Napoli, Manfredi è sindaco, ma un elettore su 2 non ha votato

Gaetano Manfredi, candidato del Pd e del M5S, è stato eletto primo cittadino di Napoli al primo turno, sbaragliando il magistrato Catello Maresca, del centrodestra, e l'ex sindaco e presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino. Bassa l'affluenza (47,17%): ha votato meno di un napoletano su due.

L’alleanza di centrosinistra in salsa napoletana, con Pd, M5S e, tra gli altri, anche Italia Viva, ha funzionato e ha portato all’elezione al primo turno di Gaetano Manfredi a sindaco di Napoli. Ex ministro dell’Università e Ricerca nel governo Conte ed ex presidente della Crui, l’associazione delle Università italiane, Manfredi ha vinto con il 62,88% delle preferenze, con un ampio vantaggio sui principali avversari: il magistrato Catello Maresca (21,88%) per il centrodestra, l’ex sindaco di Napoli Antonio Bassolino (8,20%) e Alessandra Clemente (5,58%), ex assessora della giunta del sindaco uscente De Magistris.

Da registrare, purtroppo, un dato fortemente negativo: la bassissima affluenza alle urne. Dei 776.751 aventi diritto al voto, infatti, hanno votato solo in 366.374 (47,17%): un elettore su due, in pratica, non è andato a votare. Le schede nulle sono state quasi 12mila, mentre le schede bianche sono state 7.56. Se si considera che, solitamente, le elezioni comunali sono le più partecipate, disertando le urne la popolazione ha lanciato un segnale forte che la politica dovrà prendere in considerazione: evidentemente non si è sentita rappresentata dalle scelte fatte dai partiti.

La lista più votata a Napoli è stata quella del Pd, col 12,20%, seguita dalla lista Manfredi sindaco (9,92) e da quella del M5S (9,73%). Seguono Forza Italia (6,63%) e Fratelli d’Italia (4,41%). Assente la lista della Lega, in città presente col nome Prima Napoli, esclusa dalla competizione per irregolarità, insieme ad altre liste che sostenevano Maresca.

Il magistrato Catello Maresca, foto tratta dal suo profilo Twitter

A spingere Manfredi alla vittoria ha sicuramente contribuito la convergenza dei principali partiti del centrosinistra (che hanno presentato 13 liste) e l’accordo con il Movimento 5 Stelle. Ma molto ha giovato al neosindaco di Napoli anche il ritardo della coalizione di centrodestra, che all’appuntamento con le urne si è fatta trovare impreparata.

Dopo la decisione del magistrato Catello Maresca di candidarsi come indipendente del centrodestra, la “benedizione” dei partiti storici di quest’area è arrivata sottotraccia, con ritardo e con parecchie perplessità. Del resto, Maresca, già membro della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, e in prima linea nelle indagini che portarono all’arresto del boss dei Casalesi, Michele Zagaria, aveva da subito mostrato grande autonomia decisionale, escludendo, ad esempio, dalle liste a proprio sostegno tutti i candidati ritenuti vicini alla criminalità. Persone, aveva spiegato poi il magistrato, che avevano trovato ospitalità in liste differenti, di altri candidati.

Un comizio di Antonio bassolino, foto tratta dal suo profilo Twitter

Non risponde sicuramente alle sue aspettative, ma il risultato ottenuto dall’ex presidente della Regione Campania ed ex sindaco di Napoli, Antonio Bassolino, con oltre 28mila preferenze, è comunque un successo personale. A 74 anni, come un vero leone della politica, è riuscito a riempire le piazze con i suoi comizi, pur avendo, tra i big nazionali, solo il supporto di Carlo Calenda.

Adesso, dopo l’elezione a sindaco, per Manfredi inizia la vera sfida, a partire dalla varietà delle forze politiche che lo sostengono: oltre a membri di Pd, M5S, Leu e Italia viva, infatti, ci sono politici vicini al sindaco uscente Luigi de Magistris, nonché mastelliani, deluchiani e fuoriusciti di Forza Italia e di altre formazioni del centrodestra.

C’è poi il nodo della situazione economica ed organizzativa del Comune di Napoli, dallo stesso Manfredi definita, nei mesi scorsi, “drammatica“, con oltre 5 miliardi di euro di passività, tra debili e crediti inesigibili. Una situazione di dissesto, non ufficializzata ma di fatto, che aveva spinto Manfredi a fare un passo indietro dopo l’accettazione della candidatura a sindaco, spiegando di non voler svolgere le funzioni di un commissario liquidatore.

Le sue titubanze erano poi state superate grazie ad un “patto per Napoli“, che impegna i partiti che lo hanno sostenuto a varare, tra l’altro, una gestione commissariale del debito accumulato, ad innalzare il Fondo per il sostegno all’equilibrio di bilancio degli enti locali e l’approvazione di un Piano straordinario di assunzioni e riqualificazione del personale comunale.

Nei prossimi mesi, dunque, si vedrà se l’impegno promesso si tramuterà in fatti concreti e se il nuovo sindaco e i partiti che lo sostengono riusciranno a vincere la sfida per il rilancio della città.

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