Il Kenya sceglie l’energia nucleare, ma ci sono timori per la sicurezza

Il primo segretario di Gabinetto (Pcs) e ministro degli Esteri keniano, Wycliffe Musalia Mudavadi, ha annunciato la costruzione di una centrale nucleare entro il 2034. Non mancano però le proteste di chi sottolinea la pericolosità di questa scelta
Wycliffe Musalia Mudavadi, primo segretario di gabinetto del Kenya, foto di U.S. Department of State, Public Domain, Wikimedia Commons

Il continente africano mostra un crescente interesse per l’energia nucleare, vista come una potenziale soluzione alle sfide energetiche e climatiche. Diversi Stati del continente aspirano a modernizzare le proprie infrastrutture energetiche per sostenere lo sviluppo economico e soddisfare la crescente domanda di energia elettrica.

È il caso del Kenya che, attraverso il suo primo segretario di Gabinetto (Pcs) e ministro degli Esteri, Wycliffe Musalia Mudavadi, ha annunciato la costruzione di una centrale nucleare entro il 2034. Questa primissima centrale nucleare keniana dovrebbe essere situata sulla costa dell’Oceano Indiano.

Il progetto mira ad aumentare la capacità energetica del Kenya, ridurre le emissioni di CO2 e creare nuove opportunità di lavoro, ha spiegato Mudavadi. Stimato in 3,5 miliardi di euro, mira a produrre 1.000 megawatt di elettricità.

“Il Kenya è impegnato a svolgere un ruolo di primo piano nel campo dell’energia pulita. Il Kenya si sta concentrando sul progresso della tecnologia nucleare come parte della sua strategia energetica sostenibile. Già attualmente il Paese genera circa il 90% della propria energia da fonti rinnovabili: principalmente energia geotermica, ma anche idroelettrica, eolica e solare. Il presidente del Kenya William Ruto, che si è posizionato in prima linea negli sforzi africani per combattere il cambiamento climatico, vuole portare questa percentuale al 100% entro il 2030.

Mudavadi ha affermato che all’inizio degli anni ’30 il governo commissionerà anche un reattore di ricerca come parte di un’iniziativa che prenderà il via già nel 2027 e mira ad aumentare la capacità energetica, ridurre le emissioni di CO2 e creare significative opportunità di lavoro, stimolando così la crescita economica.

Inoltre, il Kenya ha ospitato proprio in questi giorni, dal 27 al 30 agosto 2024, la seconda edizione del Summit sull’energia nucleare Stati Uniti-Africa (Usanes). Il vertice si è posto l’obiettivo di valutare la preparazione dell’industria all’adozione dell’energia nucleare in Africa e come affrontare le preoccupazioni che ostacolano l’adozione dell’energia nucleare nella regione.

Questo annuncio suscita però reazioni contrastanti nella popolazione keniana. Da un lato, le autorità evidenziano i potenziali vantaggi di questa tecnologia: aumento della capacità energetica, riduzione delle emissioni di CO2 e creazione di posti di lavoro. Dall’altro, si levano voci per esprimere le preoccupazioni sul progetto. L’Alleanza antinucleare del Kenya, in particolare, mette in guardia sui rischi per la sicurezza e l’ambiente, chiedendo invece maggiori investimenti sulle energie rinnovabili esistenti. “Invece di portare avanti un programma nucleare che mette in pericolo la vita e i mezzi di sostentamento della nostra popolazione, esortiamo il governo ad investire in fonti di energia rinnovabile più sicure, pulite e sostenibili”, hanno affermato dall’Alleanza antinucleare del Kenya.

In passato, il Kenya aveva firmato accordi con diversi paesi, in particolare con la Cina nel 2015, per acquisire una centrale nucleare nel 2025. Questo progetto non è però stato realizzato. Il Sudafrica è attualmente l’unico paese africano ad avere un programma di nucleare civile, con due reattori in funzione da più di 30 anni.

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