Suspense e sabotaggi in vista del voto

Elezioni molto controverse nella Repubblica Democratica del Congo, il 23 dicembre. I candidati dell’opposizione si presentano in ordine sparso contro il candidato presidenziale

Raramente il Paese è stato così vicino all’implosione nella corsa alle elezioni presidenziali in programma per domenica prossima. Il Congo è un vulcano pronto a scoppiare. Tra la violenza pre-elettorale e la distruzione delle macchine elettorali, le tensioni crescono nella Repubblica Democratica del Congo mentre siamo ormai a una settimana dalle elezioni presidenziali.

I leader dei vari partiti di opposizione, che inizialmente hanno presentato un unico candidato, avanzano ora in schiere disperse. Shadary Ramazani, invece, è il candidato del presidente uscente Joseph Kabila. E mentre si avvicina il giorno delle elezioni, le preoccupazioni sulla legalità delle consultazioni in questo vasto Paese, grande quasi quanto l’Europa occidentale, stanno crescendo.

Martin Fayulu, candidato alla coalizione Lamuka, invita i suoi sostenitori a non boicottare le elezioni. Gli elettori infatti evitano la macchina del voto, che secondo loro serve a «frodare». Pertanto, per Lamuka, solo i risultati ottenuti dal conteggio manuale delle schede depositate nelle urne e convalidati dai testimoni dei partiti politici e dagli osservatori indipendenti dovranno essere presi in considerazione.

L’ambasciatore degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, Nikki Haley, ha recentemente ammonito la Repubblica Democratica del Congo contro l’uso di macchine per il voto elettronico in una riunione del Consiglio di sicurezza e auspica che la scheda elettorale di voto sia affidabile, comprovata, trasparente e facile da usare.

Le schede sono arrivate domenica sera in aereo dal Sud Africa con diversi giorni di ritardo. La Commissione elettorale indipendente (Ceni) deve ora inviare 166 tonnellate di schede dopo averle contate in tutto il Paese, per più di 75 mila seggi elettorali. Un altro problema è che giovedì scorso un incendio ha devastato uno dei principali magazzini della commissione elettorale, distruggendo oltre due terzi delle macchine per il voto elettronico assegnate alla capitale Kinshasa. Ma il governo dice che è pronto. A ottobre, la Ceni ha dichiarato di aver ricevuto 150 veicoli dell’esercito congolese e una dozzina di aerei per affrontare la sfida logistica. Le autorità hanno rifiutato qualsiasi assistenza da parte di partner tradizionali stranieri, compresa la missione Onu nella Rdc (Monusco).

Nel periodo precedente alle elezioni presidenziali del 23 dicembre, la campagna è stata finora contrassegnata da numerosi atti di violenza e dalla morte di almeno cinque sostenitori a margine delle riunioni dei candidati. Martedì 11 dicembre, la Guardia repubblicana ha ucciso due persone e ne ha ferite almeno una quindicina, secondo l’Associazione congolese per l’accesso alla giustizia (Acaj).  Gli agenti stavano cercando di disperdere la folla che applaudiva il candidato dell’opposizione Martin Fayulu che era appena sbarcato a Lubumbashi, capitale della grande provincia mineraria del Katanga (est). Secondo un portavoce dell’opposizione, la guardia del presidente Joseph Kabila ha inizialmente preso di mira la manifestazione con dei lacrimogeni. Il suo veicolo è stato quindi cosparso di acqua bollente. Poi la polizia ha sparato sul corteo.

Denis Mukwege, premio Nobel per la pace, teme che Kabila stia pianificando una guerra contro la sua stessa gente. «Temo che le elezioni non saranno libere, eque, credibili e pacifiche e che in questo caso la frode sarà massiccia», ha detto alla Reuters nel suo discorso a Oslo.

Ma il Congo non è in fermento solo per la politica. In questo momento è anche e soprattutto insicurezza. Ad esempio nella capitale Kinshasa dove ci sono migliaia di giovani che prosperano in bande chiamate: Kuluna, leoni, giamaicani, somalo… Gli assalti sono quasi quotidiani. E le autorità sembrano sopraffatte.

Infine, il virus Ebola ha finora infettato quasi 500 persone e ne ha uccise più di 200: è la seconda peggiore epidemia nella storia della Rdc. Le autorità temono anche il risorgere dei conflitti nella comunità, in particolare nella città di Beni (nell’est del Paese) dove sono stati schierati più di 3 mila uomini. La principale minaccia rimane quella dei combattenti ugandesi dell’Adf e della milizia Mai Mai.

Comunque, torando alle elezioni presidenziali, legislative e provinciali previste per il 23 dicembre, la sfida è nominare il successore del presidente Kabila in questo Paese che non ha mai conosciuto una trasmissione pacifica del potere. Qualunque sia il risultato delle votazioni, il nuovo presidente della Repubblica Democratica del Congo dovrà essere in grado di lavorare senza perdere tempo.

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