20 mila volte sì a un mondo di fraternità

“Ore 11.05, partenza! Si pregano i signori viaggiatori di prendere posto. Numero di persone a bordo: seimila circa, di 72 nazioni del mondo. Temperatura esterna 24 gradi. Si ricorda di tenere in vista il biglietto e di collaborare con il personale di bordo: raggiungere la meta di un mondo unito dipende da ciascuno di noi”. Accompagnati da questo insolito annuncio, salgono tutti su di un immaginario metro i giovani che affollano Loppiano per la 32esima edizione del meeting del primo maggio. “In corsa per un mondo di fraternità”, è il titolo del “viaggio” di quest’anno, all’insegna della ricerca della pace e del dialogo, dei semi di fraternità che stanno germogliando qua e là. E c’è aria di festa nell’assolatissimo anfiteatro all’aperto, tra un andirivieni di accenti asiatici, africani, latino-americani, un intreccio di tratti somatici difficili da riconoscere. Sul palco numeri di folklore dal mondo: Africa, Corea, Brasile… dicono la voglia di stare insieme. Ma c’è anche attesa: “Vogliamo saperne di più sulla “fraternità – spiega Alex di Palermo -; dopo l’11 settembre, la guerra in Afghanistan e ora il conflitto in Terra Santa sono stanco di fare lo struzzo. Siamo venuti in 250 dalla Sicilia, vogliamo fare qualcosa per la pace”. La giornata si apre con un invito di Chiara Lubich ai partecipanti: “Che la giornata odierna segni una tappa nel favoloso programma di vedere un giorno quella fraternità universale che è la soluzione di tutti i gravi problemi del nostro pianeta”. Brani di fraternità Si prosegue con una raffica di piccole storie di pace, uno spaccato di mondo unito che viene alla luce: “Sono Cendi. L’11 settembre ero a Leite, una delle tantissime isole delle Filippine. Ho visto le due torri crollare dall’altra parte del mondo. Da un po’ di tempo sentivo che Dio mi chiamava a seguirlo, ma non ne avevo il coraggio. Quelle immagini scioccanti sono state decisive. “Se c’è qualcuno che è pronto a dare la vita per uccidere – mi sono detta -, io voglio dare la mia a Dio per amore””. Sono Savi dell’India. Vengo da una famiglia cattolica, di casta elevata e non mi è mai mancato nulla. Un giorno, al college, alcune ragazze mi parlano di un popolo che, pur di razze e culture diverse, ha un’identità comune: quella dell’amore reciproco. Anch’io volevo farne parte. Ho iniziato a sperimentare che l’amore può far crollare anche i muri millenari, che sembrano incrollabili. Il marito di mia sorella è un bramino, della casta più elevata. La sua famiglia non ha mai accettato questo matrimonio, essendo noi della casta inferiore alla loro. Ma i silenzi, gli insulti e le umiliazioni non mi hanno fermata: ho sempre cercato di rispondere con l’amore: un sorriso quando mi evitavano; un aiuto concreto… Con loro ora il clima sta cambiando”. Pace in Terra Santa A mezzogiorno in punto i seimila si alzano, in silenzio. È il momento del Time Out, il consueto appuntamento che da oltre dieci anni raccoglie milioni di persone in una preghiera planetaria per la pace, per tutti: cristiani e musulmani, ebrei e arabi… Oggi il Time Out avviene in diretta telefonica con un gruppo di giovani di Haifa, in Terra Santa, dai quali giungono storie di ordinario eroismo: “A Gerusalemme la raccolta di viveri continua. Un giorno in cui il coprifuoco era stato tolto, abbiamo potuto far arrivare anche a Betlemme quanto raccolto. Abbiamo distribuito più di 4 mila copie della preghiera del Time Out tra ebrei, cristiani e musulmani”. E saranno proprio questi giovani a portare il testo di una preghiera interreligiosa per la pace, al Muro del pianto, al Santo sepolcro e al Tempio d’oro a Gerusalemme, luoghi simbolo delle tre grandi religioni. Cala poi il silenzio nell’anfiteatro, per un intervento registrato di Chiara Lubich: “I Giovani per un mondo unito non possono assolvere meglio il loro compito di cooperare a dare al mondo un’anima, se non riportando nel mondo l’amore. Amore, dunque, fra voi; ed amore seminato in molti angoli della terra fra i singoli, fra i gruppi, fra nazioni, con tutti i mezzi, perché sia realtà l’invasione di amore, e prenda consistenza, anche per il vostro contributo, la civiltà dell’amore che tutti attendiamo”. Daniela Ropelato e Paolo Giusta, del Movimento dell’Unità, tracciano le linee di una politica animata dallo spirito della fraternità, una dottrina in gestazione che nasce dal focolare. “La fraternità – dicono – non è solo un modo controcorrente di costruire la pace o di condividere i propri beni. È un’idea nuova di pace, di sviluppo economico, di relazione tra i popoli, di azione politica. Ciò che intravediamo sono i primi elementi di una nuova dottrina e di un nuovo pensiero che innestano decisamente la categoria della fraternità universale dentro l’economia, la politica, il diritto, le comunicazioni sociali, l’arte”. L’impegno preciso di costruire la fraternità ovunque e in qualunque momento, i giovani di Loppiano lo dichiarano anche nel collegamento telefonico con il presidente Prodi, in partenza per New York. Insieme ad Aznar, Piqué e Solana, il Presidente della commissione europea è destinatario di un appello per la pace e in sostegno di una mediazione europea nel conflitto in Terra Santa, promosso dai giovani del meeting. La posta in gioco è alta. Prodi fa partecipi i giovani delle gravi questioni sul tappeto: il vicolo cieco mediorientale, l’allargamento dell’Ue… “Stia sicuro che siamo con lei a vivere la fraternità – è la risposta dei giovani – e che non ci fermeremo”. 20 mila sì per la pace E dopo un pic-nic sui prati di Loppiano e una visita on the road alla città in cui sono state allestite mostre fotografiche, artistiche e concerti, tutti all’insegna del dialogo e della pace, i seimila tornano al teatro all’aperto per sottoscrivere solennemente l’appello: un sì unanime, personale e collettivo. Un sì che rimbalza anche a Pompei, ai 7 mila giovani riuniti presso il santuario per l’annuale appuntamento. L’appello ha raccolto consensi anche presso numerosi parlamentari e sindaci che hanno coinvolto l’intero consiglio comunale. Migliaia le adesioni giunte anche da vari paesi europei ed extra europei. Bilancio: 20 mila firme in pochi minuti, un piccolo popolo che non vuole conoscere la guerra. “Oggi – racconta Francesca, 15 anni, di Marostica – ho scoperto che la pace e la fraternità sono veramente possibili e la lotta per conquistarle è già cominciata. Io voglio essere una dei partecipanti”. E Valentina: “Ho capito cosa manca nella mia vita: la fraternità. Voglio vivere per realizzarla”. PRODI AI GIOVANI DEL MEETING “Il vostro appello è per me un aiuto.Voi di speranza ne avete molta, ne abbiamo bisogno.Vi ringrazio per questa fede, per la tenacia nel cercare quello che unisce, il dialogo – come voi scrivete -, il perdono e di essere capaci di dimenticare. La storia dell’unità europea dimostra che si possono concretizzare alcuni sogni: c’è bisogno di gente che ci creda. E la pace incomincia dal basso, dall’impegno quotidiano di gente comune…”.

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