La fraternità viaggia in metro

Nella capitale viene dedicata a Chiara Lubich una fermata della metropolitana. Presente il sindaco Alemanno e la presidente dei Focolari, Maria Voce
Il sindaco di Roma Gianni Alemanno e la presidente dei Focolari Maria Voce

“Roma Capitale dedica questa stazione a Chiara Lubich (1920 – 2008) fondatrice del Movimento dei Focolari, cittadina onoraria di Roma, da dove ha diffuso nel mondo l’ideale della fraternità universale. S.P.Q.R. 14 marzo 2013”.           

Da oggi chi transita dalla fermata Libia della metro B1 di Roma, aperta nei mesi scorsi, si imbatte in una targa di un metro per 70 cm che ricorda la fondatrice dei Focolari. Alla cerimonia di inaugurazione sono diverse le personalità presenti: il sindaco Alemanno che, con l’amministrazione capitolina ha desiderato appunto dedicare la nuova stazione metro alla Lubich, alcuni assessori comunali, la presidente del II municipio, Sara De Angelis che fa gli onori di casa, Roberto Grappelli, presidente dell’Atac, l’azienda dei trasporti capitolina. E non può mancare Maria Voce, la presidente del Movimento dei Focolari.

Una folla composita e composta riempie l’atrio dove verrà scoperta la targa: ci sono quelli che hanno incontrato Chiara Lubich lungo le vie del quartiere africano negli anni Cinquanta, quando abitava da queste parti, e sono presenti anche tanti giovani che quella storia l’hanno sentita raccontare perché proprio qui la Lubich ebbe intuizioni importanti per il Movimento da lei fondato e visse tappe che ne hanno segnato il percorso. I passanti incuriositi sembrano non avere fretta di raggiungere le scale che portano fuori e rallentano la loro corsa verso le faccende quotidiane.

La targa vuole essere un «segno di riconoscimento per quanto Chiara ha fatto per la nostra città e per l’umanità», spiega la presidente del II municipio; e lo stesso principio viene ripreso dal sindaco Alemanno che parla di «un momento importante per tutta Roma» dove occorre «moltiplicare i segni, i richiami» alla convivenza solidale, alla speranza ed alla gioia, augurandosi che questa targa costituisca un segnale «molto chiaro e molto forte» per chiunque attraverserà questa stazione. Il sindaco ricorda poi la promessa fatta da Chiara Lubich il 22 gennaio 2000, quando, in occasione della cittadinanza onoraria ricevuta in Campidoglio, si era impegnata a nome del Movimento dei Focolari a dedicarsi “d’ora in poi a questa città più e meglio”. «Dopo 13 anni – commenta Alemanno – possiamo dire che quella promessa è stata mantenuta e che sentiamo viva questa presenza in tutta la città».   

Secondo la presidente dei Focolari, Maria Voce, «Chiara approverebbe, sorridendo, le parole che si leggono nella targa: da Roma “ha diffuso nel mondo l’ideale della fraternità universale”». E, riferendosi a quel 22 gennaio 2000, ricorda come «nel messaggio di Chiara Lubich troviamo piste interessanti che lei attinge dal Vangelo: l’amore vissuto è la forza trainante della storia, ma occorre “saper amare” secondo quell’arte impegnativa ed esigente che ama tutti, ama per primi, a fatti, si fa uno con l’altro, sa perdonare…».

Particolare intensità raggiunge la cerimonia quando Maria Voce cita un brano della Lubich:  “Ecco la grande attrattiva del tempo moderno: penetrare nella più alta contemplazione e rimanere mescolati fra tutti, uomo accanto a uomo”, “perdersi nella folla per informarla del divino, come s’inzuppa un frusto di pane nel vino”, “segnare sulla folla ricami di luce” e “dividere col prossimo l’onta, la fame, le percosse, le brevi gioie”, “perché l’attrattiva del nostro, come di tutti i tempi, è ciò che di più umano e di più divino si possa pensare, Gesù e Maria: il Verbo di Dio, figlio di un falegname; la Sede della Sapienza, madre di casa”.

«Parole che possono essere d’ispirazione a noi tutti – conclude la presidente – per vivere ovunque la vocazione pienamente umana e pienamente spirituale di questa amata città di Roma, ed accendervi piccoli fuochi di luce, di speranza, per il bene di tutti».

La targa viene scoperta, si procede alla benedizione di rito e poi si riparte, chi in metro, appunto, chi con altri mezzi per tornare a costruire nel quotidiano la fraternità.

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