Petrolio e borsa valori

Perché l’economia non migliora ma vacilla con il crollo del prezzo del combustibile? I Fondi sovrani dei Paesi produttori hanno perso molto del denaro che alimentava il flusso dei mercati finanziari. Spieghiamo gli effetti collaterali del sistema basato sulla vendita dell'oro nero, che alimenta investimenti e consumi necessari per i Paesi industrializzati
wall street Italia

In questi giorni appena il prezzo del petrolio tende a scendere, immediatamente la borsa fa altrettanto, e viceversa: un fatto controintuitivo; si sarebbe portati a pensare che, nel momento in cui scende il prezzo del petrolio, scenderà anche quello della benzina, il costo del riscaldamento e dei trasporti delle merci e che il conseguente maggiore potere di acquisto dei cittadini darà lavoro alle aziende che quindi cresceranno di valore.

 

Nel rapporto tra petrolio e borsa prevale però il fatto che, se il prezzo del petrolio scende, per compensare le mancate entrate dei Paesi produttori, vengono posti in vendita sul mercato borsistico importanti pacchetti di azioni che i Fondi Sovrani di quei Paesi avevano acquisito per investire le risorse che ad essi affluivano quando il prezzo del petrolio era così alto da superare le esigenze di finanziamento degli Stati stessi.

 

Con il prezzo sotto i 30 dollari al barile, l’Arabia Saudita, la Nigeria, il Venezuela, la Russia, la Norvegia e tutti gli altri Paesi esportatori stanno ricorrendo ai loro Fondi Sovrani per recuperare la liquidità che non arriva più dalla vendita di petrolio.

 

Questi Paesi adesso stanno rivedendo i loro budget statali e decidendo drastici tagli alle precedenti generose sovvenzioni per i loro cittadini: si tagliano i sussidi al prezzo della benzina, aumentato in Venezuela di 60 volte, e anche i sussidi sui beni alimentari primari, che venivano elargiti per evitare le “guerre del pane”.

 

L’Arabia Saudita, che finora gestiva in proprio tutte le sue aziende industriali, si sta aprendo al mercato dei capitali offrendo in borsa importanti quote dei loro capitali sociali.

 

Si è calcolato che se il prezzo del petrolio rimane a lungo su questo livello, i Fondi Sovrani dovranno vendere un po’ alla volta azioni e quote di fondi per oltre 400 miliardi di dollari: per trovare compratori, dovranno accontentarsi di prezzi sempre più bassi; una mole di vendite così rilevante può far crollare la borsa senza che siano mutate le reali condizioni di salute delle aziende trattate. 

 

Quando il prezzo del petrolio risale, i Fondi Sovrani potranno ridurre le loro vendite e le quotazioni di borsa risaliranno, anche perché le maggiori risorse finanziarie che arrivano ai Paesi produttori eviteranno che essi riducano i loro progetti di investimento e di consumo che vengono in buona parte soddisfatti dalle aziende del mondo industrializzato.

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