La quaresima durerà anni

Questo Mercoledì delle ceneri ci ricorda che la crisi iniziata due anni fa non è vicina alla sua fine. Bisogna cambiare registro.
mano euro

Ci sono le ceneri che il sacerdote posa sul capo dei fedeli, e ci sono le ceneri lasciate dalla guerra. Comincia la Quaresima cristiana, ma dall’altra parte del Mediterraneo se ne vive un’altra di Quaresima, che non è il Ramadan dei musulmani, ma la penuria e la fragilità di società scosse nelle proprie fondamenta da una guerra civile inattesa. C’è anche la Quaresima dei migranti in attesa di salpare verso Lampedusa, di quelli invece ancora bloccati alla frontiera con la Tunisia, per non parlare del milione di profughi dell’Africa sub-sahariana che vagano ancora nel deserto in attesa di trovare uno sbocco alla loro “fame d’Europa”, dalle parti di Misurata, Bengasi o Tripoli.

 

Anche noi viviamo la nostra Quaresima. Non è cominciata oggi, con il Mercoledì delle ceneri, ma due anni fa, con l’inizio della crisi finanziaria più devastante dalla Seconda guerra mondiale. Prosegue ora, col petrolio che schizza in alto, il debito delle famiglie che s’impenna – a fine mese tanti non ci arrivano più –, la produzione industriale che non decolla, le scuole che chiudono le classi e le università che eliminano le cattedre. Continua la nostra Lunga Quaresima con i letti d’ospedale drasticamente ridotti, a tutto danno di chi non si può permettere una protezione sanitaria privata, con un giovane su quattro che non lavora e non studia, e non cerca lavoro e non s’iscrive a scuola o all’università.

 

Togliamoci dalla testa il pensiero che tutto possa tornare come prima. Non è vero. E chi dice il contrario lo fa per ragioni sue a cui non corrispondono i fatti. Le risorse umane della nostra Italia, e in genere dell’Europa, stanno diminuendo, mentre quelle del Sud del mondo aumentano. Dobbiamo perciò metterci nell’ottica della condivisione: sul pianeta, e anche attorno al Mediterraneo, le risorse materiali e culturali per vivere tutti ci sono, ma vanno distribuite diversamente. Bisogna che ci convinciamo di questa realtà.

 

È forse proprio questo l’esercizio spirituale che c’è richiesto in questa Quaresima: rinunciare a qualcosa, digiunare, come Paese. Nell’immaginario collettivo la Quaresima è essenzialmente un esercizio di ascesi, di rinuncia, di negativo, insomma. Sì, certo, quest’aspetto sacrificale non va tralasciato, ma la Quaresima cristiana è essenzialmente racchiusa in una frase straordinaria del Vangelo: «Misericordia io voglio e non sacrificio». Quando la rinuncia si ricopre di misericordia, ecco che il sacrificio diventa leggero, e la rinuncia diventa dono, che chiama altro dono. In questo senso anche la Quaresima può essere “bella”.
 

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