4 maggio, convivere con la pandemia

Una ripartenza con molte cautele nella comunicazione del presidente del consiglio Conte sulle regole del nuovo Dpcm. Non è un invito a “rompere le righe”: resta il pericolo da contagio
Foto Presidenza del Consiglio

È lungo 70 pagine il decreto del presidente del consiglio che disciplina la riapertura progressiva delle attività a partire dal 4 maggio. Giuseppe Conte lo ha presentato per sommi capi nella consueta conferenza stampa serale che, stavolta, è arrivata domenica 26 aprile dopo aver sentito la super commissione Colao per la fase 2 e quella tecnico scientifica.

È legittimo da parte dei cittadini avere delle certezze, ma la prima evidenza ad emergere onestamente dal discorso di Conte è che non siamo nel periodo agognato del dopo virus ma «di convivenza per tutti con il virus» e quindi che «la curva del contagio potrà risalire in alcune aree del Paese. Dobbiamo dircelo chiaramente, questo rischio c’è», ha affermato.

Quindi, in qualsiasi caso di inversione di tendenza con ricomparsa dell’ascensione del numero dei contagi, le disposizioni decadranno immediatamente. Un equilibrio oggettivante instabile che non esime, comunque, l’esecutivo dal prendere delle decisioni.

Restano prioritarie le regole sulle distanze di sicurezza e l’uso dei dispositivi di sicurezza individuali. Aspetti costanti per un tempo oggettivamente indefinibile della nuova quotidianità fatta di mascherine, guanti e regole di sanificazione personale e collettiva. Un nuovo mondo che sembra ancora appartenere ad uno scenario fantascientifico.

Le mascherine chirurgiche saranno calmierate al prezzo massimo di 0,5 euro. Viene ribadito l’obbligo di indossarle sui mezzi pubblici di trasporto rispettando le distanze di sicurezza. Norma comprensibile ma difficile da applicare in contesti congestionati come le grandi città, a partire dalla situazione caotica che affligge da tempo l’intera area metropolitana della Capitale.

Con il mese di maggio il Belpaese inizia, in tempi normali, ad attrarre milioni di turisti per la ricchezza del paesaggio naturale, artistico e per un clima invidiabile da gran parte del pianeta.  Quest’anno,invece, anche i residenti potranno, in base al dpcm, spostarsi solo all’interno della propria regione «solo per motivi di lavoro, di salute, necessità o visita ai parenti».  Mentre gli spostamenti fuori dalla propria regione di residenza saranno «consentiti per motivi di lavoro, di salute, di urgenza e per il rientro presso propria abitazione».

Disposizioni che presuppongono uno spiegamento massiccio di controlli, anche se, in gran parte, gli italiani hanno dimostrato insospettabili doti di autodisciplina.

Serviranno disposizioni univoche, molto chiare e comprensibili per evitare un effetto di massa da “rompete le righe” dopo 2 mesi di lockdown.

Ad ogni buon fine, è confermata la chiusura delle scuole fino a settembre. Un periodo abbastanza lungo che non permette tuttavia di risolvere i problemi strutturali e pre esistenti come la carenza delle strutture adeguate, la formazione delle cosiddette “classi pollaio”, ecc. anche immaginando il ricorso ai doppi o tripli turni delle classi già sperimentati al tempo della generazione babyboomers degli anni ‘50 e ’60.

Sempre dal 4 maggio, riprenderanno «le attività manifatturiere, di costruzioni, di intermediazione immobiliare e il commercio all’ingrosso». Imprese già preavvertite perché già dal 27 aprile sono previste le «operazioni propedeutiche alla riapertura come la sanificazione degli ambienti e per la sicurezza dei lavoratori». Il commercio al dettaglio dovrebbe riaprire invece l’11 maggio.

Per la ristorazione non è ancora prevista la riapertura, ipotizzata come per i bar al 18 maggio, ma la possibilità del «ritiro del pasto da consumare a casa o in ufficio», oltre alla  consegna a domicilio, già consentita con l’esposizione diretta in queste settimane dei fattorini del cibo (rider) che merita approfondire con articolo a parte.

Sulla partecipazione alle cerimonie religiose il presidente del Consiglio ha rimandato ad ulteriori comunicazioni, prendendo in  considerazione solo  i funerali prevedendo regole rigide di partecipazione fino a 15 persone tra parenti di primo e secondo grado. Un rinvio stigmatizzato dalla Cei con un duro comunicato che avrà, probabilmente, l’effetto di affrettare la disposizione di nuove norme specifiche per tutte le confessioni religiose.

Nella conferenza stampa ha trovato spazio anche la citazione delle regole di «accesso ai parchi pubblici» che dovrà avvenire «rispettando la distanza e regolando gli ingressi alle aree gioco per bambini». Disposizioni applicabili solo nel caso in cui i sindaci siano in grado di «far rispettare le norme di sicurezza», aprendo le porte ad una valutazione che resta in capo all’ente locale.  Per le attività sportive si consente di effettuare «sessioni di allenamento a porte chiuse degli atleti di sport individuali».

Si tratta sempre, e in generale, di attività consentite e sottoposte a controllo di merito. A partire dall’accenno alla prescrizione, nota e ribadita, «di restare a casa e avvertire il proprio medico» rivolta a tutti coloro che hanno «la  febbre sopra i 37.5 gradi e sintomatologie respiratorie».

Conte ha, infine, fatto riferimento al nuovo decreto (denominato finora di “aprile” ma probabilmente di “maggio”) che metterà in campo 55 miliardi di euro per rispondere all’emergenza sanitaria ed economica che ha colpito il nostro Paese. Spese autorizzate a livello europeo, per l’allentamento dei vincoli prestabiliti del patto di stabilità, ma che dovranno essere finanziate in maniera tale da non gravare sul nostro debito pubblico per non dover, in un futuro ravvicinato, rovesciare il peso, con tagli a sanità e welfare, sugli italiani già colpiti pesantemente dalle conseguenze della pandemia. Ed è questo il fronte più difficile che il governo deve affrontare a maggio.

La comunicazione di Conte ha, infine, snocciolato i numeri degli interventi già effettuati per sostenere lavoratori, imprese e famiglie, premettendo di essere ben consapevole delle anomalie e ritardi che andranno corretti in corso d’opera: «L’Inps ha accolto 109.000 domande in più di reddito e pensione di cittadinanza, 78.000 domande per il bonus baby-sitting e 273.000 per quanto riguarda i congedi straordinari per le famiglie. Inoltre al momento sono stati liquidati quasi 3,5 milioni di richieste per il bonus da € 600 per autonomi, cococo, professionisti,  agricoli e lavoratori dello spettacolo, per un totale di 11 milioni di domande calcolando anche quelle per la cassa integrazione».

I primi commenti sul dpcm del 26 marzo tendono a sottolineare le carenze e le assenze della normativa. I settori sociali premono da ogni parte e i presidenti delle Regioni, a cominciare da Lombardia e Veneto senza scordare la Campania, tendono ad interpretare in maniera estensiva la loro autonomia decisionale con effetti di disallineamento e scoordinamento con il governo nazionale. Elementi che ostacolano la dovuta chiarezza richiesta in questa fase delicatissima che sta attraversando il nostro Paese.

Si rimanda per completezza di informazione al testo integrale del Dpcm e all’area delle risposte alle domande più frequenti raggiungibile direttamente sul sito della presidenza del Consiglio.

 

 

 

 

 

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