Sir Lewis Hamilton vestirà il rosso Ferrari

Il 7 volte campione del mondo di Formula 1, il più vincente di sempre, sarà un pilota Ferrari dal 2025
Lewis Hamilton al Suzuka Circuit, Giappone, 24 Settembre 2023. EPA/FRANCK ROBICHON Ansa

Sembrava impossibile, ma Vasseur ed Elkann ce l’hanno fatta: Lewis Hamilton ‒ 7 volte campione del mondo come Michael Schumacher ‒ dal 2025 dirà addio alla Mercedes e al suo caro Toto Wolff per correre sulla monoposto del cavallino rampante a fianco al “predestinato”, il monegasco Charles Leclerc. È il colpo del secolo nel mercato della F1 quello preannunciato da alcuni rumors a fine gennaio e ufficializzato il primo febbraio scorso: Lewis Hamilton è quasi nostro.

 

Un campione in pista…

Oggi, insieme a Michael Schumacher, Lewis Hamilton è il più vincente campione nella storia della Formula 1 con 7 titoli mondiali conquistati: nel 2008 con la McLaren e nel 2014, 2015, 2017, 2018, 2019, 2020 con la Mercedes; è il pilota che ha ottenuto più vittorie, podi, pole position e punti nella storia della competizione e il primo pilota di colore in Formula 1.

Scoperti la sua passione e il suo talento a 6 anni, quando il padre gli regala una macchinina elettrica, Lewis non lascia più la pista. Nato in un ambiente lontano dalle piste di Formula 1 ‒ altro che chiamare Schumacher zio mentre guardava le gare dal paddock ‒, Lewis ci entra in fretta grazie al suo straordinario talento e ai sacrifici del padre che lavora più di 12 ore pur di mantenerlo. Dopo aver vinto diversi campionati di kart, a soli 12 anni, viene ingaggiato dalla McLaren. Nel 2006 sostituisce Nico Rosberg, il campione uscente in GP2 ‒ ora F2 ‒ e vince subito il titolo. Questo spinge il patron della McLaren Ron Dennis ad ingaggiarlo in F1 a partire dalla stagione successiva. Al suo esordio corre insieme a Fernando Alonso e chiude la classifica piloti secondo, a un solo punto dal ferrarista Kimi Raikkonen.

Al termine della stagione perde il suo compagno di squadra a causa dei difficili rapporti tra i due, ma firma un contratto con McLaren fino al 2012. Nel 2008 vince il suo primo titolo mondiale e diventa il più giovane campione del mondo della storia a soli 23 anni, 9 mesi e 26 giorni (record poi migliorato da Sebastian Vettel nel 2010). Dopo quel titolo, non vincerà più mondiali con McLaren, ma si piazzerà comunque sempre tra i primi 5 piloti nella classifica mondiale. Nel 2013 Hamilton fa un passo importantissimo: decide di passare in Mercedes in un anno in cui nessuno se l’aspettava e che sembrava sfavorevole per il team di Stoccarda. Ma il pilota anglo-caraibico non si lascia intimorire e prende il posto dell’uscente Michael Schumacher a fianco di Nico Rosberg. La prima stagione in Mercedes chiuderà quarto, ma dalle successive, dal 2014 al 2020, vincerà per ben 6 volte il campionato fatta eccezione per il 2016 quando è Rosberg a vincere il suo primo titolo per poi ritirarsi.

Il 2021 è stato poi il momento della lotta persa all’ultima curva contro la Red Bull di Verstappen ad Abu Dhabi tra moltissime polemiche per una cattiva gestione di gara della FIA. Da allora, il dominio di Verstappen e il digiuno di vittorie per il sir.

 

E fuori dalla pista…

Certo, il sir britannico non è stato mister simpatia per molti dei suoi compagni: Alonso ha lasciato la McLaren pur di non guidare con lui, con Rosberg c’è stata una sfrenata rivalità e anche con il rivale Verstappen i rapporti non sono di certo stati pacifici, ma Hamilton è comunque un campione, dentro e fuori dalla pista. Bullizzato da bambino per il colore della sua pelle e poi anche nel 2008 dai tifosi di Alonso, si è sempre schierato dalla parte delle minoranze e dei più deboli. Sempre attento al rispetto dei diritti umani e per questo in scontro anche con i vertici della FIA, la sua voce è rimbombata molto forte dopo l’omicidio nel 2020 di George Floyd, quando ha portato avanti le sue idee in sostegno del movimento Black Lives Matter grazie a dei gesti molto forti, quali inginocchiarsi prima delle gare o mettere maglie dai contenuti politici. In prima fila anche per l’ambiente ‒ lotta condivisa anche con Sebastian Vettel ‒, ha eliminato l’uso della plastica e spesso raccoglie rifiuti nelle spiagge.
Nel 2020 ha creato la fondazione “Mission 44” che si batte per dare maggiori opportunità a chi proviene da contesti sociali sfavoriti, garantendo esperienze all’interno del team Mercedes. Questo, come affermato in una vecchia intervista, per «creare percorsi a favore di bambini come me». Nello stesso anno ha, poi, creato anche un’associazione benefica in collaborazione con la Mercedes, di nome “Ignite”, un progetto che si propone di avvicinare mille ragazze al mondo del motorsport.

 

Una nuova avventura

Di strada ne ha fatta il nostro Lewis, qualcuno dice da molto che sarebbe anche tempo di ritirarsi ma invece no, proprio come nel 2013 il campione ha bisogno di cambiamento. E il cambiamento arriva, proprio come nel 2013, dopo 5 anni di digiuno di mondiali e in un momento di grandi novità. Certo, lascerà la Mercedes con cui ha vinto praticamente tutto e il suo caro amico Toto Wolff con cui ha formato la coppia pilota-manager più bella della F1 un po’ a malincuore dopo 11 anni insieme, ma il campione di Stevenage è pronto per una nuova avventura, in rosso, con la Ferrari che ogni pilota sogna di guidare.
«Dopo 11 anni incredibili alla Mercedes-Amg Petronas F1 Team, è arrivato il momento per me di iniziare un nuovo capitolo della mia vita e mi unirò alla Scuderia Ferrari nel 2025 ‒ queste le parole sul suo profilo Instagram ‒. Mi sento incredibilmente fortunato, dopo aver realizzato con Mercedes cose che avrei potuto solo sognare da bambino, di avere ora la possibilità di realizzare un altro sogno d’infanzia. Guidare in rosso Ferrari».

Lewis, 40 anni il prossimo 7 gennaio, è già pronto per una nuova avventura, per un nuovo sogno e poco importa se l’ultimo anno in Mercedes lo vivrà da “separato in casa”, un po’ come Sainz, d’altronde, e non importa nemmeno cosa comporterà dividere il paddock con il predestinato, Charles Leclerc. Lewis Hamilton deve ancora vivere un sogno, il sogno Ferrari e chissà che l’ottava corona non debba arrivare proprio in tuta rossa.

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