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Paura di ammalarsi: prudenza o ipocondria?

di Chiara Spatola

- Fonte: Città Nuova

L’ansia da malattia è stata aggravata dalla pandemia. Come conoscerla ed affrontarla per vivere meglio.

L’ipocondria, detta anche disturbo d’ansia da malattia, si manifesta con la persistente preoccupazione di ammalarsi o essere affetti da una grave malattia. Chi soffre di questo disturbo generalmente monitora continuamente le proprie condizioni di salute e le proprie sensazioni corporee, cercando di identificare segnali potenzialmente connessi alla malattia temuta. Tra le persone che  soffrono di ipocondria, vi è chi tende a sottoporsi a frequenti controlli, come esami o visite mediche, senza tuttavia sentirsi rassicurato dal loro esito, e chi al contrario fugge da ospedali, medici, e procedure diagnostiche, in quanto gli scatenano una forte ansia.

L’arrivo della pandemia ha sicuramente modificato la nostra percezione di vulnerabilità, facendoci sperimentare il timore del contagio. Per chi già soffriva di ansia relativa al proprio stato di salute questo ha implicato in molti casi un peggioramento dei sintomi, per altri si è trattato di un vero e proprio fattore scatenante che ha fatto manifestare il disturbo per la prima volta.

Marta, ad esempio, da quando è iniziata la pandemia è costantemente disturbata dal pensiero di contrarre il Covid-19. Quando fa la spesa igienizza tutti i prodotti che è possibile igienizzare, per gli altri attende che siano passate 36 ore prima di toccarli. Questa procedura le toglie molto tempo, il suo medico le ha spiegato che non è necessario, ma questa rassicurazione non le basta. Quando avverte un leggero mal di gola o un colpo di tosse arriva il pensiero di aver potuto contrarre il virus. Si tratta di un pensiero insistente, dal quale è difficile liberarsi.

Marta vorrebbe fare un tampone, ma questa procedura e l’attesa dell’esito scatenerebbero un’ansia ancora più forte, quindi cerca di non pensarci. A volte ci riesce. La sera però è il momento peggiore, si ritrova a rimuginare sulle sue preoccupazioni, si sente sopraffatta da esse. Ha cominciato così a soffrire d’insonnia, facendo poi molta fatica ad affrontare gli impegni della giornata. Anche adesso che la situazione sanitaria nel Paese sta migliorando l’ansia non l’ha abbandonata del tutto.

Qual è dunque il confine tra una preoccupazione normale, legata all’emergenza, e la presenza di un disturbo d’ansia da malattia? Non è sempre facile distinguere tra l’ansia fisiologica, che ha la funzione di proteggerci da pericoli e minacce esterne, e quella patologica, che ci tiene costantemente in allarme anche in assenza di reali pericoli. Ogni situazione va valutata attentamente in base al contesto. Tuttavia, alcune domande possono aiutare ad orientarsi verso un’ipotesi piuttosto che un’altra. Ad esempio: la preoccupazione per la salute interferisce con le mie abitudini della vita quotidiana? Disturba il mio sonno? Rappresenta un ostacolo nel portare avanti le mie attività? Ha un’influenza sulle relazioni con familiari, amici e colleghi?

Se le preoccupazioni per la salute si insinuano in ogni contesto della propria vita, esse possono essere indicative di un disturbo d’ansia, se invece sono saltuarie e facilmente gestibili è più probabile che si tratti di ansia fisiologica.

Quando l’intensità della paura tende a salire, alcune strategie possono aiutare a gestirla evitando di lasciarsi troppo influenzare da essa:

Dare credito alle informazioni solo se provengono da fonti scientifiche. Informarsi è  importante, in alcuni casi è necessario. Tuttavia è fondamentale scegliere accuratamente le fonti da cui trarre queste informazioni, per non alimentare inutili allarmismi. È inoltre importante che il tempo trascorso in rete o davanti alla TV ad ascoltare notizie o informazioni non diventi eccessivo e non sottragga tempo ad altre attività importanti.

Imparare ad accettare una certa quota di rischio. Anche quando siamo molto attenti alla nostra salute e a tutti i potenziali pericoli che possono minacciarla, non è possibile tenere sempre tutto sotto controllo. Accettare una piccola quota di rischio è fondamentale per il proprio benessere psicologico, abbandonando un pensiero dicotomico, che ci porta a vedere le cose in maniera estremizzata: “se non è bianco è nero”.

Non trascurare le relazioni, il disagio psicologico  può spingere a chiudersi in se stessi. Tuttavia è importante dedicare tempo ed energie alle relazioni, condividendo con le persone più vicine emozioni, pensieri e stati d’animo. Esprimere a parole la propria esperienza può aiutare, infatti, a diventarne più consapevoli e ad affrontarla meglio. D’altra parte, prenderci cura delle relazioni ci aiuta ad essere meno centrati su noi stessi e sulle nostre preoccupazioni.

Occuparsi più che preoccuparsi della propria saluteAvere abitudini di vita salutari riguardo al sonno, all’alimentazione, all’attività fisica, può essere un modo funzionale di dedicare energie al proprio benessere psico-fisico, occupandosi di ciò che possiamo controllare, invece di rimuginare su rischi non controllabili o su timori irrazionali.

Cercare aiuto quando è necessario. Se la paura di ammalarsi è intensa e invalidante può essere necessario un percorso di psicoterapia per affrontare in modo più efficace pensieri, emozioni e sensazioni difficili.

Non si tratta di eliminare definitivamente l’ansia, ma di trovare un nuovo modo per gestirla, si tratta di rifocalizzare l’attenzione su ciò che è realmente importante nella propria  vita, ciò che la rende piena e significativa.

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