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La siccità fa paura

di Lorenzo Russo

- Fonte: Città Nuova

Il tasso di siccità nel mondo è il più alto da 30 anni. È quanto emerge dal secondo rapporto dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale sullo stato delle risorse idriche globali

Siccità C(AP Photo/Eric Gay, File)

La graduale desertificazione che sta cambiando il nostro pianeta è sempre più evidente. Secondo il report dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale nel 2022 gran parte del mondo ha dovuto fronteggiare condizioni di siccità mai registrati dagli anni ‘90. Quasi il 40% dei territori esaminati soffre di condizioni più secche del normale. Tra i dati riportati ci sono quelli sul tasso di deflusso dei fiumi, sui livelli delle acque sotterranee, sull’umidità del suolo, sull’evaporazione. Tuttavia la generazione della base dei dati stessi e problematica perché attualmente non sono disponibili statistiche globali sufficienti.

Sappiamo con certezza che la Francia è in sofferenza a causa delle scarse precipitazioni con conseguenti difficoltà nel fornire il raffreddamento necessario alle centrali nucleari.

Il Sud America sta sperimentando gravi condizioni di siccità mentre nonostante l’aumento delle piogge, i livelli delle acque sotterranee nell’importante bacino di Murray-Darling in Australia ha continuato a scendere al di sotto della norma.

Nel Mediterraneo l’anticiclone africano è il vero regista del cambiamento climatico. Lo abbiamo notato in questi caldi giorni di settembre e ottobre ma anche in tutto il periodo estivo. L’Italia infatti ha vissuto lunghe settimane soleggiate e molto calde durante il periodo estivo, ben oltre quello che dovrebbe essere la durata dell’estate nel nostro Paese. Nonostante alcuni violenti temporali, l’anticiclone africano ha provocato fasi siccitose molto preoccupanti che si ripercuoteranno anche nei mesi autunnali e invernali.

L’allarme di Coldiretti

È preoccupata anche l’organizzazione sindacale che opera nel settore agricolo, ittico e agroalimentare. «Il maltempo si abbatte sull’Italia in un 2023 che si classifica fino ad ora al primo posto tra i più caldi mai registrati nel Pianeta con la temperatura sulla superficie della terra e degli oceani addirittura superiore di 1,1 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo».

È quanto emerge dall’analisi Coldiretti in occasione dell’allerta meteo di autunno, sulla base delle elaborazioni dei dati relativi ai primi nove mesi del 2023 della banca dati Noaa, il National Climatic Data Centre che registra le temperature mondiali dal 1850.

In particolare il 2023 si posiziona in Italia al secondo posto tra gli anni più caldi dal 1800. «Quest’anno – continua Coldiretti – è stato segnato prima da una grave siccità che ha compromesso le coltivazioni in campo e poi per alcuni mesi dal moltiplicarsi di eventi meteo estremi, precipitazioni abbondanti che si sono alternati al caldo torrido. Un’annata nera per l’agricoltura italiana con danni che, tra coltivazioni e infrastrutture, supereranno i 6 miliardi dello scorso anno con un taglio del 10% della produzione di grano, del 60% per le ciliegie e del 63% delle pere, mentre il raccolto di miele è sceso del 70% rispetto allo scorso anno e un calo anche per il pomodoro e per la vendemmia (-12%)».

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