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Io, guarita dal Covid a 82 anni

di Anna Maria Nuvolari

- Fonte: Città Nuova

Il ricovero improvviso e l’altrettanta improvvisa guarigione. È successo a Conegliano, in provincia di Treviso

Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse

Sono stata bene, benissimo, fino al giorno del mio compleanno, quando a fine novembre ho compiuto 82 anni. Poi un brivido, uno svenimento, un tampone rapido. È positivo: è Covid.

Ed eccomi all’ospedale, nel reparto Covid. Non sapevo cosa aspettarmi. Mi vedevo già intubata in terapia intensiva, senza poter più riabbracciare nessuno e, data l’età, nella fila infinita di bare anonime trasportate in un inceneritore, senza nemmeno una benedizione. Ero disperata.

Qualche giorno dopo, però (era il 7 dicembre) ho avvertito con chiarezza che stavo vivendo un momento prezioso. Potevo fare dono della mia vita, prima di conoscerne la sorte. Non ho chiesto a Dio la guarigione, ma in quel momento gli ho offerto la mia vita, perché accadesse quanto Lui voleva, quello che aveva pensato per me da sempre. Ho avvertito che non era importante né ciò che era stato prima, né quel che sarebbe successo dopo. Avevo un’occasione unica per dirgli il mio sì nel momento presente. Mi sono sentita liberata da qualsiasi preoccupazione e mi son lasciata andare a vivere i giorni, le ore, i minuti che avevo ancora a disposizione, senza più pensare al futuro.

Accorgendomi di chi mi stava attorno, della mia compagna di stanza, del personale ospedaliero, degli addetti alle pulizie, mi è venuta una gran gioia, che non avevo prima e una spinta ad amare tutta nuova. E si diventa creativi, si scoprono dentro di noi capacità che neppure si sapeva di avere. Del resto, non c’è da meravigliarsi perché è Lui che mette in noi quella «sorgente di acqua viva, che più dà e più zampilla in eterno».

La sera stessa la mia salute peggiora: una forte emicrania, viene a mancare l’ossigeno, la febbre aumenta fino a superare i 39 gradi. Nella giornata festiva i medici sono assenti, le infermiere fanno quello che possono, ma le vedo preoccupate. Nonostante l’ossigeno aggiunto, la concentrazione nel sangue diminuisce sempre più, fino a raggiungere valori intorno agli 80.

Sento chiara la voce di Gesù che mi ripete una frase, letta in un santuario mariano, 20 anni prima: «Qui comanda mia madre. Rivolgetevi a Lei!». Mi affido a Lei, dicendole che la medicina sembra non bastare, che veda Lei… e mi addormento.

Mi risveglio la mattina seguente alle 5: mi sento una persona nuova, non più vomito, non più crisi respiratoria, niente febbre. L’infermiera di turno, dopo aver misurato la concentrazione di ossigeno tutta la notte, annuncia trionfante: 95! Insomma, ero completamente guarita.

È tutto vero! La Parola di Dio è Dio. E Dio è Amore. Quando si ama, si vive una grazia speciale e tutto diventa chiaro. Ancor di più quando l’amore di una persona poggia sull’amore di tanti amici riuniti insieme, tutti per un unico scopo: pregare per chi sta peggio, ma volendosi bene l’un l’altro, di un amore reciproco, che attira quella speciale promessa di Gesù di essere in mezzo a loro.

Abbiamo così poco tempo e siamo così esposti all’imprevedibile, che è meglio non perdere quest’occasione, che ci porta nel cuore della Trinità e non avremo più paura di quanto ci potrà accadere.

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