Una voce dalla Nigeria

Dalle nostre fonti in loco, un aiuto per fare chiarezza sul gruppo islamico Boko Haram, mentre il Paese è sconvolto da continue tensioni
Nigeria

Non si ferma la spirale di violenza in Nigeria: il 17 giugno, per la terza domenica consecutiva, l'esplosione di alcuni ordigni ha devastato tre chiese cristiane nello Stato settentrionale di Kaduna, causando almeno 23 morti e un centinaio di feriti. A rivendicare gli attentati è stato il gruppo terrorista di matrice islamica Boko Haram, le cui vittime, non solo cristiani, hanno ormai superato le 1500. La rappresaglia non si è purtroppo fatta attendere: almeno 25 musulmani sarebbero stati uccisi per vendetta, ma non c'è certezza sul numero delle vittime da entrambe le parti.
 
Di fronte a quest'ultima tragedia, anche Italia e Unione europea si sono mobilitate. Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant'Agata, ha infatti chiesto che la questione venga inserita all'ordine del giorno del Consiglio europeo degli Affari esteri del prossimo 25 giugno: richiesta accolta dall'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, Catherine Ashton, la quale ha affermato tramite la sua portavoce: «L'Unione europea sta aumentando e reindirizzando la sua cooperazione con la Nigeria allo scopo di affrontare i molti problemi nel Nord del Paese e rafforzare la lotta contro il terrorismo».
 
È infatti noto che, dietro ai conflitti religiosi, si nascondono altri nodi irrisolti. Il più popoloso Paese africano (160 milioni di abitanti) è infatti diviso tra Nord e Sud, oltre che dal punto di vista etnico e religioso – il Nord a maggioranza hausa e musulmana, il Sud cristiano ed etnicamente composito –, soprattutto da quello della distribuzione delle risorse: su tutte il petrolio, situato prevalentemente nella regione meridionale del delta del Niger. Il che, oltre ad avere notevoli implicazioni sul piano politico, fornisce un'ottima spalla a tutti coloro che – dagli estremisti religiosi ad altri gruppi armati, come il Mend (Movimento per l'emancipazione del delta) – hanno interesse a fomentare la violenza.
 
Rimane il fatto che ad essere in pericolo è in primo luogo la popolazione civile, di qualunque credo religioso. Ma chi è questo gruppo terrorista, il Boko Haram, che continua a tenere sotto scacco la minoranza cristiana nel Nord del Paese? E quali sono i suoi obiettivi? Ce lo spiegano direttamente le nostre fonti nigeriane.

Come si denomina il gruppo “Boko Haram”?
«Il gruppo si denomina “Ahl as-Sunnah wa al-Jama’a ala Minhaj as-Salaf”, che significa “Gente della via del profeta Maometto e della comunità in linea con le prime generazioni musulmane”».
 
Che cosa significa la parola “boko”?
«In lingua hausa, il termine “boko” è comunemente usato per riferirsi al sistema istituzionale nigeriano di istruzione pubblico o privato. Viene anche usato per riferirsi al sistema di educazione occidentale in tutte le sue articolazioni, così come a tutto ciò che vi è associato. In hausa classico “boko” significa letteralmente “inganno” o “falsità”, come nell'espressione “amaryar boko”, “sposa falsa”. “Haram” è invece un termine hausa adottato dall'arabo, che significa “inaccettabile o proibito per l'Islam”. Se “boko haram” può quindi stare a significare che il sistema di istruzione occidentale è rifiutato dall'Islam, può anche voler dire che l'annuncio del Vangelo “cammuffato” da scolarizzazione non è accettabile. Altri invece vedono in “boko” una storpiatura dell'inglese “book”, libro, storicamente associato all'educazione occidentale».
 
Dal punto di vista del gruppo Boko Haram, qual è dunque l'alternativa al sistema educativo occidentale?
«L'unica alternativa per loro accettabile è un sistema basato esclusivamente sugli insegnamenti del Corano e sulla Sunna, così come è stata interpretata dalle prime generazioni di musulmani (Salaf). Tuttavia, non sembra esserci un “curriculum” didattico per questo sistema».
 
Oltre all'educazione, quali sono le questioni da loro sollevate?
«Hanno rimostranze riguardo a tutti quegli aspetti della vita economica, politica e sociale che non sono in linea con la loro interpretazione della Shari'a».
 
Come considerano quei musulmani che non condividono le loro idee?
«Da quanto esplicitamente dichiarato nelle conferenze e nei dibattiti tenuti dai loro leader e dai predicatori, così come dalla loro interpretazione del Corano e della Sunna, sono considerati “kuffar” (non credenti, letteralmente “coloro che rinnegano la verità”) o “fasiqun” (coloro che compiono azioni sbagliate)».
 
Qual è stato sinora il trend generale delle violenze in Nigeria?
«I membri di Boko Haram hanno affermato in un recente comunicato di volere l'istituzione della Shari'a in Nigeria, in particolare nei 19 Stati settentrionali. Sono stati vittime delle loro violenze nigeriani innocenti sia cristiani che musulmani (che, nel caso di bombe in luoghi pubblici o attacchi ai mercati come a Yobe, subiscono lo stesso destino). Ma chiaramente il loro obiettivo primario sono i cristiani, attaccati praticamente ogni domenica nei loro luoghi di culto. Proprio mentre sto scrivendo, la televisione dà notizia di tre bombe esplose davanti ad altrettante chiese».

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