200 metri da record

Trent'anni fa a Città del Messico il primato mondiale stabilito da Pietro Mennea.

 La concentrazione ai blocchi di partenza, lo scatto, la progressione, lo sprint finale: vittoria nei 200 metri e record del mondo con 19’’72. Protagonista, nel 1979, Pietro Mennea.

Tutta l’Italia sportiva si ritrovò fisicamente o idealmente a Città del Messico a celebrare un risultato che sarebbe rimasto ineguagliato per ben 17 anni, superato nel ’96 ad Atlanta dallo statunitense Michael Johnson che avrebbe coperto la distanza in 19’’66.

E nonostante per i più giovani record del mondo dei 200 metri equivalga ai recenti 19’’19 stabiliti da Usain Bolt a Berlino, il tempo di Mennea è tuttora record europeo e sarebbe valsa una medaglia d’argento agli stessi mondiali tedeschi dove il secondo classificato, il panamense Edward, ha coperto la distanza in 19’’81.

Sembra di ascoltare roba d’altri tempi a sentire il racconto di Mennea di quell’8 settembre:  «Il pubblico urlò. Io capii, ma non ero sicuro. Non c’erano tabelloni elettronici allora. Mi girai. L’unico cronometro era alla partenza. Guardai le cifre, forse che avevano sbagliato anno? Eravamo nel ’79 non nel ’72. Poi mi vennero tutti addosso, ci fu una grande confusione».

E che le cose siano cambiate, come racconta lo stesso atleta nel suo libro «19’’72. Il record di un altro tempo», ce ne siamo accorti proprio agli ultimi mondiali di atletica dove l’Italia non ha conquistato neanche una medaglia. «Noi abbiamo indicato una strada che ora tutti hanno abbandonato. Forse c’è ancora qualcuno che conosce la misura della fatica, ma è diversa, non sarà mai quella nostra», sostiene Mennea.

Speriamo allora che il ricordo di questo record aiuti l’atletica italiana a tornare in pista quanto prima.

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