Mentre gli esperti cercano di identificare e capire i fattori che provocano l’aumento degli animali domestici in casa e il calo delle nascite di figli, gli ultimi dati, pubblicati nel novembre scorso dallo spagnolo Istituto Nazionale di Statistica (Ine), fanno scattare l’allarme per l’evidente calo demografico. La Spagna perde popolazione da nove anni. È uno dei motivi per cui l’attuale governo insiste nella necessità di regolarizzare gli immigranti irregolari già presenti nel Paese e aprire ancora di più le porte all’immigrazione. Considerando il fenomeno solo dal punto di vista economico, la Banca di Spagna ha rivisto le proiezioni e annunciato che entro il 2053 (meno di 30 anni) saranno necessari 24,67 milioni di stranieri in età lavorativa per «evitare il processo di invecchiamento della popolazione e risolvere gli squilibri che potrebbero sorgere nel mercato del lavoro».
Il fattore economico, pur essendo un aspetto importante, non è il solo che configura la realtà sociale. Il fatto che la Spagna, dopo l’Italia, sia il Paese dell’Unione Europea con il minor numero di bambini sotto i 4 anni (1,7 milioni su 48,3 nel 2023) parla di un tessuto sociale invecchiato e di conseguenza meno dinamico. Secondo María Miyar, direttrice degli studi sociali di Funcas, un think tank spagnolo dedicato alla ricerca economica e sociale, «una società con pochi giovani, a parte il dibattito sull’importanza di mantenere le pensioni e sul deficit di manodopera, si tradurrà in una società meno dinamica, meno imprenditoriale, meno audace».
Nel 2023, ultimi dati disponibili, sono nati in Spagna 322.075 bambini, la cifra più bassa dall’inizio della serie storica, iniziata 1941. Esprime anche uno dei tassi di fertilità più bassi in Europa e nel mondo. Il problema è ormai così strutturale che neppure le politiche di sostegno alle nascite sembrano in grado di invertire la tendenza. Solo durante il governo di José Luis Rodríguez Zapatero (2004-2011) il cosiddetto baby check di 2.500 euro per ogni nascita (durò tre anni) è riuscito ad aumentare la fertilità di circa il 3%, dice lo studio di Libertad González e Sofía Trommler Ová dell’Università Pompeu Fabra di Barcellona. Il fatto è che «la Spagna stanzia pochissimi soldi per le politiche familiari», afferma María Miyar, perché si dà priorità a chi è in età pensionabile.
Torniamo agli animali domestici. Per ogni bambino sotto i 4 anni sono censiti sei animali domestici. L’ultimo censimento Reiac, la Rete spagnola di identificazione degli animali domestici, effettuato attraverso il microchip di cani, gatti e furetti, rileva più di 11 milioni gli animali da compagnia registrati. Il perché di un tale squilibrio è complesso: motivi di lavoro o di conciliazione di tempi, scarso congedo di maternità, mancanza di aiuti alle famiglie, poca flessibilità nell’orario di lavoro… La realtà è che i dati mostrano anche che gli spagnoli danno priorità agli animali domestici prima dei bambini.