In diretta da Istanbul e piazza Taksim

Cosa sta accadendo in questi giorni in Turchia? Proviamo a raccontarlo con le parole delle nostre fonti locali. Ecco alcune considerazione sulle tensioni e sulle contraddizoni vissute nel Paese nelle ultime ore
Piazza Taksim

Cosa sta accadendo in Turchia? Come vivono gli abitanti? Abbiamo provato a chiederlo alle nostre fonti locali. Ecco quello che ci hanno risposto.

«Abbiamo visto alcuni filmati video di agenzie di stampa europee che ci hanno preoccupato. Ieri, infatti, mostravano ancora gli scontri del primo giorno. Aggiungevano notizie sulla situazione critica a Taksim con interpretazioni, a nostro parere, tendenziose. Sono arrivate anche telefonate dall’estero per via delle preoccupazioni che notizie e immagini hanno provocato.

«Ieri sera con alcuni amici siamo andati a fare un giro a Taksim, attraversando la piazza diametralmente. La scena era quella di migliaia di giovani che si esprimono coralmente, che si aiutano, con venditori e distributori gratuiti di mascherine. C’erano anche le bancarelle delle angurie, quelle del kebab, il cui fumo ci aveva fatto pensare ai fumogeni, ma avvicinandoci ci siamo resi conto che era ben altro. Comunque, un po' di lacrime le abbiamo versate lo stesso perché il gas saliva sulla collina di Taksim dal quartiere di Besiktas, dove la manifestazione era più accesa. Alcune ragazze ci hanno aiutato spalmandoci del liquido sugli occhi. Scene simili sono frequentissime. Ad un certo punto sono scoppiati i fuochi d'artificio e un boato gioioso dalla piazza affollatissima. Insomma c'era un'aria di festa».

È necessario stare attenti a luoghi comuni pericolosi da parte dell’Occidente. A questo proposito, il nostro interlocutore sottolinea:

«In Europa i media affermano che uno dei motivi della manifestazione è anche l'imposizione del velo per le donne. Non mi pare attendibile. La situazione è molto diversa. Ogni donna è libera di portarlo o meno, mentre prima era imposto di non portarlo in luoghi pubblici».

Senza dubbio i problemi ci sono e si riconoscono. Continuano i nostri inviati: «Comunque la cementificazione selvaggia a Istanbul è sotto gli occhi di tutti. Che si facciano affari strepitosi con i beni pubblici è ugualmente evidente. Ed è altrettanto vero che, forse, il primo ministro Erdogan ha iniziato a correre troppo in una certa direzione, senza mettersi in discussione. Devo dire, tuttavia, che in tutti i miei anni di Turchia non ho mai vissuto in un clima di democrazia come in questi ultimi tempi. Le manifestazioni sono un segnale forte per Erdogan. Speriamo che riesca a coglierlo e a ritoccare il suo programma e il suo operato».

L’analisi che ci viene proposta è realista. «Non intendiamo comunque sminuire quello che sta succedendo. La situazione può prendere qualsiasi piega. Ovviamente, la soluzione è sempre nel dialogo tra le parti. Il fenomeno turco (dalla Repubblica ai giorni nostri) è veramente tale ed è difficile coglierne gli sviluppi futuri. La Turchia, in un certo senso, deve ancora trovare una propria identità. Con l'avvento della Repubblica si è dato un colpo di spugna a secoli di storia e di cultura. Erdogan sta cercando di recuperare tale passato alla luce di un'interpretazione moderna, ma non può pretendere di dare un colpo di spugna a quasi un secolo di laicismo repubblicano. La sfida, secondo il mio modesto parere, sta proprio nel dialogo e nella capacità di sintesi fra questi due poli (il pericolo è l'estremismo dell'uno come dell'altro). Se la Turchia saprà fare questo, stupirà l'Occidente e stupirà il mondo arabo».

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