Segni tra le pagine

Il sesto anniversario della morte della fondatrice dei Focolari, un primo piano sugli effetti antropologici e sociali dell'uso dei media digitali, la storia di cittadinanza attiva degli abitanti di Lizzano in Puglia contro una discarica di rifuiti speciali. Sfoglia con noi l'ultimo numero del quindicinale
Copertina del numero 5/2014 di Città Nuova

Tenendo saldamente la rivista tra le mani, mettiamo i nostri segni tra le pagine senza timore di essere Risucchiati dalla Rete, così come è evidenziato dal titolo di copertina del 5° numero di Città Nuova.

Giulio Meazzini, a pagina 10, nel primo piano Dementi digitali, citando Manfred Spitzer, direttore del centro di neuroscienze di Ulm in Germania, scrive che i «media digitali, sollecitando reazioni veloci e automatiche, riducono l'uso del cervello, rendono superficiale il pensiero, distraggono e hanno effetti collaterali indesiderati». «Chi costruisce la propria sfera sociale solo nel mondo virtuale – aggiunge – corre il rischio di non acquisire una competenza sociale adeguata». Che fare? «L'obiettivo è semplice – conclude Meazzini – equilibrare reale e virtuale. Per far questo bisogna resistere, cioè ritardare il più possibile l'introduzione dei vari media nella vita dei bambini e ragazzi».

Per favore aiutatemi – gridava tempo fa un'adolescente aggredita brutalmente da una coetanea tra l'indifferenza dei compagni che la riprendevano col cellulare mentre il video era già su Facebook e visionato 30 mila volte in poche ore. È questa la notizia che dà avvio all'editoriale del pedagogista Michele De Beni a pagina 7: «Succede spesso – annota lo studioso – che interessanti programmi educativi non siano conosciuti. Si pensi ad esempio a quelli per lo sviluppo del comportamento sociale positivo (IsacPro) o per l'educazione emotivo-affettiva e sessuale (Teenstar) oppure ai programmi per le capacità riflessive (Thinking Program o Philosophy for Children): tanti efficacissimi programmi dagli esiti educativi straordinari. Basta però che li si voglia adottare e applicare con coraggio. Sono i ragazzi che ci implorano: “Per favore, aiutateci!”».

Importanti ricadute educative ha avuto il dialogo interreligioso tra il Movimento dei Focolari e la famiglia gandhiana. Alcune tappe sono rievocate a pagina 18 da Roberto Catalano nell’articolo scritto nel 6° anniversario della morte di Chiara Lubich 6 anni ormai: «Si sono susseguiti rapporti di collaborazione che sono andati da tavole rotonde per favorire una mutua conoscenza a progetti di carattere sociale, alla formazione alla pace per giovani».

Qualche pagina più avanti è il pubblicitario Raffaele Cardarelli che esamina la straordinaria valenza educativa della comunicazione di Papa Francesco, il linguaggio del cuore: «Come Gesù riusciva a spiegare efficacemente il regno dei Cieli a platee analfabete, attraverso parabole di pastori alla ricerca di pecorelle smarrite, così papa Francesco trasmette la scottante attualità del Vangelo, utilizzando i codici del linguaggio del cuore».

Anche le nuove tecnologie riscoprono il valore della comunicazione interpersonale. Nella rubrica dedicata ai Media, a pagina 69, Claudia Di Lorenzi riporta un’immagine di un soldato statunitense che, seduto davanti alla webcam, legge una fiaba a suo figlio lontano. «Messa in Rete l’immagine fa il giro del mondo e spinge i giovani londinesi a sviluppare un’applicazione per iPad che consente di leggere fiabe interattive ai bambini anche quando si è lontani da casa (…). La storia ci piace perché ancora una volta mostra che è l’uomo a dar senso e valore agli strumenti di cui dispone».

Continuiamo a sfogliare la rivista seguendo il filo rosso dell’educazione. A pagina 35 Carlo Cefaloni racconta un’azione popolare condotta da cittadini che riscoprono il senso autentico della polica. Res publica a Lizzano è il titolo dell’articolo che riferisce l’iniziativa di un gruppo di pugliesi che si sono opposti a una discarica inquinante di rifiuti speciali cominciando con un volantinaggio nel 2010: «Un medico ha iniziato il monitoraggio sulle patologie che colpiscono gli abitanti (…) mentre l’associazione si metteva in rete con realtà lontane e vicine. Manifestazioni con migliaia di persone hanno attirato atti intimidatori. Esposti e ricorsi hanno raggiunto ogni autorità (….) finché a febbraio 2014 è arrivato su ordine della magistratura il sequestro dell’impianto».

Un percorso educativo comunitario ha coinvolto i parrocchiani di santa Sofia, nel centro di Padova. Dopo un incidente d’auto il parroco, don Giorgio, resta tetraplegico ed è chiamato a fare La seconda scelta aiutato da tutta la comunità. «Non bisogna aver paura di essere aiutati – racconta il sacerdote ad Aurelio Molè a pagina 24 – perché, come insegna la tradizione induista, ci sono quattro fasi nella vita. Nella prima s’impara, nella seconda s’insegna, nella terza si va nella foresta, cioè ci si ritira dal mondo per pregare, nella quarta s’impara a mendicare. Il vertice è aver bisogno degli altri e ho accettato la mia condizione come il tempo della potatura che serve per portare più frutto».

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