Trasferitami a Ginevra per seguire la comunità nascente del Movimento dei Focolari, comincio a cercare un posto di lavoro per non pesare sul bilancio familiare. Dopo varie ricerche consultando i giornali della città, sono invitata a presentarmi in una ditta dove vengono controllate le ordinazioni di macchine da cucire e date le rispettive risposte ai clienti.
Siamo in tre signore in ufficio: la mia candidatura è stata accettata e il direttore mi presenta alle colleghe con le quali avrei dovuto lavorare, dicendo loro che parlavo tre lingue ed avevo dietro di me la carriera di insegnante.
Le colleghe mi accolgono in un modo un po’ freddo. A dirla in breve non mi mostrano molta simpatia, anzi più il tempo passa e più mostrano un atteggiamento ostile. Subito capisco che convivere con quelle colleghe non sarà facile. Mi chiedo sempre perché sono così. Più cerco di venire incontro ai loro desideri e più mi escludono dai loro rapporti. A volte ci passo sopra, cercando sempre di non farci caso…
Ogni tanto, con riluttanza, si lamentano di portare i lavori fatti in un altro ufficio fuori dal nostro edificio. Non mi pare giusto prestarmi a fare per loro questo servizio per farle contente.
Mi accorgo che sono molto golose delle mele verdi, succose e dolci che mi porto in ufficio, e un giorno decido di comprarle anche per loro. Questo gesto le lascia incredule. Soffro molto il fatto di vivere per 8 ore in un ambiente ostile, in continua tensione, senza amore.
Un giorno, a una di loro è successo che un suo nipotino, vedendo il gatto saltare dal balcone della casa e restare illeso, ha voluto imitarlo. Lo spavento della famiglia è stato grande. Per fortuna non si è fatto niente, ma abbiamo condiviso il suo dolore…
Passato qualche tempo, sempre la stessa collega viene a sapere che sua sorella ha dato alla luce una bambina. Ecco l’occasione giusta per farle capire che le voglio bene, ho pensato!
Avevamo ricevuto in focolare un paio di calzini da neonato e mi è venuto in mente di riempirli di cioccolatini e di farne un pacchettino ben confezionato per regalarglieli. Un pacchettino che poi è diventato un pacchettone perché non volevo che lo aprisse subito. Un pacchettone perché avvolto più volte nella carta e ogni involucro portava una frase che aiutava a indovinarne il contenuto. Poi l’ho messo sul suo tavolo prima che arrivasse…
Ed ecco che entra la collega: «Che cosa è questo?». «È da parte di Maria Pia», risponde l’altra collega, diventata nel frattempo un po’ più gentile. Lei lo guarda e lo sposta da una parte. Essendo molto curiosa, non resiste molto prima di aprirlo e così, involucro dopo involucro, si scioglie l’atmosfera pesante in un momento di divertimento… fino alla inattesa sorpresa. La collega si alza e viene ad abbracciarmi. L’amore ha vinto!
Più tardi ho avuto il coraggio di chiedere loro perché mi avevano mostrato tanta ostilità. Mi rispondono che era stata la presentazione del direttore a suscitare in loro invidia e antipatia. Finalmente il ghiaccio si scioglie del tutto e diventiamo un’équipe unita, con aiuto reciproco. E abbiamo incominciato ad aiutarci anche a non giudicare i clienti che telefonavano e a mostrare più accoglienza alle loro rispettive richieste e chiarimenti.
Arriva dunque per me il momento di partire, avendo trovato un altro lavoro più consono alla mia formazione di insegnante… Ci siamo salutate da vere colleghe. Non le ho più riviste, ma in me è rimasta la gioia di aver superato quel difficile periodo di convivenza in un ambiente senza amore, trasformandolo in un luogo più sereno per tutte.