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Italia > Noi due

I patti che consolidano la coppia

di Lucia Coco

- Fonte: Città Nuova

Alla base delle relazioni ci sono un patto dichiarato e uno segreto: la loro armonia è necessaria per la riuscita del rapporto.

“Quando ci siamo sposati io non immaginavo che sarebbe andata così”, dice Roberto. “Anche per me è stato scoprire aspetti nuovi e sconosciuti di te”, risponde Serena. Quando due persone decidono di formare una coppia in realtà sono consapevoli solo in parte dei meccanismi che li guidano nella reciproca attrazione e nella scelta condivisa di unire le loro vite.

Esiste infatti un cosiddetto patto dichiarato e un cosiddetto patto segreto che si nutre di bisogni, desideri, timori, aspettative, modelli di comportamento appresi e molto altro. Il patto dichiarato, detto anche esplicito, è una dichiarazione di impegno nella relazione, formulata esplicitamente e pubblicamente. Il patto esplicito, però, non si esaurisce nella dichiarazione di impegno, ma viene sostenuto dal patto segreto, che è il frutto di una commistione tra il conscio e l’inconscio di ogni membro della coppia, è un intreccio inconsapevole, su base affettiva, della scelta reciproca.

La natura di tale patto trova origine nella storia personale dei partner e nei modelli genitoriali di provenienza. È come avere a che fare con un iceberg: quella che emerge è la parte consapevole del patto, la parte nascosta dell’iceberg rappresenta la parte più grande: tutto ciò che i due partner portano con sé come dote all’altro quando decidono di costruire una coppia in maniera spesso totalmente inconsapevole.

Fatto sta che questa parte sommersa dell’iceberg prima o poi fa capolino e così emergono differenze di stile di vita, di concezioni differenti rispetto per esempio alla gestione del denaro, all’educazione dei figli, al peso attribuito al lavoro, alla gestione del tempo libero e così via… A quel punto è fisiologico che si vivano momenti di difficoltà. Può capitare infatti che alcune coppie abbiano un patto dichiarato formale ed uno segreto impraticabile. Oppure, altre coppie potrebbero avere un patto dichiarato fragile e quello segreto rigido.

Lo psicologo Vittorio Cigoli sottolinea che il patto segreto può considerarsi riuscito (o praticabile) in due casi: “quando i partner, incontrandosi, riescono a soddisfare i bisogni affettivi reciproci e quando il patto è flessibile e può essere rilanciato e riformulato al mutare dei bisogni e delle aspettative lungo l’arco della vita. Si definisce invece impraticabile quel patto in cui i bisogni dei partner vengono sistematicamente disattesi, attaccando il legame in modo devastante, o anche quando i partner non sono in grado di rilanciare il patto nell’evoluzione dei bisogni reciproci, per cui anche se in passato c’è stato uno scambio profondo, adesso non riescono a darsi più niente”.

Può quindi accadere che a causa di questa inconciliabilità tra patto dichiarato e patto segreto si arrivi a infrangere il patto e la fine di esso può manifestarsi con queste diverse tipologie:
1) Fallimento dell’incastro: i partner danno per scontato il patto dichiarato, ma non riescono a far incontrare il patto segreto e ciò avviene perché ognuno cerca di imporre all’altro il proprio bisogno e perché l’altro è tale solo se soddisfa le proprie necessità affettive. Lo psicologo Clive Wynne parla di mancanza di mutualità in queste coppie, cioè dell’incapacità di  tenersi per mano nell’affrontare un compito comune. “Io ho bisogno che lei si occupi dei figli e si faccia carico della vita domestica da sola perché io occupo un posto di dirigente – spiega – e il lavoro assorbe tutte le mie giornate”.

2) Esaurimento del compito assegnato al legame: la fine della relazione avviene per esaurimento del compito e per impossibilità a rilanciare il patto segreto. Come se una volta raggiunto l’obiettivo reciproco, il patto si sgonfiasse perdendo di slancio e la coppia non fosse più in grado di rilanciarlo. “Sento – afferma Luisa – che non abbiamo più nulla da dirci, abbiamo sistemato i nostri figli e ora il nostro stare insieme non ha più senso”.

3) Avvenimento sconcertante: può avvenire a ridosso dell’attesa di un figlio, in quanto l’inserimento di un terzo elemento nella relazione può far saltare il patto: l’uomo può sentire rompersi l’equilibrio che lo vede al centro del legame, mentre la donna si dedica esclusivamente alla cura devota del figlio. Può anche accadere che un membro della coppia manifesti all’altro, con la nascita di un figlio, aspetti di sé totalmente sconosciuti. L’avvenimento sconcertante riguarda anche l’incontro di uno dei due partner con una persona terza rispetto alla coppia che non sia il figlio. “Da quando è nato nostro figlio – dice Giovanni – io non esisto più per lei, mi sembra di essere stato usato per farla diventare madre e ora non servo più”.

4) Debolezza di pattuizione: il patto dichiarato è poco investito perché si dà più valore alle emozioni e alla ricerca della propria felicità. In questa tipologia basta l’attribuzione all’altro di qualche difetto perché il patto salti. Francesca  commenta: “Io non sento più niente per lui, non mi dà più emozioni e quindi voglio cercarle altrove e poi non sopporto più la sua pigrizia”.

La condizione ottimale, come dice ancora Cigoli, sarebbe per la coppia avere un patto dichiarato assunto ed un patto segreto praticabile che confluiscono l’uno nell’altro. Insomma, “affinché la relazione si sviluppi occorre che ciascun membro della coppia sappia prendersi cura dell’altro, sappia “uscire da una prospettiva autoreferenziale” e abbia un obiettivo da raggiungere, un progetto significativo che dà senso alla relazione stessa, “intesa come profonda condivisione e non come mera vicinanza fra due individui che portano avanti ciascuno la propria vita”.

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