La festa dei nonni e degli anziani

Papa Francesco ha voluto una nuova festa mondiale dedicata ai nonni. Si celebra domenica 25 luglio. Le riflessioni di don Emilio Rocchi.

Domenica 25 luglio celebreremo la XVII domenica del tempo ordinario e per la prima volta la Giornata mondiale dei nonni e degli anziani indetta da Francesco. Pur non volendo sottovalutare l’importanza del Messaggio: “Io sono con te tutti i giorni” (cf. Mt 28, 20), vorrei riprendere alcune sottolineature sul rapporto tra giovani e anziani che troviamo nella Esortazione apostolica (programmatica) Evangelii gaudium (24 novembre 2013).

Giovani e anziani insieme

Perché «ogni volta che cerchiamo di leggere nella realtà attuale i segni dei tempi, è opportuno ascoltare i giovani e gli anziani» (n. 108). Potremmo rileggere l’invito di Gesù di andare a predicare a “due a due” (cf. Mc 6, 7) dicendo che dovrebbero essere un giovane e un anziano.

Siccome sappiamo la fatica che si fa a vivere la comunione fraterna con continuità, si tratta di frequentare scuole dove si apprenda l’alto valore dell’umiltà e della mitezza (accettare pazientemente le insufficienze reciproche) e l’arte di accogliere e valorizzare gli aspetti positivi gli uni degli altri.

Ma chi sono gli anziani e chi sono i giovani di cui parla il papa? È utile ricordarne le caratteristiche: «Gli anziani apportano la memoria e la saggezza dell’esperienza, che invita a non ripetere stupidamente gli stessi errori del passato. I giovani ci chiamano a risvegliare e accrescere la speranza, perché portano in sé le nuove tendenze dell’umanità e ci aprono al futuro, in modo che non rimaniamo ancorati alla nostalgia di strutture e abitudini che non sono più portatrici di vita nel mondo attuale» (n. 108).

La sfida del Comandamento nuovo

Se si impiegasse il tempo necessario per ascoltarsi reciprocamente, e si facesse la fatica di accogliere le diverse letture della situazione e di operare scelte condivise … questo farebbe crescere la qualità della comunione, renderebbe l’amore reciproco capace di vincere i conflitti, sarebbe il tempo della missione perché si combatterebbe il temibile “spirito impuro” dell’individualismo!

Non basta parlare di comunione tra di noi per renderla evidente, è indispensabile un serio e costante allenamento, saper fare rinunce, saper faticare insieme implorando l’aiuto di Dio. Infatti, pur essendo consapevoli dell’importanza del nostro agire coerente e responsabile, c’è una parte che spetta a Dio e a Lui solo. Egli sa trasformare “cuore, mente e mani” dei giovani e degli anziani. Entrambi la speranza dei popoli (n. 108).

Siccome «Le sfide esistono per essere superate. Siamo realisti, ma senza perdere l’allegria, l’audacia e la dedizione piena di speranza! Non lasciamoci rubare la forza missionaria!» (n. 109). E … quali traguardi si raggiungerebbero perseguendo questo obiettivo? Crescerebbe il senso di appartenenza, anche tra i più giovani, si apprenderebbe l’arte di prendersi cura gli uni degli altri, in particolare dei “poveri” e della “Casa comune” ….

Sono anziani e giovani che annunciano insieme il Vangelo e fanno vedere il “già” e il “non ancora” del Regno di Dio in attesa del “di-più”!

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