Il problema di Dio

La settimana filosofica di Roma si è incentrata sulla dialettica tra fede, agnosticismo e presenza del trascendente anche in ambiti che lo avevano escluso in passato
Giovane che riflette

Alla fine di novembre Roma ha ospitato la Settimana della Filosofia, un appuntamento ormai abituale per l’ambito accademico capitolino che raccoglie studiosi in vari convegni, organizzati dall’ufficio della Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma in collaborazione con diversi enti, fra i quali spiccano il Ministero dell’Istruzione e della Ricerca, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, oltre che gli atenei romani e le università pontificie.

 

Si tratta di appuntamento diversificati, che si svolgono in diversi atenei e sedi istituzionali della capitale dando vita a preziose sinergie all’interno della vita accademica e della ricerca intellettuale. È l’occasione, senza dubbio, per una riflessione a più voci e per confronti su questioni di pensiero che desiderano leggere, attraverso le righe della quotidianità, quanto accade nell’uomo e nella donna del nostro tempo, ma anche nei diversi gruppi ed istituzioni. Si tratta, soprattutto, di interrogarsi su accadimenti e sui segni dei tempi che essi portano con sé. È, quindi, un osservatorio privilegiato per una chiave di comprensione del mondo d’oggi e del vissuto italiano.

 

Il tema di quest’anno era, per molti versi, stimolante e inquietante allo stesso tempo. La questione di Dio oggi recitavano i depliant distribuiti per pubblicizzare la ventina di eventi, che hanno avuto luogo fra l’8 ed il 29 novembre con una concentrazione massima nella settimana fra il 21 ed il 28. Il tema, contrariamente a quanto potrebbe apparire, è tutt’altro che scontato, anche per una scienza come la filosofia che parrebbe dover aver a che fare con Dio proprio per il suo vero essere di amore alla sapienza.

 

Si tratta, infatti, come è stato sottolineato a più voci ed in diverse sedi, di un fenomeno nuovo o, se si vuole, rinnovato. La questione di Dio, oggetto senza dubbio privilegiato della riflessione filosofica, solo recentemente è tornato ad essere tale, immagine di un ritorno della questione religiosa e, ad essere precisi, proprio del ruolo di Dio in molti ambiti dai quali la cultura e la riflessione occidentale Lo avevano progressivamente escluso. Ovviamente, ci si rende conto che non è un ritorno solamente, ma un rientrare ed un porre il problema di Dio in modo articolato dove è necessario dar voce a chi crede secondo altre tradizioni religiose e, quindi, percepisce Dio diversamente da come la tradizione ebraico-cristiana lo ha conosciuto. Non si può ignorare, e non lo si è fatto, la questione dell’ateismo e dell’agnosticismo, che, fino a qualche tempo fa, sembravano aver accantonato e superato la problematica di un Dio, e che la ripropongono oggi con una dialettica importante anche per il credente.

 

Infine, ambiti come scienze, politica ed economia, che parevano da tempo aver escluso il ruolo di Dio dalla loro vita per relegarlo al privato, si stanno progressivamente accorgendo che Dio pone una questione di fondo ai comportanti e alle scoperte dell’uomo.

 

La settimana di riflessione sembra aver confermato quanto un testo di notevole successo nel mondo anglosassone, uscito nel 2009 per merito di J.Micklethwait e di Adrian Wooldridge, ha affermato con un titolo provocatorio: God is back!

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