Alla fine del 2019, il numero di immigrati che risiedevano irregolarmente in Spagna era compreso tra 390.000 e 470.000 persone, un terzo dei quali erano minori, come si legge nel rapporto pubblicato dalla Fundación porCausa nel 2020. L’immigrazione irregolare proviene principalmente dall’America centrale e meridionale. Colombia, Venezuela e Honduras sono i Paesi che spiccano di più, rappresentando il 60% del totale dell’America Latina.
L’aumento della migrazione in questi tre Stati verso la Spagna è dovuta a circostanze molto diverse. In Venezuela alla gravissima crisi politica ed economica che il Paese sta affrontando negli ultimi anni; nel caso di Honduras, i flussi migratori si sono diretti verso l’Unione europea dopo la chiusura della rotta attraverso il Messico per giungere negli Stati Uniti; e in Colombia è dovuta all’eliminazione nel 2015 del visto Schengen per entrare nel territorio spagnolo.
Poi, secondo i dati della Fondazione porCausa, 20.000 immigrati sono arrivati irregolarmente dal Marocco tra il 2015 e il 2019, raggiungendo il 5% del totale. Il resto dell’Africa rappresenta una percentuale ancora più bassa. Questo dimostra che, contrariamente a certi discorsi politici, l’immigrazione in Spagna non è definita da una “valanga” di africani che arrivano sui barconi. Questo scenario non rappresenta la realtà del fenomeno migratorio ma risponde piuttosto a un’intenzione politica e promuove un discorso di rifiuto verso i migranti.
Questi dati migratori si traducono in migliaia di persone che lasciano la loro casa e la loro vita, per i motivi più diversi, e che trovano insufficiente e limitato il sistema di accesso alla residenza, come stabilito dalla Ley de Extranjería LO 4/2000, il quale non risponde alle reali necessità dei migranti che vivono e lavorano in Spagna. Ciò è dovuto in parte al fatto che i criteri di accesso alla residenza sono restrittivi e molto difficili da rispettare, e che la procedura amministrativa attuata è lenta e ha un alto margine di discrezionalità nella concessione delle autorizzazioni o nel loro rinnovo. Secondo i gruppi di migranti, questo porta a una spirale di vulnerabilità e mancanza di protezione che aumenta l’esclusione sociale e ha un impatto su tutta la società.

Foto dell’evento di raccolta firme tenutosi a Valencia (Spagna) il 19 febbraio 2022. Tratto da Twitter, pubblicato dall’associazione Mujeres, Voces y Resistencias, @mvr_vlc
Per questo motivo, è stato creato il movimento #RegularizaciónYa (Regolarizzazione Ora) a livello nazionale, composto da gruppi e organizzazioni per i diritti dei migranti, con l’obiettivo di supportare le loro rivendicazione. Più di cento organizzazioni sociali di tutta la Spagna hanno aderito a questo movimento, che considera essenziale trovare meccanismi che garantiscano a queste persone di uscire dalla situazione di invisibilità e “assenza di diritti” a causa del loro status di migranti irregolari.
In questo modo, hanno lanciato una campagna per ottenere 500.000 firme a sostegno di un’iniziativa legislativa popolare (ILP), con l’obiettivo di costringere il Congresso a discutere un progetto di legge per una regolarizzazione straordinaria per gli stranieri in Spagna.
Perché la regolarizzazione?
Tutte le organizzazioni che si sono impegnate nella raccolta di firme dicono che si tratta di garantire il rispetto dei diritti fondamentali di ogni essere umano. Sostengono che l’irregolarità è una condanna allo sfruttamento lavorativo, all’invisibilità agli occhi delle istituzioni, alla mancanza di protezione legale e all’esclusione di fatto dai servizi pubblici essenziali come l’istruzione e la sanità.
Significa anche la perdita di un grande contributo economico e fiscale per tutta la società. Come pubblica la Fondazione porCausa nel suo rapporto, un’eventuale regolarizzazione significherebbe che il contributo fiscale netto degli immigrati in situazione irregolare aumenterebbe a più di 3.250 euro a persona. Questo permetterebbe loro di contribuire molto di più di quello che ricevono dai bilanci pubblici.
L’esistenza di quasi mezzo milione di persone al di fuori della pianificazione dei servizi pubblici rappresenta un deficit di governance pubblica che deve essere urgentemente corretto, secondo le associazioni. Inoltre, ognuna di queste ragioni ha moltiplicato la sua rilevanza durante i mesi della pandemia, in cui le comunità di migranti irregolari sono state le più colpite.
Con questa iniziativa, intendono chiarire che la politica migratoria non può rimanere staccata dalla realtà socioeconomica del Paese e da tutte le persone che lo compongono e lo costruiscono giorno per giorno. Da #EsencialES, la piattaforma che monitora l’iniziativa e riunisce tutte le organizzazioni collaboratrici, sostengono che la regolarizzazione straordinaria permetterà di rendere visibile l’intera popolazione migrante residente in Spagna, compensare le disuguaglianze che presentano come punto di partenza e, allo stesso tempo, garantire i diritti del lavoro in condizioni di parità.

Foto dell’evento di raccolta firme tenutosi a Valencia (Spagna) il 19 febbraio 2022. Tratto da Twitter, pubblicato dall’associazione Mujeres, Voces y Resistencias, @mvr_vlc
A 500.000 firmas de los Derechos Humanos
La Plataforma #RegularizaciónYa, junto a más de cien entidades sociales, ha impulsado una campaña de recogida de firmas para obligar al Congreso a debatir sobre la regularización extraordinaria para personas extranjeras en España
A finales de 2019, el número de personas inmigrantes que residían de manera irregular en España era de entre 390.000 y 470.000 personas, de las cuales la tercera parte eran menores de edad, tal y como recoge el informe que publicó Fundación porCausa en 2020[1]. La inmigración irregular proviene mayoritariamente de América Central y del Sur. Colombia, Venezuela y Honduras son los países que más destacan, ya que suponen el 60% del total procedente de Latinoamérica.
El incremento de migración en estos tres países hacia España se debe a circunstancias muy diversas, en Venezuela a la gravísima crisis política y económica que sufre el país durante los últimos años; por su parte, en el caso de Honduras, los flujos migratorios se han orientado hacia la Unión Europa tras el cierre de la ruta por México hacia los Estados Unidos; y en Colombia, se debe a la eliminación de la visa Schengen para entrar al territorio español en 2015.
Por detrás, según datos de la Fundación porCausa, desde Marruecos llegaron 20.000 inmigrantes en situación irregular entre 2015 y 2019, hasta alcanzar el 5% del total. El resto de África suma una proporción incluso más baja. Esto pone de manifiesto que, contrario a determinados discursos políticos, la inmigración en España no viene definida por una “avalancha” de personas africanas que llegan en patera, lo cual no representa la realidad del fenómeno migratorio, sino que responde a una intención electoralista y fomenta un discurso de rechazo hacia las personas migrantes.
Estos datos migratorios se traducen en miles de personas que dejan atrás sus hogares y sus vidas, motivadas por diversas razones, y que se encuentran con la realidad de que el sistema de acceso a la residencia, contemplado en la Ley de Extranjería LO 4/2000, resulta insuficiente y limitado. Este no responde a las necesidades reales de las personas migrantes que viven y trabajan en el Estado español. En parte, se debe a que los criterios de acceso a la residencia son restrictivos y de muy difícil cumplimiento, y a que el procedimiento administrativo implementado es lento y cuenta con un elevado margen de discrecionalidad a la hora de conceder las autorizaciones o su renovación. Lo que, según los colectivos de personas migrantes, conlleva una espiral de vulnerabilidad y desprotección que acrecienta la exclusión social e impacta en el conjunto de la sociedad.

Foto dell’evento di raccolta firme tenutosi a Valencia (Spagna) il 19 febbraio 2022. Tratto da Twitter, pubblicato dall’associazione Mujeres, Voces y Resistencias, @mvr_vlc
Por esta razón, se creó el movimiento #RegularizaciónYa[2] a nivel estatal, integrado por colectivos y organizaciones por los derechos de las personas migrantes, con el objetivo de liderar sus reivindicaciones. A este movimiento se han sumado más de cien entidades sociales de todo el territorio español, que consideran imprescindible la búsqueda de mecanismos que garanticen que estas personas puedan salir de la situación de invisibilidad y “no derechos” como consecuencia del estatus migratorio irregular.
De esta forma han emprendido una campaña para conseguir 500.000 firmas que avalen una Iniciativa Legislativa Popular (ILP), con el objetivo de obligar al Congreso a debatir una proposición de ley para una regularización extraordinaria para personas extranjeras en España.
¿Por qué la regularización?
Desde todas las organizaciones que se han comprometido a la recogida de firmas, aseguran que se trata de garantizar el respeto hacia los derechos fundamentales de cada ser humano. Defienden que la irregularidad supone una condena a la explotación laboral, la invisibilidad frente a las instituciones, la desprotección legal o la exclusión de facto de servicios públicos esenciales como la educación y la sanidad.
Asimismo, supone la pérdida de un gran aporte económico y fiscal para el conjunto de la sociedad. Tal y como publica en su informe la Fundación porCausa, una posible regularización supondría que la aportación fiscal neta de las personas inmigrantes en situación irregular se incrementaría por encima de los 3.250 euros por persona. Lo que les permitiría aportar muy por encima de lo que reciben de los presupuestos públicos.
La existencia de cerca de medio millón de personas fuera de la planificación de los servicios públicos supone un déficit de gobernanza pública que es urgente corregir, sostienen desde las asociaciones. Además, cada una de estas razones ha multiplicado su relevancia durante los meses de la pandemia, en los que las comunidades de migrantes en situación irregular han sido las más perjudicadas.
Con esta iniciativa pretenden dejar claro que la política migratoria no puede permanecer escindida de la realidad socioeconómica del país y de todas las personas que la componen y construyen día a día. Desde #EsencialES[3], plataforma que realiza el seguimiento de la iniciativa y aglutina a todas las entidades colaboradoras, argumentan que la regularización extraordinaria permitirá visibilizar la totalidad de la población migrante que reside en el país, compensar las desigualdades que presentan como punto de partida, y a la vez, garantizar los derechos laborales en condiciones de igualdad.
[1] https://porcausa.org/wp-content/uploads/2020/07/RetratodelairregularidadporCausa.pdf
[2] https://regularizacionya.com/