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Abitazioni irraggiungibili, anche in Spagna

di Javier Rubio

- Fonte: Città Nuova

Poco prima di Natale ci sono state proteste in diverse città italiane. Lo slogan era lo stesso della rivolta di Barcellona contro gli affitti brevi e la carenza di case per i residenti a causa dell’economia turistica: «La tua casa era la mia casa». A proposito, come vanno le cose in Spagna?

Veduta aerea di Barcellona, città spagnola diventata simbolo della questione abitativa. Foto EPA/Alejandro Garcia

Tanto diffusa in questi giorni natalizi l’immagine del presepe: Giuseppe, Maria e il neonato Gesù sotto una tettoia che a malapena li protegge dal freddo. Come sarà risuonata questa emblematica icona natalizia, segno di famiglia e dolcezza, a quei tanti che oggi non riescono ad acquistare o affittare una casa? Forse dalla loro impossibilità è sorto il desiderio che i Re Magi, quelli che in Spagna portano i regali ai bambini, portino anche a loro una buona casa nell’anno appena iniziato. Non c’è ironia in questa affermazione, ma un richiamo alla speranza: avere una casa «significa stabilità, sicurezza e senso di appartenenza. È una componente essenziale del benessere e un diritto umano riconosciuto».

La frase tra virgolette appare nel numero di dicembre della rivista F&D (Finance & Development), pubblicata dal Fondo Monetario Internazionale, e dedicata per intero al problema dell’abitazione con il titolo di Home Truths* (verità di casa, ma anche: verità scomode. Nella versione in spagnolo: La economía de la vivienda, l’economia dell’edilizia abitativa). Nell’analisi che fa questa pubblicazione su un problema che riguarda tutti i Paesi sviluppati, la Spagna appare come uno dei paesi dove l’accesso all’abitazione rappresenta una crisi di vaste proporzioni. Come in molti altri stati (anche l’Italia), in Spagna il settore immobiliare è diventato un ambito speculativo e molto redditizio, che ha suscitato l’interesse degli investitori e, di conseguenza, i prezzi sono saliti a livelli inaccessibili per gran parte della popolazione locale. Un dato sociologico sottolineato dal Fmi: la percezione della società è in Spagna la peggiore tra tutti i paesi Ocse: l’85% dei giovani spagnoli tra 18 e 29 anni ritiene che non sarà in grado di trovare o mantenere un’abitazione adeguata. Pessimismo questo molto più diffuso in Spagna che nell’insieme dei Paesi dell’Eurozona, dove la percentuale è al 60%. Ciò vuol dire che buona parte della popolazione vive in case che considera inadeguate, ma riflette anche la paura di chi vive in affitto e teme di perdere la casa quando i prezzi saranno ricalcolati.

La speranza sulla quale bisogna puntare, dice il Fmi, è «costruire più case», ma presume che questa sia una soluzione a lungo termine e dunque propone ai governi una politica che si scontra con la tendenza degli ultimi decenni: tasse sugli acquirenti stranieri. «Una sovrattassa sugli acquirenti non residenti può ridurre la domanda da parte di stranieri ricchi di liquidità, che non sono soggetti a restrizioni sul credito bancario nazionale», scrive Hites Ahir, ricercatore del Fmi. L’obiettivo sarebbe quello di ridurre la redditività degli investimenti immobiliari nel Paese per fermare l’arrivo di capitali stranieri in un mercato già surriscaldato.

*) https://www.imf.org/es/Publications/fandd/issues#bce4735463da4c51a1e0d503486fd30c

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