Il 25 aprile e la Costituzione

A Ranica, piccolo centro della bergamasca, un’iniziativa interessante che coinvolge i bambini e gli adulti, gli insegnanti e l’amministrazione comunale. Il commento del prof. Ivo Lizzola, docente di Pedagogia sociale presso l’Università degli studi di Bergamo
Foto LaPresse/ Claudio Furlan 25 Aprile 2019, Milano, presso il Campo 64 del Cimitero Maggiore

I bimbi di Ranica, piccolo centro alle porte di Bergamo, per il 25 aprile hanno partecipato con adulti e insegnanti alla registrazione della lettura degli articoli della Costituzione come regalo ai grandi del loro paese. L’iniziativa è promossa dal Gruppo di lettura (che organizza ogni mese eventi in libreria) e dall’amministrazione comunale. Hanno coinvolto insegnanti e bambini, ma anche adulti e anziani. Ognuno ha registrato e inviato lettura e piccoli commenti. Il Gruppo sta montando e corredando con musica il video che sarà messo sul sito del Comune il 25 aprile, mentre la sindaca con alcuni cittadini (circa 15/20), ben distanziati e con mascherina, daranno vita al corteo tradizionale, e porteranno fiori al monumento. Mi è stato chiesto un commento.

Il presidente della repubblica Enrico De Nicola firma la costituzione italiana alla presenza di Alcide De Gasperi e Umberto Terracini.
Il presidente della repubblica Enrico De Nicola firma la costituzione italiana alla presenza di Alcide De Gasperi e Umberto Terracini.

Han discusso tanto, per tanti mesi, uomini e donne, giovani molti, più adulti altri. Venivano da storie differenti, solcate dalla guerra, anche molto dure e sofferte: di resistenza in montagna, o nei cuori e nelle menti; alcune dai campi di prigionia; altre da silenzi e da maturazioni dopo le illusioni.

Portavano idee diverse sul futuro dell’Italia e del mondo, e diversi erano i valori che ritenevano decisivi per disegnare la nuova convivenza.

Ma la loro convivenza era ricca di passione, piena della sete di libertà trattenuta per tanto tempo, e di amore per la vita, gli incontri, e per la giustizia, la partecipazione, il confronto. Intrecciarono i valori nel desiderio di costruzione, di rinascita: lo dovevano a chi aveva versato tante lacrime, a chi non c’era più.

Avevano in mente il futuro di figli e figlie dei nipoti, e volevano scrivere una Carta col meglio di quel che avevan ricevuto e soprattutto come promessa di vita buona, di vita comune per chi nasceva e si avviava a crescere.

Ci hanno impegnato le vite loro, come fa chi promette sul serio. E hanno impegnato anche quelle di chi veniva, disegnando un bellissimo intreccio tra diritti per ognuno e obblighi verso gli altri, tra spazi garantiti e legami da coltivare, tra creazioni e imprese possibili e cooperazioni e associazioni. Una Carta per una danza, come quelle della primavera. Le danze di ogni aprile, quando la natura rifiorisce e sussulta, e pare che tutto respiri e sia pieno di abbracci. E tutto sia di nuovo donato.

Il risveglio e la germinazione, le riseminature di tanti sogni e desideri buoni, così presenti anche nell’aprile, il 25, che segnava una soglia. La Carta ne era un gran bel frutto. Erano così tanti, così diversi, ma erano appassionati, pensavano ad aprire e a pulire il futuro di altri!

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Che desiderio di festa abbiamo dentro! Ogni azzurro del cielo, ogni brezza e calore del sole lo risvegliano. La festa ci rende umani: la festa è gratuità, incontro aperto, semplicità, fiducia, danza, canto, perdono. La festa è gratitudine e gioia per il solo fatto di essere, e di essere insieme, senza contrasto, riserva, interesse e convenienza. È condividere, offrire, accogliere doni e offerte, è gioco. È sorriso: nel sorriso noi ci esponiamo con fiducia, e la diamo. Bellissimo il sorriso!

La festa è lode, sì: una gioiosa preghiera di lode, anche molto laica.

Certo, questa festa, non quella dello stordimento consumistico, del frastuono, della eccitazione dei sensi estrema e fine a se stessa. La festa della vita, delle generazioni, delle amicizie e degli amori.

La festa è un augurio di mondo. Nella festa coltiviamo la speranza nell’uomo. In questi giorni “stretti”, di “distanza”, di raccoglimento possiamo riandare a vivere dentro di noi le immagini, i rumori, le musiche, gli sguardi, i sorrisi delle feste più belle della nostra vita: con calma, risentendole in cuore, riassaporandole. Con gratitudine. Come una preghiera preziosissima, nonostante tutto. La preghiera del sorriso!

 

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