Durante e dopo la pandemia, anche l’alimentazione è una sfida per le città. Basta ricordarsi delle immagini trasmesse nei primi giorni di emergenza sanitaria: file chilometriche all’ingresso dei supermercati e carrelli stracolmi di prodotti all’uscita dalle casse. Durante la pandemia, la possibilità di accedere al cibo e ad altri generi di prima necessità diventa un ulteriore banco di prova, soprattutto per città profondamente disuguali.
È il caso di Santiago del Cile, una metropoli fortemente segregata, con notevoli differenze già tra un quartiere e l’altro. Durante la quarantena, la disuguaglianza diventa evidente anche nell’accesso al cibo. Quanti vivono nelle zone marginali, non servite da supermercati, si affidano perlopiù a piccoli esercizi locali per rifornirsi di cibo o ai mercati di quartiere. Quanti sono costretti in casa a causa dell’età o di patologie pregresse invece incontrano difficoltà ancora maggiori per potersi rifornire.
È per questo che, nel quartiere di Independencia, il collettivo di ciclisti Indepecleta ha deciso di dar vita ad un progetto di “bicilogistica cittadina”. L’idea di base è semplice: utilizzando le proprie bici, il gruppo organizza la distribuzione di alimenti, farmaci e beni di prima necessità per gli abitanti del quartiere che sono a rischio di contagio o che non possono muoversi da casa. Il progetto è iniziato nella zona di Independencia, consegnando a domicilio medicinali acquistabili senza ricetta.
Il successo ottenuto ha fatto sì che le biciclette cargo dei ciclisti, adatte per trasportare carichi di oltre 200 kg, fossero utilizzate anche in altre zone della città per consegnare casa per casa pasti e scatole con generi di prima necessità. L’iniziativa di bicilogistica cittadina funziona grazie al lavoro di volontari e in cambio di un piccolo contributo volontario da parte di chi usa il servizio.
L’iniziativa di Indepecleta unisce comunità e biciclette, due elementi apparentemente lontani ma ugualmente fondamentali durante la pandemia. Da una parte, anche a Santiago la comunità è stata fondamentale per dar vita ad iniziative dal basso, capaci di sostituire lo Stato e prendersi cura dei quartieri più colpiti dalle conseguenze economiche della pandemia. Dall’altra, le biciclette si sono imposte come alternativa sicura per spostarsi in città, evitando l’affollamento dei mezzi pubblici senza però generare le emissioni inquinanti di auto e moto.
Non saranno le sole biciclette a risolvere i problemi di accesso al cibo di Santiago. Soprattutto nelle zone meno abbienti, la scarsa offerta a disposizione e le poche risorse economiche fanno sì che spesso vengano acquistati cibi ad alto contenuto di calorie, zuccheri o sale. Il risultato sono evidenti squilibri alimentari: in Cile, il 74% della popolazione è in sovrappeso, se non obesa.
Nonostante ciò, l’esperienza di bicilogistica cittadina mostra una prima, innovativa possibilità per tenere insieme comunità e sostenibilità: il risultato è la combinazione virtuosa di elementi apparentemente lontani, in grado di rispondere a bisogni concreti e costruire relazioni anche una volta usciti dalla pandemia.