Pontiggia, un contemporaneo nel futuro

C’ è il sorriso arguto di Giuseppe Pontiggia sul cofanetto del Meridiano (Mondadori 2004), uscito di recente, che raccoglie tutte le sue opere: da La morte in banca al Raggio d’ombra, dal Giocatore invisibile a Il giardino delle Esperidi, da La grande sera a Nati due volte, per citare solo alcuni tra i suoi capolavori. Mentre si moltiplicano, ad un anno dalla sua scomparsa (Milano, 27 giugno 2003), le pubblicazioni e le iniziative per ricordarlo, questo prezioso volume suscita nei lettori, che si sentono tutti un po’ orfani del loro amato maestro, una speciale commozione. Il 6 maggio scorso alla Fiera del Libro di Torino, Pontiggia, che per molti anni ne è stato presenza costante e affettuosa, ha ricevuto l’omaggio di un folto pubblico di appassionati. Coordinati da Riccardo Chiaberge sono intervenuti Gianni Amelio che ha pronto per il Festival di Venezia un nuovo film Le chiavi di casa ispirato a Nati due volte , Eva Cantarella, Pietro Citati, Renata Colorni, Ernesto Ferrero e Daniela Marcheschi (sua intelligente esegeta sin dal 1978), curatrice del volume. Gli scrittori bisogna ricordarli con le loro parole, non con le nostre, ha scritto con dolce rimpianto Giovanni Raboni nella presentazione del volumettotalismano Leggere (Lucini Libri per Premio Bagutta 2004 ), con due rivelativi excursus di Pontiggia su Le utopie della lettura. L’idea di ricordare gli autori con le loro parole è stata condivisa da Daniela Marcheschi nel saggio introrduttivo, lucido quanto vigoroso, al Meridiano: Rileggere le opere di Giuseppe Pontiggia in ordine cronologico è l’occasione per goderne la ricchezza dell’ispirazione e per ritrovare quella coerenza formale di ricerca, quello spessore espressivo e teoretico che fanno di lui una delle più profonde ed originali personalità della letteratura contemporanea. La chiarezza è il valore scriveva Pontiggia nel Giardino delle Esperidi , ma il valore non si esprime che attraverso la chiarezza. Solo il discorso chiaro può essere di una complessità inesauribile. A una tale urgenza di chiarezza in Pontiggia fanno di nuovo fede, in Pontiggia, L’isola volante e l’incantevole libro per bambini Cichita la scimmia parlante (Ed. Giunti). Quanto lo scrittore amasse i bambini e fosse interessato al loro linguaggio, ce lo dice Lucia Pontiggia nella suggestiva fotobiografia per Dossier Pontiggia (Il Caffè illustrato, aprile 2004). Raffinato maestro del linguaggio, Pontiggia ha formato attraverso i suoi leggendari corsi di scrittura (dal 1985 al 1996) schiere di aspiranti scrittori, critici ed economisti. L’arte inventando scopra la realtà; anch’io con Vite di uomini non illustri ho avuto la percezione di fare qualcosa di nuovo perché introducevo una variante in un genere letterario (Lezione all’Università di Urbino, 19.4.1994). Le intuizioni critiche dell’esegeta offrono una chiave di lettura potente per appropriarsi idealmente delle opere di Pontiggia, mentre le emozioni più intense le riserva al lettore la vivida Cronologia con notizie di prima mano di due testimoni privilegiati quali la moglie Lucia e il figlio Andrea, il personaggio più luminoso del romanzo e della mia vita (in una dedica di Nati due volte al figlio). C’è in Pontiggia un sentimento di fede cristiana profondamente vissuto. È difficile trovare, anche in chi si professa convinto credente, una percezione così acuta e ansiosa della preghiera. Il ritratto dell’uomo e dell’artista è evocato da testi in parte inediti e da pagine bellissime dettate all’autore dal ricordo di vita familiare in Brianza e a Milano, permeate di ironica tenerezza, radicate nella concretezza lombarda di un linguaggio nobile e semplice. Su questo versante si scoprono altre schegge di vita di studente, impiegato in banca, bibliomane, consulente di case editrici, appassionato giocatore di scacchi. Sono sempre stato affascinato dal gioco degli scacchi. Da bambino sognavo di diventare un campione. Scrittura e scacchi sono percorsi diversi, ma hanno molti punti di intersezione. Per esempio, negli scacchi è importante l’apertura: non si possono sbagliare le prime mosse per non pregiudicare l’intera partita. Anche nello scrivere è importante partire con il piede giusto. Non mancano gli incontri con gli amici: scrittori, poeti e critici. Una sera Luciano Foà gli dirà tra l’altro: Tu hai in pugno le cose, puoi fare quello che ti piace. Puoi fare tutto, ricordalo. Alfredo Giuliani, il giorno successivo alla scomparsa, lo ricorda così: Peppo era un grande amico, la sua presenza mi dava sicurezza. La sua storia di scrittore e di uomo è tutta vera, di tutto ciò che ha pubblicato non si può buttare niente. Parole nelle quali si riconosce il lettore.

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