Terremoto a Napoli, parola al geologo

La terra ha tremato in Campania. Non pare ancora un rischio imminente l’eruzione del vulcano dei Campi Flegrei. Va, ugualmente, preparandosi il piano d’evacuazione, che deve sempre attenersi alle indicazioni delle fonti ufficiali di protezione civile. Parola al geologo Lorenzo Benedetto
(Foto Donar Reiskoffer)

Una scossa di terremoto, registrata con magnitudo 4.0, ha messo in trepidazione, giorno 2 ottobre, varie zone, e soprattutto l’epicentro, di Napoli. Molte persone hanno dormito per strada, altre hanno cercato di trasferirsi dai parenti, dopo aver guardato, con timore, ai propri edifici, chiedendosi se fossero antisismici. Va, in aggiunta, preparandosi un piano dell’esodo della città, per il pericolo eruzione dell’antico vulcano situato nei Campi Flegrei, una vasta area nel golfo di Pozzuoli. Abbiamo chiesto al geologo Lorenzo Benedetto, vicepresidente della Struttura tecnica nazionale degli ordini e dei collegi professionali di supporto alla Protezione civile, notizie più accurate.

 

Dottor Benedetto, che evoluzioni geofisiche state riscontrando, dopo la forte scossa nei distretti di Napoli?

Come sappiamo, nell’area dei Campi Flegrei, in particolare a Pozzuoli, è in atto il fenomeno del “bradisismo”, che letteralmente significa movimento lento del suolo, caratterizzato, appunto, dal suo sollevamento e abbassamento. Dal 2005 è in atto una fase di sollevamento che ha portato ad un innalzamento complessivo del suolo di circa 113 cm, e che è la causa dei diversi sismi accaduti. Dopo il sisma del 2 ottobre che lei richiamava, lo sciame sismico continua. Negli ultimi giorni ci sono state ulteriori scosse anche se di magnitudo più bassa. Fin quando durerà la fase di sollevamento, ci dobbiamo aspettare ulteriori scosse.

 

Sono cominciate le verifiche della stabilità degli edifici, sia pubblici che privati, delle fabbriche?

Le verifiche sugli edifici sono cominciate, è notizia di ieri che il Consiglio dei ministri ha approvato il testo con le misure urgenti di prevenzione del rischio sismico connesso al fenomeno bradisismico nell’area campana, che comprende uno studio di microzonazione sismica del territorio interessato, l’analisi della vulnerabilità sismica dell’edilizia privata e pubblica ed un programma di implementazione del monitoraggio sismico e delle strutture.

 

Cosa può dirci sullo stato di attività del super vulcano nei Campi Flegrei? È a rischio la sua eruzione?

Pericolosità e rischio sono due concetti diversi. La pericolosità è la probabilità che un fenomeno si verifichi, mentre il rischio è il grado di danno che ci attendiamo a seguito del verificarsi del fenomeno e dunque è funzione del valore esposto, ovvero popolazione, strutture ed infrastrutture. La zona vulcanica dei Campi Flegrei è costantemente monitorata dall’Osservatorio Vesuviano che fa parte dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. I dati del monitoraggio al momento non indicano il pericolo imminente di una eruzione.

 

A quali fasi di allerta la popolazione deve prestare maggiormente attenzione?

I livelli di allerta della fase di emergenza legati all’eruzione sono 4, verde, giallo, arancione e rosso. Attualmente siamo in una fase di allerta gialla.

 

Il ministro Musumeci ha annunciato d’essere a lavoro su un eventuale piano di evacuazione della città.

Sì, ma già, tuttavia, esiste un piano d’evacuazione della popolazione, individuato nell’ambito del Piano Nazionale di Protezione Civile dei Campi Flegrei, che in questa fase va certamente verificato e soprattutto testato. È importante seguire, esclusivamente, le indicazioni che vengono dalle fonti ufficiali di protezione civile e dai centri di competenza che hanno il compito di monitorare il vulcano.

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