Somnole. Danzando tra il sonno e la veglia
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Ci vuole un surplus di talento artistico, di inventiva e resistenza fisica per ricercare inedite forme di danza. E Boris Charmatz lo possiede. Impegna bocca e cassa toracica nell’elaborazione del suono, il suo bellissimo assolo Somnole (al Teatro Argentina per il festival Romaeuropa). Il 50enne coreografo e danzatore francese (da poco chiamato alla guida del Tanztheater Wuppertal), fischiando quasi ininterrottamente per circa un’ora, respirando e inspirando, autogenera la colonna sonora della sua performance.
![Somnole](https://www.cittanuova.it/wp-content/uploads/2023/10/Somnole-di-Boris-Charmatz-Ph-Marc_domage-2-300x198.jpg)
Creato nella solitudine del confino pandemico del 2020, Somnole nasce dal desiderio di esplorare lo stato di sonnolenza, «…quegli stati di latenza, il letargo e la sua fine, la risacca dei sogni ad occhi aperti e l’urlo del risveglio». Charmatz entra a occhi chiusi, piedi scalzi e torso nudo, con una fantasiosa gonnella che gli cinge la vita. Si muove inizialmente come un sonnambulo, alzando le braccia. Poi inizia a sognare a occhi aperti in un crescendo di movimenti, di gesti, di azioni non lineari dettati, a tratti, dai motivi musicali fischiati, alcuni dei quali riconoscibili – Il buono, il brutto e il cattivo di Moricone, Summertime di Gershwin, e The Pink Panther, Birdsongs, Stormy Weather, e poi Sinatra, Bach, Haendel… –.
![Somnole](https://www.cittanuova.it/wp-content/uploads/2023/10/Somnole-di-Boris-Charmatz-Ph-Marc_domage-3-300x200.jpg)
È un archivio dell’inconscio, di gesti e memoria, quello che la mente del danzatore elabora e fa affiorare durante lo stadio di intorpidimento, tra il sonno e la veglia, quando il corpo prende vita. Ricordi, desideri e sogni che Charmatz esprime con una danza intima, languida, furiosa, tenera, trattenuta, incontrollata, e con salti, port de bras, pirouette, stando in equilibrio su un gomito a terra, rannicchiato, steso, gattonando, roteando, mentre emette fischi, gorgheggi, trilli, gargarismi, sibili, fino a fischiare rumorosamente in segno di rivolta. In questa dimensione onirica si trovano spazi di più intensa intimità, come il lento indicare con il braccio alzato e il dito puntato cercando qualcuno in platea per poi avvicinarsi ad uno spettatore invitandolo ad un fugace, lento, dolcissimo ballo.
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