Sfoglia la rivista

Mondo > Scenari

Nuove alleanze commerciali in Asia e con la Ue, avanza il multilateralismo

di Fabio Di Nunno

Fabio Di Nunno, autore di Città Nuova

L’Unione europea e i Paesi dell’Asia avviano una partnership, mentre Cina, Giappone e Corea del Sud stringono un accordo di libero scambio

Le conseguenze della decisione degli Stati Uniti d’America di imporre dei dazi reciproci, annunciata in pompa magna da Donald Trump, lo scorso 2 aprile, non si sono fatte attendere. Il primo effetto è stato il calo del dollaro, seguito da quello della borsa americana. Ma la conseguenza più grave, seppure meno percepita, è la crescente frammentazione economica in tutto il mondo.

Questo nuovo contesto commerciale pone problemi a chi esporta molto, come l’Unione europea (Ue), ma anche a Paesi come Cina, Giappone e Corea del Sud, tre potenze manifatturiere che dipendono fortemente dal commercio estero, che si avviano a stringere legami più stretti per preservare la stabilità economica dell’Asia e attutire l’impatto del nuovo unilateralismo americano. I tre paesi rappresentano il 20% della popolazione mondiale, il 24% dell’economia mondiale e il 19% del commercio mondiale.

Infatti, i tre paesi, la scorsa domenica, durante il 13° incontro dei ministri dell’economia e del commercio, il primo da cinque anni, che si è svolto domenica a Seul, in Corea del Sud, al quale hanno partecipato il sudcoreano Ahn Duk-geun, il giapponese Yoji Muto e il cinese Wang Wentao, hanno annunciato di avere deciso di accelerare i negoziati sul loro accordo di libero scambio trilaterale e di migliorare la cooperazione nella gestione della catena di fornitura e nei controlli delle esportazioni, nonché di approfondire la collaborazione nell’economia digitale e verde, migliorare la cooperazione locale e promuovere un ambiente più favorevole per le attività commerciali transfrontaliere.

Proprio Ahn Duk-geun ha affermato che i tre Paesi devono rispondere congiuntamente alle sfide globali, poiché «l’attuale contesto economico e commerciale è caratterizzato da una crescente frammentazione dell’economia globale» e, nel corso del vertice, «i tre paesi hanno scambiato opinioni sull’ambiente commerciale globale e […] hanno condiviso la loro comprensione della necessità di continuare la cooperazione economica e commerciale».

Nel quadro del cosiddetto Partenariato economico regionale globale, Cina, Giappone e Corea del Sud hanno già stabilito una serie di termini reciproci e impegni di accesso al mercato. Tale partenariato potrebbe essere la basa per ampliare la cooperazione al libero scambio anche nel commercio di beni e servizi, ma anche nell’allineamento reciproco delle rispettive politiche commerciali. Infatti, nonostante gli Stati Uniti si stiano adoperando da tempo per spingere Giappone e Corea del Sud a ridurre il rischio e al cosiddetto decoupling (separarsi, ndr) dalla Cina, ciò avverrà difficilmente, poiché le economie dei paesi del Nord-est asiatico hanno legami economici profondamente intrecciati.

Al contrario, le nuove politiche della Casa Bianca hanno accresciuto le preoccupazioni tra gli alleati asiatici di Washington, in particolare Giappone e Corea del Sud, spingendoli a rafforzare la cooperazione regionale e di migliorare quella con la Cina. Del resto, Cina e Giappone hanno visto il loro scambio commerciale bilaterale scendere dello 0,6 % su base annua a 324,07 miliardi di yuan (44,72 miliardi di $) nei primi due mesi del 2025, mentre il valore delle esportazioni e delle importazioni tra Cina e Corea del Sud è sceso dello 0,1% su base annua a 335,51 miliardi di yuan. Tra l’altro, il Giappone e la Corea del Sud sono interessati all’importazione di materie prime per semiconduttori dalla Cina, mentre la Cina è interessata ad acquistare chip da Giappone e Corea del Sud.

L’Europa, però, nondimeno resta alla finestra! Infatti, il 4 aprile, dopo molti incontri preparatori, si è tenuto a Samarcanda, in Uzbekistan, il primo vertice tra l’Ue e i Paesi dell’Asia centrale (Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan), con l’obiettivo di intensificare i rapporti politici e commerciali, promuovere programmi congiunti e progetti di cooperazione nei settori dell’innovazione, dell’energia verde, dell’estrazione mineraria, dell’agricoltura, dei trasporti, della logistica, della digitalizzazione e altro. L’accordo sarà perfezionato e tradotto per poi essere firmato, probabilmente, a giugno.

La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha osservato che la posizione strategica di quei paesi «può aprire rotte commerciali globali e flussi di investimento e che questi nuovi investimenti rafforzeranno la sovranità, le economie e creeranno nuove amicizie». Il partenariato rafforzato porterà a nuove opportunità in settori quali energia, turismo, commercio e trasporti, mentre ha annunciato un pacchetto di investimenti da 12 miliardi di €, che prevede il finanziamento di progetti nei settori dei trasporti (3 miliardi di€), materie prime essenziali (2,5 miliardi di€), acqua, energia e clima (6,4 miliardi di €), nonché connettività digitale, alcuni dei quali sono già stati approvati e stanziati dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo.

L’accesso all’energia pulita e alle cosiddette terre rare è fondamentale per l’Ue, che mira a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e ad aumentare la propria autonomia nei settori strategici. Infatti, a livello globale, quote considerevoli dell’estrazione, della lavorazione e del riciclaggio globali di alcune delle materie prime essenziali, come il litio, indispensabili per lo sviluppo di energia rinnovabile, articoli di uso quotidiano e sistemi di difesa, sono controllate dalla Cina, dalla quale l’Ue, questa sì, vuole fare decoupling. Invece, l’Asia centrale ospita grandi giacimenti di terre rare, tra cui il 38,6% del manganese a livello mondiale, il 30,07% di cromo, il 20% di piombo, il 12,6% di zinco e l’8,7% di titanio.

Il Presidente del Consiglio europeo, António Costa, che pure ha partecipato al vertice, ha osservato che «nel contesto internazionale odierno, l’importanza di un ordine multilaterale funzionante e basato su regole non può essere sopravvalutata», evidenziando che il vertice «incoraggia una cooperazione ancora maggiore tra l’Unione Europea e l’Asia Centrale nei forum multilaterali, rafforzando il nostro impegno comune per un mondo pacifico e un ordine globale prospero». Costa ha anche sottolineato le comuni sfide alla sicurezza, di fronte alle minacce del terrorismo, dell’estremismo violento e del traffico di droga. Egli ha osservato che, sebbene «la nostra relazione non abbia ancora raggiunto il suo pieno potenziale», vero è che «la nostra partnership è un viaggio, non una destinazione» e che «questo summit segna l’inizio di una nuova dimensione nelle nostre relazioni, e non sarà un evento isolato».

Infine, nella giornata dell’8 aprile, Ursula von der Leyen ha telefonato al Primo ministro cinese, Li Qiang, con il quale ha avuto un confronto «costruttivo e fatto il punto sulle questioni bilaterali e globali», con l’obiettivo di trovare con «urgenza soluzioni strutturali per riequilibrare le relazioni commerciali bilaterali e garantire un migliore accesso delle imprese, dei prodotti e dei servizi europei al mercato cinese». A quanto pare, la direzione è chiara per tutti: direzione Asia!

 

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it

Riproduzione riservata ©

Condividi

Ricevi le ultime notizie su WhatsApp. Scrivi al 342 6466876