500 paia di scarpe

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Succede a Verona, nei pressi del Lungadige, nella periferia industriale. All’interno del cortile decorato a festa del Centro islamico veronese fervono i preparativi per una giornata di dialogo. Sta per cominciare Nel segno della fraternità, l’incontro annuale dei musulmani e cristiani amici dei Focolari del Triveneto. I versi di un poeta arabo dicono: O nostro ospite, se vieni a visitarci ti accorgerai che noi siamo gli ospiti e tu sei il padrone del posto. Ma in questa domenica di aprile qualcosa va oltre l’ospitalità tradizionale: c’è un’atmosfera serena, di famiglia, che coinvolge tutti coloro che continuano ad arrivare tra sorrisi, abbracci, presentazioni spontanee. Mohamed Guerfi, il portavoce del Centro, è felice della partecipazione superiore ad ogni aspettativa: sono presenti più di venticinque fratelli imam, numerose comunità marocchine, macedoni, senegalesi, del Bangladesh e di molte altre nazioni. Alle dieci il cortile è gremito di famiglie, bambini, sacerdoti, suore ed autorità islamiche, arrivati insieme con i pullman da tutte le città del Triveneto; i gruppi più lontani da Bolzano, Mantova, Ravenna e Par- ma. La folla si incammina ordinatamente lungo la discesa che porta all’ingresso della moschea, al piano inferiore: le decine di scarpe, ordinatamente custodite dagli inservienti e abbinate ad un numero, permettono di calcolare che è superato il numero dei cinquecento partecipanti. Tra i presentatori c’è Kamel Layachi, imam delle comunità di Treviso e di Vicenza, che da anni si impegna per far conoscere lo spirito della fratellanza universale negli ambienti islamici del Triveneto. Ripercorre davanti al pubblico le tappe dei precedenti incontri interreligiosi: Giorno dopo giorno, la vita ci ha messi accanto; attraverso semplici rapporti di amicizia abbiamo sperimentato che la fraternità è possibile e si realizza quando cerchiamo di abbandonare la visuale del nostro angolo di mondo per riconoscere l’altro, con tutta la ricchezza di valori che porta; allora la diversità diventa veramente dono, comunione. In passato quegli incontri avevano interessato un numero ristretto di partecipanti: oggi invece nella moschea di Verona sono presenti intere comunità. Si susseguono saluti e testimonianze, intervallati dal canto di bambine musulmane e cristiane a cappella, per rispetto del luogo in cui non possono essere introdotti strumenti musicali. Sembra impossibile, osservando la folla variegata e partecipe, che questa giornata si svolga nel Nord-Est. Le difficoltà esistono, nessuno le può dimenticare, ma non trovano spazio tra questa gente: Le religioni, incontrandosi tra loro, diventano un modello di dialogo per tutta l’umanità di oggi, ricorda Carlo Gallian, dei Focolari di Rovigo. Fatna, originaria del Marocco, lavora come mediatrice linguistico-culturale per il comune: Quando manca la conoscenza dell’altro nascono i problemi, anche per l’ignoranza; è per questo che l’evento di oggi è una ricchezza per tutta Verona. Insieme a Madiha, Laura ed Amelia raccontano l’esperienza di un gruppo di cristiane e musulmane che tengono un corso di lingua italiana per le donne, instaurando profonde amicizie. Ci sono tante persone che vivono qui da tempo ma non sono ancora riuscite ad integrarsi; noi cerchiamo di creare dei ponti con la società italiana, dialoghiamo con i nostri amici e aiutiamo le donne a inserirsi in un contesto culturale ben diverso dal Paese di origine, afferma Madiha, che come responsabile della sezione femminile del Centro islamico ha ricevuto il premio Porte aperte, assegnato ogni anno dal Movimento dei focolari di Verona a chi si distingue nel costruire ponti di unità nei diversi ambiti del vivere sociale. Quando l’incontro arriva a toccare la figura di Chiara Lubich, l’uditorio si fa più attento. Il video in cui ella propone tra l’altro di rispondere al Male rappresentato dal terrorismo con una più equa distribuzione dei beni della Terra suscita un applauso forte e spontaneo. Ahmed Oufardou, presidente dell’Associazione marocchini di Padova, testimonia il suo primo incontro coi Focolari: Questa donna aveva un dono speciale, una grande spiritualità! Sentivo che i richiami di Chiara ad amare per primi e a vivere l’altro erano rivolti a me… Era un discorso molto attuale ed illuminato. Kamel ricorda il momento in cui è giunta la notizia della scomparsa di Chiara: Abbiamo mandato dei messaggi a chi conoscevamo del movimento per dire che ci siamo anche noi, perché Chiara non è soltanto vostra, è anche nostra. Dio ci ha creati diversi perché gli uomini si mettano alla prova e cerchino di incontrarsi, attorno al valore della fratellanza universale. Il convegno nella moschea finisce, ma l’incontro continua fuori, durante il pranzo, tra piatti di couscous e squisito tè alla menta: le persone rimangono a conversare insieme fino a sera, sembra che nessuno abbia più voglia di andarsene via. Soffia leggera una piacevole brezza.

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