La posta del direttore

IL DIRITTO A NASCERE DEL CONCEPITO Ho letto a suo tempo su di Città nuova il resoconto della seconda giornata dell’interdipendenza. Non si può che gioire e ringraziare quanti ci si sono dedicati e ci si dedicano, spesso con sacrifici e magari, immagino, tra incomprensioni. Spero che quanto sto per osservare non finisca per contribuire ad aumentare quelle incomprensioni di cui dicevo. Faccio riferimento alla Carta europea delle politiche per l’interdipendenza ed in particolare ai suoi cinque impegni tutti da condividere e sottoscrivere. Ritengo però che ci sia una grave lacuna, un sesto punto che potrebbe essere così formulato: il dovere di tutelare il diritto a nascere del concepito. Capisco che il problema è dirompente, ma trattandosi non di una particolare iniziativa, ma di una Carta con valore fondante e politicamente qualificante, come si può escludere la categoria dei più deboli e indifesi, sulla cui strage quotidiana è calato un silenzio terrificante?. Italo Esigibili – Roma I cinque punti della Carta cui fa riferimento il nostro lettore riguardano il rifiuto della violenza e la sicurezza globale, i diritti dei migranti, la lotta contro la fame e la povertà, il diritto alla salute e la tutela dell’ambiente. Si tratta di punti importanti, acquisiti come aspetti di un impegno comune da parte dei movimenti, delle associazioni, delle singole personalità che hanno proposto la Carta. Punti che, proprio perché toccano la difesa della dignità della vita e della persona, presuppongono logicamente, a nostro avviso, il riconoscimento originario del valore della vita; un riconoscimento che dovrebbe partire proprio dalla difesa del soggetto più debole, il concepito, e spingersi fino alla protezione delle fasi terminali della vita umana; eppure questo punto – fondante – non viene menzionato. Dobbiamo tenere conto, però, che la Carta non aveva lo scopo di affermare i diritti fondamentali, ma di delineare i nodi nevralgici dell’interdipendenza. Si potrebbe osservare, infatti, che manca anche l’affermazione dei vari diritti legati al principio di libertà, che non sono certo negati dai firmatari del documento. Ma non vogliamo sottrarci al problema che sta al fondo della lettera; chiediamoci: tutti i firmatari della Carta, avrebbero sottoscritto un eventuale punto sulla difesa della vita? Forse non tutti sarebbero stati d’accordo. Ciò significa che l’unità di intenti raggiunta su certi aspetti, non c’è ancora su altri. Ma questo è un motivo in più per continuare ed approfondire il dialogo, nella fiducia che, proprio lavorando insieme, si possa arrivare a scoprire sempre più la verità sull’uomo, accogliendola come un patrimonio condiviso. QUEL REFERENDUM CONTROVERSO Domenica 6 febbraio, in occasione della giornata per la vita, alcuni vescovi e molti parroci (il mio compreso) hanno spiegato ai fedeli i punti essenziali della legge 40 che regola la fecondazione assistita e che l’imminente referendum vorrebbe cancellare quasi del tutto. Alcuni hanno esplicitamente ricordato anche la possibilità dell’astensione con mezzo efficace per salvare una legge che (è bene ricordarlo) fu votata da una maggioranza schiacciante di ambedue gli schieramenti politici. Credo che questi interventi siano doverosi in quanto molte persone non avevano o hanno le idee chiare su temi tanto importanti. Gli slogan dei radicali, enfatizzati dai mass media, l’informazione parziale e le bugie propagandate con ogni mezzo hanno creato molta confusione. Alessio Per rispondere su questo tema, che è oggetto di molte lettere, rinvio all’editoriale del presente numero. TRENTUNO ANNI FA…. Ci sono uomini e donne con cui, pur non conoscendoli di persona, può iniziare un rapporto, che poi dura nel tempo. Trentuno anni fa insegnavo al liceo scientifico di Ostia, da me impietosamente definito, per la sua aria di lager e per la cultura media degli studenti (pochi anni dopo il ’68), l’Asinara. Avevo appena finito di leggere un libro che mi prese molto, L’introduzione al cristianesimo di Joseph Ratzinger, gran successo in Germania e altrove, ancor oggi reperibile. Mi colpiva l’intelligenza robusta e limpida, la chiarezza spirituale, la concettualizzazione per nulla astratta, ma vitale:Io credo in te, Gesù di Nazaret, che considero quale senso (logos) del mondo e della mia vita. In classe avevo un ragazzo di nome Kirby, figlio di un ufficiale inglese morto in Italia. All’appello rimase sorpreso per la mia corretta pronuncia ed entrammo in confidenza, tanto che, vedendolo così limpido, anche lui, e trasparente, gli regalai L’Introduzione. Oggi, che sono felicissimo per l’elezione papale di Ratzinger, mi piacerebbe anche reincontrare il ratzingeriano Kirby. Chissà. Giovanni Casoli – Roma

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