Ventimiglia, la Lampedusa del Nord

La città imbuto torna a far parlare di sé. Dei suoi extracomunitari addossati alla frontiera in attesa di andare in Francia e raggiungere amici, parenti e familiari nel Nord dell’Europa, e della proposta del vescovo di Imperia, mons. Antonio Suetta, di realizzare una tendopoli nel seminario di Bordighera
Stazione di Ventimiglia

A metà del mese era giunto il ministro dell’Interno Alfano e aveva promesso la “liberazione” della città dagli stranieri, aveva fatto chiudere il centro di accoglienza a lato della stazione ferroviaria, aveva detto che sui treni nessuno senza documenti vi sarebbe più salito. I controlli sarebbero scattati alle stazioni di Genova.

 

Eppure qui arrivano ogni giorno cittadini del Nord Africa. Arrivano scappando dai loro Paesi in guerra, arrivano e non trovano un centro che li accolga, trovano chi li vuole cacciare. Vagano per le strade, seminascosti per paura delle forze dell’ordine. Poi si accampano con tende e coperte sul greto del torrente Roya.

 

Intanto il sindaco Ioculano protesta per essere stato lasciato solo dal suo partito, dal governo e si autosospende dal partito. Nell’accampamento improvvisato qualcuno monta una cucina da campo, altri portano cibo, e con l’improvvisazione si sopravvive. Ma ancora il sindaco autosospeso emette un’ordinanza che vieta la somministrazione di cibo e bevande per motivi igienici. Passano pochi giorni e la stessa viene ritirata.

 

Intanto gli arrivi continuano. E soprattutto attraverso i treni. Le cifre aumentano. Il centro di accoglienza chiuso è un grosso problema. Ancora il sindaco autosospeso ordina lo sgombero delle tende lungo il Roya. Le tende scompaiono prima dell’arrivo delle forze dell’ordine, dei militari, la città è in assetto di guerra. Ma non c’è alcuno sgombero. «La scelta di una comunità fragile, poco sicura di sé stessa perché nata in mezzo alle ostilità, in quest’Europa in guerra. I migranti hanno sperato fino all’ultimo che di fronte a una scelta tanto umile l’intervento militare non ci sarebbe stato».

 

Molte persone, circa 200, trovano quindi rifugio in chiesa. In città ce n’è almeno un altro centinaio. In molti non ci stanno e si dirigono verso il confine. Altri preferiscono restare in strada e continuare a monitorare quanto accade e cercare di costruire insieme un discorso collettivo non schiacciato dalla paura; rimane la determinazione di tante persone a non andarsene da Ventimiglia.

 

Lunedì tra la frontiera alta e la città continua la caccia al migrante, vengono fermate le persone che arrivano con il treno da Genova. Gli autobus portano in aeroporto a Genova i fermati, dove ad aspettarli ci sono dei voli diretti verso i Cara di Mineo e di Bari. A fine giornata arriva una notizia positiva: il vescovo di Imperia, mons. Antonio Suetta, propone di realizzare una tendopoli nel giardino del seminario di Bordighera, gestita da Croce Rossa e Protezione Civile. «Se solo proviamo ad immedesimarci nella loro avventura… quello che mi colpisce profondamente è che dopo aver viaggiato così tanto, cercando una sponda di speranza, noi li rimettiamo in moto. Credo che sia una grave insensibilità». Si è svuotata anche la chiesa di San Nicola di Ventimiglia, dove il parroco li aveva accolti prima dei controlli della polizia.

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Perché i focolarini non votano

Diario di un viaggio in Congo

Il voto cattolico interessa

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons