Nuovo governo nuovo rimpasto

Tsipras ha il suo esecutivo. Poche novità tranne un nuovo organismo che veglierà all’attuazione degli accordi con l’Unione europea
Alexis Tsipras

Stamattina giura il nuovo governo che il premier ha formato con i nazionalisti di Anel. In sostanza non ci sono cambiamenti di rilievo: stesse personalità nei diversi ministeri compresi quelli più difficili, Finanze ed Economia e Sviluppo che mantengono lo stesso team. Inoltre è annunciata la fondazione di un nuovo iper-ministero per l’attuazione dell’Accordo europeo ma non si sa ancora a chi sarà affidato, si dice che sarà Chouliarakis, che aveva partecipato alle trattative. Visto che nel nuovo governo non sono stati inclusi politici di altri partiti, tranne il caso di un deputato indipendente, si aspetta che saranno inclusi dei tecnici nei consulenti dei ministri. Si vedrà così fino a che punto Tsipras è deciso nel combattere per l’eliminazione della “partitocrazia” come da lui promesso in campagna elettorale. Tutto sommato si tratta di un grande governo di 46 membri. Anel, che ha dieci deputati, partecipa con cinque ministri mentre il suo capo Kamenos mantiene il ministero della Difesa.

 

Nel frattempo Nea Dimokratia sta organizzando il congresso per eleggere il nuovo capo e decidere sulla sua strategia futura. Meimarakis, finora capo ad interim, dichiara di non essere interessato a una candidatura. Sulla stessa lunghezza d’onda Potami che è sconvolto dagli scarsi risultati ottenuti. Si dice che il suo capo, Stavros Theodorakis. voleva dimettersi ma i suoi deputati, quegli rimasti, l’hanno scoraggiato. In ogni caso anche loro preparano il loro congresso. Unita popolare, anch’essa scioccata dalla sua esclusione dal parlamento, si sta organizzando. L’alleanza Pasok-Dimar festeggia per i risultati ottenuti e non senza ragione visto che tutti e due i partiti rischiavano di non entrare in parlamento. Ma il partito veramente esultante per i risultati è Alba Dorada, che ha visto la sua percentuale raddoppiata dopo l’ondata di profughi e migranti.

 

Partiti politici e opinione pubblica sono infuriati con le società di sondaggio, visto che gli ultimi non erano accurati e hanno lasciato tutti perplessi.

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