50 anni fa su Città Nuova

Che matto quel Raimond!
Persone

Fin dai primi numeri della rivista, le pagine più lette furono quelle riguardanti le esperienze di vita. Come questa, arrivata da un focolare dell’Olanda.

 

Al valzer s’alternava ora il ritmo di uno jazz per chi aveva ancora energie da spendere, quando un trillo di campanello fece correre alla porta. Era l’inquilino del piano di sotto: chiedeva con garbo un po’ di silenzio perché l’indomani il lavoro attendeva lui e i suoi amici dì buon’ora.

«Ah, quel matto!», e la musica continuò come se nulla fosse avvenuto…

Pierre ne fu incuriosito.

«Sa, è un medico che da tutto ai poveri. Tutti lo conoscono da queste parti…».

Fino allora Pierre non aveva pensato che a sé: agli studi, alla carriera universitaria, alla casa comoda; ma non c’era stato ancora qualcosa capace di saziare le sue aspirazioni.

E gli rimbalzò alla mente una frase: «Quello che è stoltezza per gli uomini è saggezza per Dio».

Fu per questo che decise di telefonare: «Vorrei conoscerla… ho sentito parlare di lei come di una persona che fa del bene… Mi interessa».

Un signore dallo sguardo aperto, giovanile, accolse Pierre, presentandosi semplicemente. Raimond era medico e abitava con alcuni amici: uno maestro, l’altro magistrato, l’altro operaio. Compresa la vera fraternità, quella dei figli di Dio, avevano cercato di attuarla fra loro non senza difficoltà, ma decisamente… Conseguenza spontanea era stato per essi mettere in comune ogni cosa, dare quanto loro avanzava ai poveri; e avevano scoperto in tal modo che chi ha la carità è già ricco abbastanza…

Più tardi a Pierre furono presentati gli amici, e la realtà della vita, di cui Raimond parlava, trovava conferma nell’espressione, di quei volti che erano più eloquenti di tutte le parole udite fino allora.

Gli si apriva così a poco a poco un mondo che non aveva niente a che fare con le chiacchiere del suo «circolo intellettuale» ed egli vedeva l’amore di Dio scendere dal piano di trascendenza, in cui l’aveva collocato, per diventare vincolo concreto, indistruttibile, tra gli uomini.

Uscendo aveva l’impressione che uomini e cose intorno fossero cambiati. Forse bisognava ricominciare, riagganciarsi a quel filo d’innocenza e di divino insieme che gli aveva impresso nell’anima sua madre… e che in quel momento riaffiorava fresco e fecondo come nel periodo della fanciullezza.

Ora i quadri ottocenteschi di Pierre sono in vendita e così pure i mobili “Luigi XIV”. Da un po’ di tempo anche di lui dicono: «È un pazzo che dà tutto ai poveri».

Lella Sebesti

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