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Cultura > L'inchiesta

Vedere la bellezza

di Miriana Dante, Chiara Andreola

- Fonte: Città Nuova

“Bello” e “buono” non sempre vanno di pari passo. Serve un occhio che sappia coglierli entrambi.

(iStock/Aziz Shamuratov)

Quale bellezza? Un’indagine nelle crepe di un concetto che porta con sé una connotazione positiva. Che questo però sia solo un risvolto della medaglia lo si vede nelle trame della società moderna, dove questa parola alimenta alcune tra le insicurezze più profonde degli esseri umani.

La bellezza, per quanto nobile, può essere anche altamente tossica. Di solito diventa tale soprattutto per le classi discriminate. Donne, persone vittime di razzismo e disabili, di diverso orientamento sessuale, giovani e solo in ultima base gli uomini. Non risparmia, comunque, nessuno.

Alle origini

La bellezza inizia a diventare un modello standardizzato con lo sviluppo della classe sociale borghese, già dal tardo Medioevo. «La donna era qualcosa di cui si poteva parlare, non una persona con cui si poteva entrare in relazione, capace di descrivere e raccontare se stessa», scrive con ironia Maura Gancitano nel libro Specchio delle mie brame. La prigione della bellezza (Einaudi). Verso metà ‘800 nascono le prime pubblicità sulle riviste. Prodotti di bellezza con donne dai corpi “giusti”.

Ecco la prima pressione sociale di massa, e anche il fenomeno della bellezza che diventa un prodotto, con il triste corollario della mercificazione del corpo delle donne a tal fine. Non che prima la loro figura non fosse già condizionata da ideali come equili- brio e armonia, che venivano applicati, però, anche a oggetti e architetture. Per le donne, ma anche per gli uomini borghesi, la bellezza diventa così un dovere.

Nel 1991 Naomi Wolf, giornalista statunitense, scrive Il mito della bellezza. Al suo interno descrive un meccanismo specifico: la società instilla nelle persone che non raggiungono l’ideale comune di bello un sentimento di colpa, perché non hanno fatto abbastanza.

Nasce quindi la vergogna e la spinta a conformarsi. Negli ultimi anni, poi, abbiamo assistito anche a fenomeni come l’adultizzazione del bambino e l’infantilizzazione dell’adulto: il modello fisico, ma anche comportamentale, a cui conformarsi è quello del giovane, l’età in cui l’essere umano è nel pieno delle sue forze e della sua bellezza. Di qui, da un lato scene di bambine agghindate con abiti palesemente inadatti alla loro età, dall’altro improbabili “Peter Pan”.

Questi Dorian Gray – a seconda della coloritura che vogliamo loro dare – di ambo i sessi, vuoi per pressione a conformarsi, vuoi per incapacità di accettare il naturale deperimento fisico, si vestono e si comportano come se appartenessero a due o tre generazioni successive.

Ecco che la bellezza non è più solo il prendersi cura di sé, cercare un’armonia tra la propria anima e il proprio fisico. Qualcosa di delicato e personale, arricchente, legato al mantenersi in salute – pensiamo ad esempio all’attività sportiva o alla cura del- la pelle, che oltre ad avere un valore estetico prevengono diverse patologie. Insomma, se i greci dicevano καλὸς καὶ ἀγαθός, ossia “bello e buono”, abbiamo millenni di filosofia alle spalle che hanno discusso di come il problema nasca quando le due dimensioni si scindono.

Soft power

Il risultato: potremmo essere liberi, e invece ci rendiamo soggetti al potere altrui – come avrebbe detto Michela Murgia, «tutto è politica, la bellezza è politica». Ecco che si parla di soft power. Pensiamo, ad esempio, alla moda dei grandi Paesi colonizzatori dell’800, con firme di potenza internazionale, mezzi per esportare una “cultura dominante”.

Chi ha scelto questi canoni? Nell’800 erano gli uomini commercianti capitalisti. Di questo meccanismo le donne sono le maggiori vittime. Sottopagate rispetto agli uomini, sono anche maggiormente a rischio di investire buona parte dei soldi che guadagnano in attività non fruttuose. Ci sono mercati interi che senza i loro soldi non sopravvivrebbero. Mercati, tra l’altro, di grandi danni ambientali, come quello delle tinte per capelli, dei trucchi, dei prodotti del fast fashion. C’è poi il buco nero per il denaro delle donne che rappresenta ad oggi la chirurgia estetica irragionevole.

Se la bellezza non è più una caratteristica ma un obiettivo raggiungibile, e al tempo stesso mutevole in base alle tendenze di mercato, ecco che vedremo le persone partire per una maratona che traguardo non ha. «Un aspetto del tuo corpo su cui non avevi mai posto l’attenzione diventa oggetto di pensiero se qualcuno ti fa capire che verrà giudicato come “brutto” e “inappropriato”», scrive Maura Gancitano.

È il metodo usato dal marketing: rendere insoddisfatti per alimentare il circolo vizioso della lotta contro un invecchiamento che la società ritiene brutto. La bellezza degli adulti, accettata, non fa soldi. Un “orrore pubblico” che ci rende meno moderni e civili di quanto pensiamo, «come una religione che ci promette la salvezza e fa leva sul nostro senso di inadeguatezza». Parole drastiche, su cui riflettere, per chiederci cosa sia per noi, oggi, la bellezza, e se la sua – giusta e legittima – ricerca ci stia portando in qualche circolo vizioso che la separa dal “buono”. In vie pericolose che ci allontanano dalla sua sostenibilità.

Teenagers

Un’ultima nota: abbiamo chiesto a ragazzi e ragazze tra 14 e 18 anni cosa pensano della bellezza. La dividono in due ambiti: estetico ed emotivo. Pensando al primo, viene loro in mente l’estetica di una ragazza, l’associazione della società tra bellezza e femminile, con stereotipi che mina- no l’autostima e l’amore per se stessi, soprattutto delle donne.

L’unione tra persone, lo stare bene insieme, il provare una sensazione di libertà e di affetto ricambiato li fa pensare al bello. Anche quando stare con altri significa conflitto.

La bellezza però, ragionano, può essere usata come elemento di corruzione. Rimane per loro, comunque, un concetto in prevalenza nobile, un tema dalle mille sfaccettature, che variano da soggetto a soggetto. Quando invece parlano di bello nella natura, nella pace, nell’unione tra persone basata su valori positivi e amore, ecco che i loro occhi si illuminano. Il loro cuore va subito lì.

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