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40 giorni con Gesù

di Redazione

- Fonte: Città Nuova

È maggio 2023 e suor Socorro vive la Pasqua attraverso ogni incontro che la fa trascendere e le permette di portare Dio al prossimo nella sua semplicità e con le sue preghiere

Foto Pexels

«Gesù in questo tempo di Pasqua ha provato a “metterci un po’ di SALE in testa“, ad ILLUMINARE i nostri occhi e a RENDERE VIVO il nostro cuore. Gesù è stato con noi 40 giorni, e noi siamo stati con Lui? Lo abbiamo visto?». Ascoltando queste parole dell’omelia di don Andrea Andreozzi, stamattina, a messa, in occasione della Festa dell’Ascensione, mi risuonano nella mente e nel cuore continuamente… E poi, quell’ultima domanda a cui ho sete di rispondere!

40 giorni, già, altri 10 ed è Pentecoste (conti liturgici!) Non pensavo di poter vedere Gesù in questo tempo, di poter accorgermi della sua Pasqua! Non pensavo di riconoscerlo così vivo, così vero, di poter dire a don Andrea che ha proprio ragione, che Gesù in questo tempo ha dato sapore (sale) alla mia vita, luce ai miei occhi, vita al mio cuore! Ancora una volta. Di nuovo. Ed è bello che possa accorgermene oggi nel giorno dell’Ascensione da dove tutto è cominciato; infatti, la mia Quaresima di quest’anno è iniziata con l’Ascensione…, l’impegno ad approfondire questo mistero della vita di Gesù, e oggi quella veste bianca, luminosa, è anche mia, perché ho quegli occhi capaci di contemplare la sua Opera.

Entrando in ospedale nella stanza che mi è stata assegnata ho conosciuto Giusy, ricoverata accanto a me. Sin da subito c’è stata cordialità e rispetto tra noi. Lei si è aperta e in pochissimo mi ha raccontato la sua storia, come se sentisse di poterla donare senza che venisse sciupata ma piuttosto raccolta e accolta. Giusy o Giuseppina è nata in Campania, ad Ariano Irpino, ma la sua famiglia si è trasferita a Prato per lavoro quando lei aveva 11 anni e non ci ha mai più rimesso piede. Il suo accento è toscano. Si è sposata con Giuliano e dalla loro unione sono nati due figli, un maschio e una femmina a pochi mesi di distanza. Le piace molto viaggiare e finché i figli erano piccoli approfittavano per andare in vacanza con il camper che a lei piace tantissimo, infine però ci hanno dovuto rinunciare a causa dei troppi impegni scolastici e lavorativi. 

Mi ha anche raccontato della sua amata mamma alla quale hanno diagnosticato una malattia rara in tarda età: aveva 80 anni e questa le ha consumato a poco a poco tutti gli organi interni fino a spegnerla del tutto. È stata una vera sofferenza. Dopo di lei, anche i suoi figli, cresciuti, all’età di circa 20 anni hanno scoperto di avere il diabete ed è stato un trauma. Non si riusciva a comprenderne le ragioni; infine, un medico ha spiegato loro che hanno ereditato la malattia autoimmune della nonna, ma non la stessa, bensì un’altra, sempre autoimmune, appunto il diabete. Ora ci convivono entrambi e hanno accettato questa situazione, ma è stata dura. 

Giusy, nel frattempo, ha sofferto di altri piccoli e grandi disturbi per cui si è curata, in ultimo questo fastidioso e continuo mal di testa per cui si è sospettato un restringimento venoso e quindi si è reso necessario un esame angiografico. Grazie a Dio si rivelerà tutto nella norma e lei dovrà probabilmente imparare a convivere con questa cefalea trovando una cura adeguata. Grazie a Dio nulla di grave.

Ascoltare Giusy che si apre in modo così confidenziale mi fa pensare che davvero Gesù opera nella vita delle persone e le accompagna passo dopo passo… le prende per mano, le sostiene. Lei da piccola ha studiato dalle suore e riemergono i ricordi… Ora non è più tanto praticante, forse la fede si è un po’ assopita, chissà. Quando mi parla dei figli e le chiedo se sono sposati mi risponde che oggi non si usa più, che convivono. E lo dice con una punta di amarezza. Poi, con un sorriso, mi racconta di due piccioni che hanno scelto la sua terrazza per nidificare e hanno deposto un uovo dentro un cesto con una bellissima pianta fiorita. Un segno che la riempie di gioia e a me fa tenerezza anche perché tra poco festeggerà con suo marito l’anniversario di matrimonio, e questa è davvero una bella simpatica coincidenza!
Ecco dove ho visto Gesù, negli occhi e nelle parole di Giusy, nella sua voglia di confidarsi… nella fiducia nel donare quanto di più prezioso ha: la sua vita, a me, una monaca sconosciuta, lì, in quella stanza di ospedale. Gesù era presente tra noi, e Giusy lo ha capito per prima quando mi ha chiesto di pregare per lei e la sua famiglia; quando mi ha chiesto il numero di telefono e mi ha promesso che sarebbe venuta a trovarmi in monastero. 

Il giorno in cui lei è uscita per tornare a casa prima di me, si è commossa ed è stato bello. Ci salutiamo e le assicuro la preghiera come un dono prezioso sempre più raro…, lei lo sa perché ha gli occhi lucidi e mi ringrazia. Gesù agisce così, nella semplicità, nell’accoglienza, e continua a donare ai suoi figli la possibilità di riscoprire il suo amore. Nei giorni successivi mi ha telefonato più volte e mi ha mandato la foto di mamma piccione che imbocca il piccolo appena nato dentro il cesto pieno di meravigliosi fiori bianchi… sembra un anticipo dell’Ascensione.

Poi ho conosciuto Laura Paola, anche lei di Prato e sessantatreenne circa. Quando è arrivata in ospedale io ero già lì nella stanza, lei è stata accompagnata dai volontari della Misericordia e le faceva compagnia sua cognata infermiera. Sin da subito mi è parsa come una donna forte, tenace, ma allo stesso tempo dolce, attenta agli altri. Anche lei è stata immediatamente cordiale, rispettosa, desiderosa di poter comunicare; anzi, una delle prime cose che mi ha raccontato è stata che mentre era ricoverata altrove, aveva vicino una signora che purtroppo non riusciva a parlare e quindi erano stati giorni desolanti. Nei giorni insieme Laura Paola mi ha raccontato di sé, così, senza che io le chiedessi di farlo: è proprio il bisogno delle persone di affidare a qualcuno la propria vita! Anche lei mi ha detto di non essere credente ma che la sua mamma è molto molto devota della Madonna.

Laura insegna yoga da tanti anni insieme al suo ex marito, il quale fondò una grande palestra alla quale lei ha continuato a lavorare nonostante il divorzio. Hanno avuto due splendide figlie, Sara fisioterapista e Rita che lavora nel reparto di terapia intensiva al Careggi. Ora Laura ha un nuovo compagno, Maurizio, che da pochi giorni si è operato di Parkinson. Anche in lei vedo Gesù che entra, si avvicina, accarezza… vedo la Sua Opera di amore che agisce, che trasforma, che unisce. Una mattina Laura mi chiede di fare qualche esercizio di yoga con lei, acconsento, mi diverte… è un modo per dirle che ci sono, che la accolgo. Più tardi mi chiede di pregare insieme il rosario: tutto parte da lei. Resto estasiata nel contemplare quanto Gesù può compiere in noi e prendo tra le mani il rosario, comincio a dire: «Ave Maria…». Laura non sa o non ricorda come si recita, mi viene dietro, chiude gli occhi, congiunge le mani. Sembra una piccola bimba che si prepara alla prima comunione… E pensare che non crede… ma in quel momento la affido alla Mamma Celeste e sono sicura che lei crede più di me. Quando finiamo di pregare mi ringrazia e nella camera d’ospedale si respira un’aria di pace.

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Le hanno diagnosticato un cancro al cervello; stava bene quando d’improvviso ha iniziato ad avere dei movimenti bruschi ad un braccio, alla mano e a una gamba… tutto a causa del tumore. Grazie alla figlia e alla cognata che lavorano nell’ambito ospedaliero sono potuti intervenire subito ma la situazione si rivela immediatamente grave. Un giorno le dico che può trovare la forza nella pratica dello yoga, che lei come insegnante sa cosa intendo dire. Mi guarda e poi mi risponde che lo yoga sì aiuta, ma fino a un certo punto, che invece la mia scelta di consacrazione è un aiuto vero perché è qualcosa di alto, di sublime, di radicale.

«La tua scelta – continua – ti fa andare veramente oltre». In queste parole sento e trovo Gesù, è Lui che le pronuncia insieme a Laura Paola e che me le dona affinché si rafforzi in me la fede e io possa darne testimonianza, sentirla parlare così mi fa riflettere a lungo la sera; davvero dovevo ascoltare questa verità da una persona che si dichiara atea, insegnante di yoga, malata di cancro! Qui c’è Gesù. Che agisce, che cammina con noi, che semina, che ama. 

Mi piace soprattutto ascoltare e accogliere e Laura deve averlo capito se nei giorni successivi quando entrambe siamo fuori dall’ospedale mi scrive: «Sto ripensando ai tuoi insegnamenti silenziosi»… Per lei adesso sarà dura, dovrà affrontare questa malattia e la situazione è grave. Ma ha tanta forza Laura, e nonostante la sua vita così disgregata, ha saputo conservare in sé uno spiraglio di luce a cui attingere in questi momenti bui. Luce che è facile intravvedere nei suoi occhi, nel suo sorriso, nell’amore che ha per il creato. A casa ha piantato dei pomodori prima del ricovero e già pensa al raccolto; nei giorni successivi, il suo cane compare con lei nelle foto…

Laura Paola continua a chiamarmi, a scrivermi, e dice che è difficile trovare persone con cui condividere momenti di spiritualità. Il suo grazie è stato soprattutto per la pace e la serenità che ha visto in me nonostante la malattia e in sr Teresa che mi era accanto. Questo è uno dei frutti dello Spirito Santo e lei lo ha colto per prima, ancora un po’ acerbo… ma tra ”10 giorni” sarà maturo. Oggi, intanto, la sua ascensione è stata un tripudio di fiori alti due metri, coloratissimi e profumati: gli iris che l’hanno accolta in giardino, festosi, pronti a farsi raccogliere da questa piccola donna, malata, ma rinnovata dall’amore se ogni giorno mi chiede la preghiera a cui finora non credeva. È festa per lei oggi in cielo, è festa in terra, è festa nel mio cuore nell’ascoltare direttamente le sue parole che mi manda tramite un messaggio vocale: «Penso sempre al nostro incontro! Per me è stato molto importante, mi ha riavvicinato alla fede. Quale cosa meglio dell’esempio vissuto e toccato con le mani può convertire verso lo Spirito?! Vedi che questo cancro forse ha anche qualcosa di positivo… ma di sicuro porterà qualcosa di positivo! Intanto comincio a chiamarlo così come si deve chiamare». 

Più Pentecoste di questa? 40 giorni in cui Gesù l’ho visto, e io sono stata con Lui. Tante altre innumerevoli volte mi è passato accanto, mi ha trasformata, rinnovata, rinvigorita, ha dato sapore alla mia vita. E non smetterei mai di scrivere… e come potrei!

Mentre ero ospite dalle Benedettine a Firenze, in convalescenza, ho visto Gesù presente nel “cuore reso vivo” di suor Orsola, monaca di 80 anni, di Castel Fiorentino, monastero affiliato a questo poiché rimasto in numero di sole due monache. Sì, l’ho visto in lei Gesù, vivo, reale, presente. Sr Orsola si preparava a festeggiare i suoi 50 anni di vita monastica e ha desiderato con tutto il cuore organizzare una semplice ma bella celebrazione per lodare il Signore, per rendere grazie del Suo Amore, della Sua Fedeltà. 

Vederla così piccolina, gracile, vecchietta, ma allo stesso tempo così energica, forte, convinta, serena, audace, mi ha davvero commossa. Non solo! Riflettevo sul costante calo delle vocazioni, sulle nostre Comunità monastiche sempre più piccole. Oh! Se tante giovani e ragazze avessero potuto vedere, come me, sr Orsola in quei giorni di preparazione, così gioiosa, così piena di Spirito, preparare con cura, con arte, con amore, nella preghiera, tutta la celebrazione del suo 50°! Alla veneranda età di 80! Tutto da sola. Lei da sola ha preparato la celebrazione, persino scrivendo il salmo, musica compresa!

Ho visto Gesù in sr Orsola, il suo entusiasmo mi ha contagiata e una lode incessante è salita dal mio cuore fin sulle labbra e con lei ho ripetuto: «Nella vecchiaia, o Dio non abbandonarmi quando declinano le mie forze, non lasciarmi; finché io annunzi a tutte le generazioni le tue meraviglie» (Salmo 70). Sr Orsola ha vissuto la sua ascensione a Castel Fiorentino, coraggiosamente, ha celebrato la fedeltà di Dio nel suo monastero, ma circondata dalle monache di Firenze che già l’hanno accolta. A 80 anni lei è stata capace di unire la sua vita in un cantico d’amore tra passato e presente e di ricominciare senza indugio.

40 giorni con Gesù e ad ogni passo la sua presenza è sempre più forte, sempre più vicina. Ancora nel viaggio di ritorno più volte ho visto che il mio Signore mi istruiva e si prendeva cura di me e degli altri. In un autogrill una signora che già avevamo più volte incrociato, ci ha offerto cappuccini e paste gratis con un sorriso che ci ha trasmesso la tenerezza di Dio. In un’altra sosta una suora agostiniana ci è venuta incontro dicendoci che accompagnava dei bambini in gita da Voghera e che avendoci notate, volevano salutarci e conoscerci! Quale gioia poter offrire a quei bambini il nostro saluto di pace; una delicatezza di Gesù che certamente avrà sentito le nostre lamentele e il desiderio grande di poter parlare, incontrare i giovani, trasmettere loro la bellezza della consacrazione, di una vocazione monastica. Ed ecco Gesù si fa presente, ascolta, esaudisce… si avvicina a noi nella storia…, oggi, in un autogrill, davanti ad una classe in gita. Su quei volti leggo il suo amore e nel sorriso di quella suora la speranza che nutre lei come noi di una nuova prossima ascensione in cui quella luce splendente contagerà i giovani e gli farà scorgere la via che conduce a Gesù.

Di incontri ne abbiamo avuti altri, ma ne scriverò solo uno per concludere questa lunga riflessione. In un supermercato, prima del viaggio di ritorno, una coppia di lesbiche o forse prostitute che facevano la spesa come noi; gioiosamente, a modo loro. I nostri sguardi si incrociano, una mano sfiora la mia, delicatamente, c’è bisogno di contatto in un mondo liquido… poi però non basta. Aspetto. Infatti, si voltano e sempre in modo scherzoso, ma rispettoso, ci chiedono di pregare per loro: assicuriamo la preghiera. Si tranquillizzano. Sembrava una danza all’inizio, di sguardi, risate, voce alta, girotondo intorno al banco della frutta, fino ad avvicinarsi e poi di nuovo allontanarsi… una danza appunto. E quella richiesta di preghiera, come un canto.

Un’altra Ascensione? Anche in quelle due donne ho incontrato Gesù, in un supermercato, mentre loro e noi compravamo la frutta… è proprio il tempo della Pentecoste.

Sr Socorro osb 

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