1960

È una consuetudine consolidata fin dai primi anni da che “Città Nuova” esiste, quella di conservarne le copie e poi rilegarle. Non è più così, per molti abbonati, da quando è diventato possi-bile recuperare su Internet gli articoli pregressi. Ma la ricerca per ora è limitata agli ultimi anni. Perché non ritornare – ci è stato suggerito – a rivisitare i primi numeri della rivista con qualche assaggio che riproponga, di volta in volta, una pagina di “Città Nuova” di cinquant'anni fa? Ci abbiamo provato nel breve spazio concessoci, riproducendo la copertina e l'editoriale a firma di Guglielmo Boselli del n. 1 del 1960. Lasciamo ai lettori le considerazioni del caso, limi-tandoci a rilevare come lo stile dialogante del nostro periodico ne costituisse già un connotato caratteristico.
Copertine Città Nuova

Il I960 è un anno di speranze. Sperano i Paesi dell’Occidente che il colosso orientale si ammansisca.

Sperano i comunisti che la loro offensiva di pace li porti ad una rapida conquista della superiorità economica, industriale e psicologica su un mondo di cui attendono invano la fine.

Sperano i grandi trust che con la formula della distensione nuovi mercati si aprano al loro commercio.

Sperano gli scienziati e i tecnici di produrre macchine capaci di conquistare altri mondi al dominio dell’uomo.

Sperano le nazioni nascenti dell’Asia e dell’Africa di portare nell’autonomia e nel progresso il loro contributo alla civiltà di domani.

Sperano i poveri, gli oppressi, i perseguitati, gli uomini di buona volontà di ogni continente, che i massimi responsabili del mondo trovino la via per una vera pace.

 

Anche i cristiani sperano, al di qua e al di là della cortina del silenzio: ma è una speranza che non s’appoggia ai grandi della terra.

Essi sperano in Maria, nella Madre della sapienza: che con la mirabile alchimia dello amore, trovi la via di cogliere e di tirare tutte le fila della situazione del mondo, per ricavarne un tessuto nuovo, disegnato nel Cielo, ma preparato per la terra. Una rete d’amore, una società di figli di Dio, forti come l’acciaio e malleabili come la creta, che sappiano spezzare le catene dell’egoismo che soffoca la vita, dell’odio che acceca i fratelli, della superbia che impedisce di riconoscere il Padre comune. Una rete capace di comporre, come frutto di una vita nuova, delle leggi, delle strutture, un’arte, una scienza, una socialità nuove; insomma una nuova primavera del mondo; con il timbro, l’armonia, il profumo, il calore di Colei che è stata scelta a essere Madre del Redentore.

L’unità solidissima in Cristo, a cui Maria conduce, nel seno della Chiesa, è veramente la più solida speranza: il fondamento per costruire la città sulla roccia, per piantare i pilastri duraturi della società dell’avvenire: un’unità da mettere in atto, giorno per giorno, anima con anima, con la costanza di figli di Dio, al quale nulla è impossibile; quasi legni ben stagionati e incrociati fra loro, adatti a produrre il fuoco portato da Gesù sulla terra.

Guglielmo Boselli

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons