La città si interroga sul mistero Musy

Perché l’aggressione all’esponente Udc? E’ un fatto di violenza politica o un segnale per investire in formazione alla legalità e alla vita della comunità come deterrenti? Dal nostro corrispondente
Alberto Musy

Aggressione nel cuore della città aveva scritto La Stampa all’indomani dell’agguato che a Torino ha colpito mercoledì mattina Alberto Musy. Esponente dell’UdC ed ex candidato sindaco del Terzo Polo, capogruppo in Consiglio comunale, è rimasto gravemente ferito da diversi colpi di arma da fuoco nel cortile di casa da un uomo con il viso coperto da un casco integrale.
 
Torino, ma non solo, rivive così brutti ricordi e rivede scene vissute molte volte. Ce n’è abbastanza per avere paura: la vittima è un politico in vista, un docente universitario, un avvocato che si occupa anche di cause di lavoro, seppur tecnicamente non sia un giuslavorista.
Con il passare delle ore e dei giorni, però, gli inquirenti e gli investigatori, pur non tralasciando alcuna pista, non privilegiano la matrice politica. È lo stesso procuratore capo del tribunale di Torino, Giancarlo Caselli ad affermarlo, ma – ha aggiunto – «il fatto che tutti siano stati portati a vedere in questo gravissimo episodio un fatto di violenza politica è un segnale delle preoccupazioni».

Bene ha fatto mons. Nosiglia, arcivescovo di Torino, nella sua dichiarazione, subito dopo l’agguato, a evidenziare che «oltre alla doverosa condanna deve seguire un impegno responsabile di vigilanza e di prevenzione da parte di ogni cittadino e di tutte le istituzioni e realtà culturali, sociali e religiose, per isolare e combattere la violenza verbale e fisica da qualsiasi parte provenga». E ha concluso evidenziando che «la fede cristiana e la cultura civica di questa Città, se sostenute e promosse da un'azione comune di educazione e di solidale rispetto della legalità, in ogni ambito del proprio vissuto, possono rappresentare un deterrente decisivo per sviluppare una convivenza democratica, pacifica e giusta per il bene di tutti».
 
Nel mondo politico e istituzionale unanimi sono stati «angoscia e sgomento per un atto di violenza efferata e inaudita», espressi subito dal sindaco Fassino, che ha assicurato come «tutta la città è vicina con affetto alla famiglia di Alberto, in questo momento di attesa». Con un sentito coinvolgimento anche personale il sindaco si è voluto recare in ospedale appena appresa la notizia del ferimento. Analogamente sono giunti diversi consiglieri comunali ed esponenti politici, compreso il segretario nazionale dell’Udc Casini.
 
«In tutti gli schieramenti politici, come tra la gente in città, – afferma l’onorevole Calgaro, – la reazione prevalente è stata prima di stupore e poi di grande vicinanza, perché nessuno immaginava che l’avvocato Musy, persona mite e anche dialogante in politica, potesse avere o farsi nemici». Tutti a spendere parole di elogio per il suo senso pratico e per la sua opposizione condotta in modo sereno a Palazzo Civico.

Forse l’obiettivo era un altro, si è arrivati a ipotizzare. In realtà è l’attività professionale che viene maggiormente passata sotto la lente di ingrandimento. Avvocato d’affari, esperto soprattutto in materia di corporate governante, passaggio generazionale e accordi di trust, si è occupato di diritto fallimentare e di qualche causa di lavoro. Agenti della Squadra mobile e della Digos di Torino sono stati nello studio legale Musy Bianco e Associati, uno dei più noti a Torino, continuazione dello studio fondato nel 1961 dal padre della vittima. La polizia che sta indagando sull'agguato, ha parlato con i colleghi del politico e raccolto informazioni sul suo lavoro. Nessuno però vuole rilasciare dichiarazioni: «Non sappiamo nulla – dicono – e non vogliamo dire nulla».

Non si è prodighi di parole anche all’ospedale Molinette, dove è ricoverato il ferito. Opportunamente vigono riservatezza e professionalità. Per avere le notizie più importanti, quelle relative alla salute del paziente, uomo prima che avvocato e politico, non restano che le comunicazioni ufficiali: «Le condizioni permangono stabili perdurando la loro gravità. Viene mantenuto in coma farmacologico. La prognosi rimane riservata». Rimane quindi in pericolo di vita.

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