Le migrazioni non possono restare un’emergenza

Gli arrivi di queste settimane hanno messo a dura prova il sistema di accoglienza italiano. “Attenzione ai numeri e alle notizie sui minori” dichiara l’avvocato Asgi Loredana Leo. “Esiste per loro una speciale deroga al regolamento di Dublino che consente il ricongiungimento familiare senza affrontare viaggi pericolosi”.
migranti AP

L’Organizzazione internazionale delle migrazioni ha fornito gli ultimi dati sull’arrivo dei migranti in Europa: 204mila. La Grecia e l’Italia sono i Paesi che più hanno accolto: 46.856 e 156.364 nuovi arrivi. Circa 2.400 sono le persone morte in viaggio. Poi c’è la notizia dei 16mila bambini scomparsi. Proprio su questi ultimi numeri l’avvocato Loredana Leo dell’Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione) chiede di fare attenzione e di non cedere al sensazionalismo perché “in realtà si tratta per il 90 per cento di minori e quindi ragazzi che hanno dai 12 ai 15 anni con un progetto migratorio definito che usano l’Italia come Paese di passaggio. Le notizie spesso enfatizzano il fenomeno”.

 

Eppure sono scomparsi. C’è la mano dei commercianti di esseri umani?

 

 

«Non mi sento di affermarlo nella totalità dei casi. Può accadere che qualcuno finisca e sia finito vittima di mercanti senza scrupoli, ma gran parte dei minori arriva avendo già il contatto di un parente o di un conoscente in un Paese europeo e con molta facilità sceglie di allontanarsi dal centro che li accoglie per raggiungere altre nazioni. Diverso è il caso dei bambini che raramente giungono da soli, come la bambina arrivata a Lampedusa. Loro approdano con una famiglia e seguono la famiglia in tutto l’iter d’accoglienza».

 

Si troveranno anche loro a fare i conti con il Regolamento di Dublino che impone la richiesta d’asilo nel paese di approdo? Come se la caveranno se poi si ritrovano in nazioni diverse dall’Italia?

 

 

«C’è una deroga del Regolamento per i minori non accompagnati che favorisce il loro ricongiungimento a familiari e parenti residenti in Paesi diversi da quelli di approdo. Per cui se un ragazzo sbarca in Italia e presenta domanda d’asilo e poi parte per la Francia, può ripresentarla senza problemi se questo favorisce un suo migliore inserimento. Purtroppo i tempi di attuazione di queste norme sono lunghi e se pensiamo all’Italia siamo sull’ordine di dieci casi».

 

Perché queste lungaggini?

 

 

«Ci sono notevoli tempi d’attesa per la nomina di un tutore legale, che per alcuni tribunali è l’unico tenuto a presentare la domanda d’asilo o di ricongiungimento. Per altri tribunali  i minori potrebbero fare da soli questa richiesta ma dopo un’opportuna informazione. L’attuazione di questa norma consentirebbe un trasferimento senza pericoli per il minore senza incorrere nel rischio di viaggi pericolosi e nell’intercettazione di mercanti senza scrupoli».

 

Gli sbarchi sono nuovamente ripresi. Il sistema italiano riesce a fronteggiare l’emergenza?

 

 

«L'Italia, attraverso gli Hotspot, sta riuscendo ad identificare i nuovi arrivati. Si tratta, però, di un metodo illegittimo non previsto da alcuna normativa. Un altro problema è quello della ricollocazione negli altri Paesi Europei. Ad oggi solo 500 persone sono partite per altri stati e in sette mesi è davvero poco. Continuiamo ad agire sempre sull’onda dell’emergenza senza capire che le migrazioni sono un fenomeno strutturale del nostro tempo».

 

Tra gli ultimi arrivati non c’erano siriani. L’accordo con la Turchia sta funzionando?

 

 

«Indubbiamente i siriani non hanno ripreso la rotta libica e sicuramente gli accordi dell’Unione europea e la chiusura delle frontiere nei paesi di passaggio hanno portato a ripensare i progetti migratori. Con una delegazione di avvocati visiteremo la Grecia nelle prossime settimane proprio per verificare i termini di questo accordo con la Turchia. Intanto si è passati dai duemila arrivi al giorno in marzo ai circa 100 di questi giorni e quindi qualcosa sta accadendo. Il Paese ellenico in questo momento è un laboratorio di soluzioni che potrebbero nel breve termine essere traslate in Italia. Sappiamo che anche lì gli Hotspot funzionano a pieno regime ma poi ci sono carenze di legali e di tribunali che si occupino del problema».

 

Le sembra che l’Europa stia facendo tutta la sua parte?

 

 

«Posso dirle sinceramente che sono sorpresa dall’accanimento dell’Europa verso questi deboli. In tutti i paesi ci sono atteggiamenti di intolleranza e di chiusura. Non generalizzo in maniera assoluta ma certo che gli sgomberi non ufficiali di Idomeni e di Ventimiglia la dicono lunga, per non parlare della chiusura delle frontiere di tanti paesi dell’est e della minaccia svizzera di schierare i carri armati. Mi sembrano cattiverie gratuite esercitate su chi ha già perso tutto e rischiato tutto pur di conservare almeno la vita. L’Europa sta mostrando atteggiamenti e sta attuando politiche che pensavamo non appartenessero più alla nostra storia e invece eccoli tutti davanti ai nostri occhi».

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