50 anni fa su Città Nuova

La questione di Berlino, occupata e divisa, si pone, nel 1960, come nodo cruciale della “guerra fredda” fra gli alleati vincitori del conflitto mondiale. Proponiamo qui solo la parte conclusiva di un ampio quadro sulla questione tedesca realizzato da Giulio Marchesi.
Berlino

L’anno 1948 segna la rottura nei rapporti tra Occidente e Urss per Berlino e per tutta la questione tedesca. Nella riunione del Consiglio alleato di controllo del 20 marzo 1948, il maresciallo Sokolovski protesta contro le riunioni tenute dagli occidentali a Londra il mese precedente, chiedendo relazione delle decisioni prese, e poiché ritiene di non aver ricevuto una risposta esauriente, abbandona la sala della riunione.

 

Dieci giorni dopo incominciano per Berlino le restrizioni ai traffici, che progressivamente portano al blocco totale dei primi di agosto, quando unico mezzo di comunicazione tra Berlino e l’Occidente resta il ponte aereo. Il 27 novembre l’Urss, in una lunghissima nota inviata agli occidentali, nella quale a suo modo, rifà tutta la storia degli avvenimenti occorsi, lancia l’ultimatum: sei mesi di tempo per raggiungere un accordo, naturalmente sulla base delle sue proposte miranti ad allontanare gli alleati da Berlino ovest. Il 30 dello stesso mese avviene il colpo di Stato a Berlino est, che si separa da Berlino ovest, eleggendo una propria amministrazione.

È stato detto, ed è vero, che la mancanza di accordi scritti sulle comunicazioni con Berlino, salvo quello relativo ai tre corridoi aerei, rappresenta una grave leggerezza; che la posizione di vantaggio ottenuta subito dai russi nell’amministrazione di Berlino, appena la ebbero occupata, ha dato luogo poi ad azioni e contro azioni tra gli alleati. Tuttavia le difficoltà quasi insormontabili di trovare l’accordo per l’ex capitale tedesca hanno un motivo molto più profondo: la multiforme politica estera sovietica da anni si è proposta la questione tedesca come uno dei passi più importanti da compiere verso la conquista del mondo all’idea comunista.

 

L’obiettivo finale perseguito dalla Russia nella sua politica per Berlino è stato sempre quello, più o meno aperto, di allontanare le forze armate alleate, per conquistare la città al mondo comunista. dare per acquisite situazioni che nessuno ha mai accettato. Nel caso presente, ad esempio, l’Urss è riuscita a ridurre la questione di Berlino a quella di Berlino ovest, che vorrebbe proclamare città libera, mentre la Berlino dei primi accordi era l’intera “Grande Berlino”, comprendente anche Berlino est.

Naturalmente tutto questo è stato facilitato dall’unità di comando del mondo sovietico, nonché dall’impreparazione ad una simile politica e a volte dalla mancanza di accordo degli occidentali.

Giulio Marchesi

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