediterraneo, con altre attività come pulizia, cucina, guida della nave, corsi di lingua, musica, ecc. Il giorno di arrivo in Grecia nessuno lo sa, dipende letteralmente dal vento, dalla sua forza e dalla sua presenza… Non resta che contemplare la vastità del mare, la bellezza della natura e, nell’attesa, incontrarsi.