Inaugurato in Niger il più grande oleodotto africano

Lungo quasi 2 mila km, il nuovo oleodotto del Niger consentirà di aumentare di cinque volte la produzione di petrolio collegando i nuovi giacimenti dell’Agadem Rift Basin con un terminal del confinante Benin.
Niamey, capitale del Niger. Foto di Roland, https://www.flickr.com/photos/rolandh/6246514938/, CC BY-SA 2.0, Wikimedia Commons

L’oleodotto lungo 2 mila km tra il Niger e il Benin, inaugurato il 1° novembre 2023 dal primo ministro nigerino Ali Mahaman Lamine Zeine, è il più lungo dell’Africa. Secondo le proiezioni ufficiali, nel 2026 trasporterà 200 mila barili al giorno.

“Le risorse risultanti dallo sfruttamento (…) saranno destinate esclusivamente a garantire la sovranità e lo sviluppo del nostro Paese sulla base di un’equa ripartizione tra le popolazioni”, ha dichiarato il primo ministro durante la cerimonia di inaugurazione. Infatti, l’importanza delle risorse generate per un singolo settore aumenta notevolmente i rischi di corruzione.

L’oleodotto è opera della West African Oil Pipeline Company (Wapco), una società con sede ad Accra, in Ghana. È costato tra i 2,5 e i 3 miliardi di dollari ed è stato finanziato da una combinazione di fondi pubblici e privati.

Trasporterà il greggio dai giacimenti petroliferi del Sud-Est al Benin fino al porto di Sèmè. Con il continuo crollo delle entrate derivanti dall’uranio, di cui il Niger è un grande produttore, il Paese punta sull’oro nero per aumentare il proprio bilancio, gran parte del quale viene investito nella lotta contro i gruppi jihadisti nel Sud, Est e Ovest.

Tuttavia, i confini tra Niger e Benin sono chiusi a seguito delle pesanti sanzioni regionali imposte dopo il colpo di stato da parte della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas). Per ora, il Benin afferma che l’oleodotto del Niger non è interessato dalle sanzioni imposte in seguito al colpo di stato. Il Niger prevede di aumentare la quota del petrolio nel suo Pil al 25%.

Con questa infrastruttura da 6 miliardi di dollari, il Niger intende rafforzare la sua posizione nella cerchia dei Paesi produttori di petrolio. Ufficialmente le riserve petrolifere “si aggirano intorno ai 2 miliardi di barili”.

Nel 2022, le autorità nigerine hanno stimato che le esportazioni dovrebbero “generare un quarto del Pil del paese” (più di 13,6 miliardi di dollari nel 2020 secondo la Banca Mondiale) e “circa il 50% delle entrate fiscali del Niger”. Mentre si prevedeva che la crescita del Pil avrebbe raggiunto il 6% nel 2023, sostenuta dalle previste esportazioni di petrolio, potrebbe invece scendere al 2,3% “se le sanzioni internazionali continueranno fino alla fine dell’anno”, stima la Banca Mondiale.

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