Terra santa: Il grido delle chiese

“Far salire verso il Cielo una corale invocazione di perdono e di misericordia “. Con questa intenzione il papa ha chiesto a tutte le chiese di dedicare la messa di domenica 7 aprile alla pace in Medio Oriente. E mentre nel mondo si implorava l’intervento di Dio per una giusta soluzione del conflitto, a Gerusalemme i patriarchi e i capi delle chiese sono scesi straordinariamente tutti insieme per le strade della città dando vita ad una marcia di protesta contro l’occupazione militare e di denuncia per le sofferenze causate alla popolazione di Terra Santa. I patriarchi hanno anche inviato un appello alla comunità internazionale per chiedere “nel nome di Dio” di venire “in soccorso a tutta la nostra gente” e per offrirsi di fare da mediatori tra le due parti. “L’uccisione e il ferimento di tanti innocenti – scrivono – gridano al mondo vergogna”. In questi giorni di fuoco e sangue si sono susseguiti gli appelli e le manifestazioni di solidarietà di tutte le chiese cristiane nel mondo a favore delle comunità religiose di Gerusalemme e di Betlemme. Una delegazione del Consiglio ecumenico delle chiese si è recata a Gerusalemme ma non ha potuto realizzare l’intero programma di visite a causa dei check-point israeliani. Il patriarca di Mosca Alessio II ha inviato a nome del Santo Sinodo un appello ad israeliani e palestinesi affinché la città santa diventi “casa accogliente” per tutti i popoli di quella terra, mentre il pastore Ismael Noko della Federazione luterana mondiale ha esortato le autorità israeliane a prendere iniziative chiare per spezzare la spirale di violenza e a considerare il piano di pace saudita per una soluzione del conflitto. A Firenze invece hanno manifestato insieme per la pace le comunità cristiane, ebree e musulmane della città. “Compito delle religioni – ha detto in quell’occasione l’arcivescovo Antonelli – è favorire la reciproca convivenza tra i popoli e la cultura”. Francia: No all’antisemitismo Un’ondata di antisemitismo ha investito la Francia e il Belgio in seguito ai drammatici avvenimenti che stanno insanguinando il Medio Oriente. Una serie di attentati sono stati perpetrati contro diverse sinagoghe a Lione e a Strasburgo. A Marsiglia una sinagoga è stata totalmente distrutta da un incendio ed un’altra ha preso fuoco a causa di una bomba molotov lanciata da due sconosciuti. La violenza contro le comunità ebraiche ha colpito anche il Belgio dove due bombe sono state lanciate contro le sinagoghe di Anversa e Anderlecht. Immediata è stata la reazione di condanna e solidarietà delle chiese cristiane. “Le comunità ebraiche – scrive in una nota ufficiale mons. Ricard, a nome dei vescovi francesi – sono ferite al cuore nei loro luoghi di culto più cari. Toccare una comunità, qualunque essa sia, nella sua sensibilità religiosa e nella sua fede è un atto particolarmente grave che colpisce come una frustata in pieno volto la nostra vita democratica”. Anche il Consiglio delle chiese cristiane di Francia condanna l’attacco ai luoghi di culto ebrei e chiede che i diversi responsabili politici, compresi quelli francesi, si mobilitino per la pace. Analogo appello è stato lanciato anche dal Consiglio delle chiese cristiane di Strasburgo. Colombia Un altro sacerdote ucciso Continua in Colombia la violenza contro la chiesa: padre Juan Ramon Nunez, parroco della chiesa di La Argentina, nel dipartimento di Huila (diocesi di Garzòn), è stato ucciso sabato 6 aprile da due banditi, mentre celebrava la messa serale. I due hanno sparato quattro volte contro il sacerdote che stava distribuendo la comunione. Quindi hanno aperto il fuoco contro uno dei fedeli, Joaquin Quebrada. Entrambi sono morti poco dopo il ricovero in ospedale. “Ci troviamo di fronte ad una escalation di azioni selvagge contro la chiesa e contro tutto il paese”, ha commentato all’agenzia internazionale Fides il card. Pedro Rubiano, arcivescovo di Bogotà. Secondo fonti dell’esercito, dal 1998 al marzo 2002 sono stati assassinati nel paese latino-americano 26 tra sacerdoti, religiosi e religiose cattolici, e 39 pastori protestanti. L’ultima vittima è stato mons. Isaias Duarte Cancino, arcivescovo di Cali, ucciso il 16 marzo scorso. Filippine: Liberato il missionario italiano Padre Giuseppe Pierantoni, m i s s i o n a r i o dehoniano italiano a Dimataling (Filippine meridionali), dopo 172 giorni dal suo rapimento, è stato liberato lunedì 8 aprile, con un’operazione delle forze speciali filippine. Padre Pierantoni era stato sequestrato la sera del 17 ottobre 2001 da una quindicina di uomini armati, dopo aver celebrato la messa nella parrocchia di Dimataling. Appena ricevuta la notizia della scarcerazione padre Virginio Bressanelli, superiore generale della Congregazione, ha detto: “Siamo pieni di gioia perché la scarcerazione è avvenuta in un momento disatteso”. Il missionario aveva scelto questa regione delle Filippine perché è nel carisma dei dehoniani “agire sempre alle periferie e nei posti difficili”. Tuttora nella zona di Dimataling i missionari ricevono delle minacce, che rendono impossibile un lavoro sereno. In questo periodo il sequestro di padre Pierantoni ha contribuito a far crescere il dialogo interreligioso con i musulmani che oltre a condannare il rapimento, hanno indetto tempi speciali di preghiera nelle loro moschee. Europa: Giovani e vescovi di nuovo insieme Di nuovo i giovani saranno a fianco dei responsabili delle chiese. Era successo esattamente un anno fa a Strasburgo in occasione della Assemblea di tutte le chiese cristiane europee che ha portato alla firma della Carta ecumenica. Succederà ancora a Roma al X Simposio dei vescovi europei che si terrà dal 24 al 28 aprile. Con i 90 vescovi a parlare delle nuove generazioni ci saranno anche 34 giovani in rappresentanza di tutte le Conferenze episcopali europee. “L’esperienza di fede dei giovani – spiega mons. Aldo Giordano, segretario del Ccee che promuove l’incontro – sembra contenere indicazioni nuove sulla possibilità di vivere la fede nella cultura attuale e sul fatto che il Vangelo risponda alle domande ed anche alle tragedie che l’umanità vive… Il fatto che i vescovi, delegati da tutte le Conferenze episcopali, hanno voluto al simposio la presenza di un nutrito gruppo di giovani è un’indicazione chiara che la chiesa d’Europa guarda con un orizzonte aperto al futuro”. Buddhismo festa di Vesakh La festa di Vesakh è la più importante festa per i buddhisti. Nei paesi di tradizione therevada, si celebra il 19 maggio e si commemorano i principali avvenimenti della vita di Buddha. Nei paesi di tradizione mahayana, i vari momenti della vita di Buddha vengono ricordati in giorni diversi. Tuttavia, la festa più importante è quella di Vesakh durante la quale si fa memoria della nascita di Siddharta Gautama (8 aprile). Per l’occasione il card. Francis Arinze, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, ha inviato ai buddhisti un messaggio di augurio, in cui il cardinale invita cristiani e buddhisti a “promuovere una cultura della vita per il futuro”. “Mentre invio questo messaggio di felicitazioni – scrive Arinze – non posso non ricordare i drammatici eventi dell’11 settembre dello scorso anno. Da allora, la gente in ogni parte del mondo ha avvertito un nuovo timore per il futuro”. “In mezzo a questo timore”, aggiunge il cardinale, è dovere dei cristiani e dei buddhisti, “incoraggiare la speranza” e “contribuire ad un mondo più pacifico nel futuro”.

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