Svolta nella vicenda Marò in India

La Corte suprema accetta il ricorso del procuratore generale che contesta l’autorità dello Stato del Kerala nel processare i militari italiani. Il caso spetterebbe al governo centrale di Nuova Delhi
Marò italiani

Per la prima volta da quando la nave italiana è tornata a Kochi ed è iniziata la vicenda dei due militari italiani – inizialmente in stato di fermo e poi di arresto per la morte di due pescatori indiani – si è verificato un contenzioso fra le autorità indiane che ha aperto una falla nel muro che si era levato nei confronti dei tentativi di riportare in Italia i due marines.
 
Il procuratore generale ha sostenuto davanti alla Corte suprema dell’India, con sede a Delhi, che il governo locale, quello dello Stato del Kerala, non ha diritto a perseguire i due militari italiani. L’incidente in questione, infatti, è avvenuto in acque internazionali e solo il governo centrale, Nuova Delhi, ha la giurisdizione competente su questi casi.
 
In risposta alla richiesta, la Corte suprema ha accettato il ricorso, sorprendendo le autorità del Kerala. Il primo ministro dello Stato del Sud India, Oommen Chandy, ha immediatamente rilasciato una dichiarazione chiara e netta: «Non sono d’accordo con questo punto di vista».
 
Secondo le notizie pubblicate da Mail online India, notiziario online molto seguito nel Paese, i magistrati hanno contraddetto non solo i politici del Kerala, ma anche il ministro degli Esteri, l’on. S.M. Krishna, che non aveva mai indietreggiato dalla posizione chiara che insisteva sul diritto del Paese asiatico a processare i due marines italiani. Il titolare degli esteri di Nuova Delhi si è affrettato a sottolineare come «non ci sia alcun cambiamento di posizione da parte del governo indiano […]». Ha aggiunto che il governo centrale ha sempre operato in perfetto coordinamento con quello del Kerala.
 
La questione, oltre ad aver aperto una breccia sulla questione, che ormai si trascina da due mesi, ha anche dato il via a forti polemiche nell’ambito politico indiano, con il partito del Bjp che non ha perso l’occasione per accusare il governo di Manmohan Singh, del Partito del congresso, di aver dato un «chiaro esempio di disorientamento e di incoerenza».
 
La situazione è tutt’altro che risolta, ma la tensione fra le due amministrazioni potrebbe avere riflessi positivi per i due italiani e per la nave ferma nel porto di Kochi. Già la decisione di risarcire con una somma tutt’altro che indifferente le due famiglie ha, senza dubbio, permesso all’opinione pubblica locale di cambiare certi atteggiamenti. La stampa del Kerala ha poi dato spazio, soprattutto fotografico, all’aiuto che Latorre ha dato a un fotografo locale che rischiava di essere investito da un veicolo in retromarcia, mentre riprendeva i due italiani che si dirigevano all’incontro con i parenti che da alcuni giorni si trovano in India.
 
La strada per la soluzione del caso potrebbe essere ancora lunga, ma il tempo comincia a giocare a favore dei due italiani. Molto dipenderà dalla diplomazia italiana e dalla sua capacità di capire come inserirsi nei rapporti non sempre chiari fra autorità del governo centrale e autorità locale. Sarà necessario vedere se la decisione della Corte suprema di ammettere il ricorso da parte del procuratore generale a favore della posizione italiana non subirà variazioni a causa di pressioni politiche e dell’opinione pubblica.
 
Lo scacco continua, ma questi sviluppi fan capire che non tutti, anche in India, sono d’accordo con la linea che sia il governo locale ad avere il diritto di processare i due. E poi da criminale, i titoli dei giornali sono passati a definire Latorre un eroe.
 

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