Ogni giorno è nuovo

È il messaggio dell’ultimo film di Wim Wenders, Perfect days. Un capolavoro.
Il regista Wim Weders alla presentazione del film "Perfect days" al Festival di Cannes. Foto Ansa/ EPA/GUILLAUME HORCAJUELO

Wenders è tornato con una storia di una semplicità disarmante. E perciò più vera ed autentica, presentata in concorso a Cannes e ora in corsa per gli Oscar. Hirayama è un impiegato delle pulizie nei bagni pubblici a Tokio. È un uomo cortese, di poche parole, abitudinario. Ogni mattina si alza presto, ordina la sua piccola ma pulita casa, osserva stupito l’aurora che rosseggia sopra l’immensa Tokyo – scena di assoluta poesia – e con il sorriso negli occhi e la pace nell’animo va al lavoro. C’è un giovane che lo aiuta, un chiacchierone pigro e innamorato, ma l’uomo non lo rimprovera, lavora in modo perfetto, i bagni sono trasparenti.

Poi, la pausa pranzo al giardino pubblico ad osservare e a fotografare gli alberi mossi dal vento: si incanta davanti ad essi, sono i suoi amici. Terminato il lavoro, a casa, mangia, legge libri, e ascolta le canzoni di Patty Smith, Lou Reed, Nina Simone, Otis Redding.

Tokio è una città supermoderna, piena di luci e di grattacieli, di acque e di gente di corsa, lui non la vede. Lavora, pensa, legge ed ogni giorno trova frammenti di bellezza nella gente che incontra: una ragazza che legge al parco, una vecchia col gatto, un uomo che fa stranezze, i clienti nei bagni, un bambino che si è perduto e che ridà alla madre – senza ricevere un”grazie” mentre il piccolo lo saluta -, la gente in un piccolo bar, il suo giardino in casa fatto di vasi con le piante che trova al parco.

Non c’è monotonia nella sua vita, solo ordine e pace. Finché gli capita improvvisamente una nipote fuggita dalla madre, lui la accoglie, diventano amici, le dà lezioni di vita. Alle spalle certo ci sono passate tensioni familiari che rinascono quando la madre,sua sorella arricchita, torna a riprendere la figlia: egli la perdona, ritorna alla sua vita.

Difficile non amare un lavoro tanto poetico e gentile, discreto e rumoroso, perché gli occhi di Hirayama parlano, eccome. Il regista segue con mano leggera lo scorrere dei giorni e delle ore in un eterno presente di scoperta di bellezze che egli fotografa prima di tutto nel cuore, giorno dopo giorno, pur conoscendo il dolore degli altri e il suo nascosto.

L’attore Koji Yakusho è fenomenale, fa vibrare il personaggio senza parlare, diventa protagonista di un racconto lineare delicatissimo, formato da tasselli di un mosaico di vita luminoso, incantato. È l’incanto che muove la vita di quest’uomo, così in contrasto con la civiltà del “fare” attuale, dimentica dell’essenziale. Il film scorre preciso e senza agitazione, regala un senso di pace in un ritratto di umanità gentile, disinteressata, che trova nelle piccole cose la bellezza. Saremo ancora capaci di sorprenderci ogni giorno? È la domanda di Wenders, rivelata in un racconto di pura poesia e di grande cinema. Da non perdere.

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