Una festa della Nuova Umanità!

L’apertura del percorso dei gruppi di Darsi Pace avverrà, quest’anno, a Palermo, con uno straordinario evento il 27 ottobre al Don Bosco Ranchibile. Abbiamo intervistato Lia Riggi, referente siciliana del Movimento
Marco Guzzi (foto dalla pagina Facebook di Darsi pace)

Venerdì, 27 Ottobre 2023, presso l’Istituto salesiano Don Bosco Ranchibile, di via Libertà 199, a Palermo, avrà vita il primo incontro annuale di “Darsi Pace”, il movimento retto dal poeta, filosofo Marco Guzzi. L’evento, libero e gratuito, durerà dalle 17,30 alle 20, e segnerà l’inizio di un nuovo ciclo, “le Feste della Nuova Umanità” che riguarderà varie città. A favore di quanti vorrebbero saperne di più, abbiamo intervistato la referente siciliana, Lia Rizzi.

Chi è, intanto, Lia Rizzi?

«Io non so i nomi, io non so i nomi, svengo e dico mano, e dico cuore e onda e dico luce, e dico Sole e cardo e dico: pergola del glicine, respira!» (cit. Marco Guzzi). Vorrei presentarmi citando questo verso, perché diverso è il mio nome rispetto a 7 anni fa, quando ho iniziato il percorso in Darsi Pace: oggi esso vive il respiro della pergola del glicine. Sono Lia Riggi, avvocato. Sposata con Gianluigi da più di 30 anni, abbiamo 5 figlie.

Quando ha conosciuto Darsi Pace?

Ho conosciuto Darsi Pace in un momento di assoluto vuoto, dato dalla consapevolezza che quella fede alla quale avevo aderito in maniera radicale all’età di 21 anni, nel momento di maggiore difficoltà si è rivelata sterile, impotente. Volevo fuggire verso il Cielo, eppure sentivo il mio corpo come un ostacolo. In Darsi Pace il nostro sentire fisico è al centro di ogni azione.

Perché e quando ha cominciato a prodigarsi per il Movimento Darsi Pace?

Dopo aver completato il triennio, ho sentito forte il desiderio di avere una formazione che non fosse solo quella che ricerchiamo con il nostro percorso personale, ma specifica e di accompagnamento ad altri praticanti. Questo è il quarto anno di formazione e ho scoperto come alla base del nostro lavoro sia necessaria una specifica vocazione, una chiamata al dono di sé.

All’interno dello stesso è un tutor, cosa significa?

Uno dei criteri portanti del nostro Movimento, è che nessuno debba essere lasciato solo. Se da un lato rispettiamo il praticante non facendo mai domande se e come segue il suo percorso, dall’altro ci rendiamo disponibili per sostenerlo in qualsiasi necessità (uno sfogo, problemi personali). Tutti noi tutor facciamo un esercizio importante: impariamo ad ascoltare senza sovrapporci. Aiutiamo nella specificità della problematica esposta, rispettando il tempo di crescita iniziatica di ciascuno.

Darsi Pace dà vita a dei percorsi annuali, di studio o confronto, o entrambe le cose? Com’è articolato il triennio di cui accennava?

Il percorso di Darsi Pace è articolato in un triennio di base e due di approfondimento: Per Donarsi e Imparare ad Amare. Si parte dalla considerazione che ciascuno di noi vive ordinariamente in uno stato di scissione: vi è, cioè, uno scompenso tra il suo sentire interiore e ciò che dice o compie. Questa scissione si riflette nella sua sfera d’azione personale, familiare e sociale. Lavorare su questo stato significa riequilibrare i vari livelli.

Cioè?

Nel primo anno si passa dall’io egoico bellico all’io in conversione. Ci si incomincia a guardare dentro. Nel secondo anno ci si apre agli altri e anche, se lo si vuole, a una dimensione di fede. È l’io in relazione. Il terzo anno questo processo si compie nella maturità della relazione, quella con il Cristo. Ad aiuto e supporto degli incontri principali che si svolgono presso l’Ateneo Salesiano in Roma, vi sono degli incontri on line e in presenza a livello regionale, e dei siti riservati, uno per ciascuna annualità, a cui il praticante può accedere attraverso una password da noi fornita.

Il percorso conduce a una scelta di fede cristiana o resta aperto?

L’esperienza sarà di una nuova maturità, non si aderisce ad un credo.

Quali gli strumenti di lavori?

Strumenti di lavoro sono lo studio mirato, la pratica meditativa e gli esercizi di auto-conoscimento. Durante gli incontri svolti a Roma, a livello regionale e nell’accesso ai siti riservati chiunque può liberamente intervenire e confrontarsi. Ma deve esse una libera scelta. Non forziamo mai nessuno.

Possiamo, ora, chiederle: chi è Marco Guzzi?

Marco Guzzi ha una sua particolare biografia: filosofo, laureato in legge, una esperienza come conduttore radiofonico Rai. Da sempre appassionato ricercatore delle verità che abitano l’essere umano, ha dato un significato preminente alla “Parola” come fondante di ogni realtà. Non il chiacchiericcio del mondo, ma una parola data, un pensiero pensante.

Com’è avvenuta “la sua folgorazione sulla via di Damasco”, la sua chiamata?

La sua conversione è stata una resa come dice spesso, “obtorto collo”.  Dopo anni di studio, è arrivato alla conclusione che la pienezza dell’uomo può essere data solo da una Parola incarnata e assoluta. E quindi da Gesù. Con onestà intellettuale e dopo un lungo periodo di distanza dal cristianesimo ha iniziato la strada del ritorno.

Quando ha fondato i gruppi “Darsi Pace”?

Dopo una fase particolarmente travagliata, nel 1999.

Quale messaggio vi preme veicolare, oggi?

Quanto sia importante fare un percorso di trasformazione interiore, affinché il nostro stato d’animo, se angosciato e oppresso, possa, con pratiche concrete e fattibili, che richiedono impegno, volontà e costanza, fare esperienza di un pace interiore dove lo sguardo su di noi e il mondo cambia. Possiamo così scoprire delle qualità che non pensavamo di avere e divenire aperti a ricevere uno Spirito che rende possibile l’impossibile.

Cosa si augura Guzzi e vi augurate tutti voi aderenti?

Ci auguriamo che questi tempi, così difficili e travagliati, portino anche la consapevolezza che il gioco è aperto. Noi possiamo e vogliamo fare una rivoluzione gioiosa, pacifica e festosa. Adesso.

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